“Favolacce” dei fratelli D’Innocenzo

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di : Damiano D’Innocenzo · Fabio D’Innocenzo. con  Elio Germano, Barbara Chichiarelli

Un racconto  nero e senza edulcorazioni.

Questo è Favolacce, film dell’anno sicuramente insieme a Volevo solo nascondermi, ancora con Elio Germano protagonista.

La pellicola analizza i rapporti umani all’interno di una comunità di famiglie, dove tutto sembra procedere normalmente mentre invece ogni cosa potrebbe esplodere da un momento all’altro.

la Storia

Una calda estate in un quartiere periferico di Roma. Nelle villette a schiera vivono alcune famiglie in cui il senso di disagio  è comune e silente, anche quando si tenta di mascherarlo. I genitori sono frustrati dall’idea di vivere lì e non altrove, di avere (o non avere) un lavoro insoddisfacente, di non avere raggiunto lo status sociale che pensavano di meritare. I figli vivono in questo clima e ne assorbono la negatività cercando di difendersene come possono e magari anche di reagire.

Ancora una Terra dell’abbastanza

Già con La terra dell’abbastanza i fratelli D’Innocenzo avevano mostrato la disperazione sociale della periferia. Una disperazione non eclatante, ma fatta di frustrazione materiale.

L’ansia del possesso, dello status, dei beni da regalare (I phone, tablet, sneakers costose), oggetti simulacri di un benessere fittizio. La criminalità era la via più breve per giungere a quello status, sentirsi un fratello maggiore speciale e un figlio apprezzato. Ogni altra cosa sacrificata: amore, amicizia, lealtà.

Qui è di nuovo la famiglia sotto l’occhio del ciclone. Ma in modo diverso.

Favolacce è una favola nera in cui  deformi figure parentali recitano il vuoto , esseri  che dovrebbero insegnare a vivere ai propri figli mentre invece hanno perduto qualsiasi capacità di ottimismo e propensione al  futuro.

La loro vita è passiva (le mogli),  fatta di urla  e parole forti mentre i maschi, tutti senza una forte personalità, sono solo spinti da rabbia, frustrazione e velleità non espresse.

Sono i bambini i veri osservatori. Come il piccolo Pricò, questi ragazzini sono costretti ad assistere al disfacimento di ogni baluardo familiare. Non ci sono punti di riferimento saldi, nessuno di importante e stabile a cui far riferimento, nulla a cui appoggiarsi davvero.

Hanno tutti 10 nella pagella scolastica ma sono costretti da ciò che li circonda a comportarsi  ‘da grandi “cercando di trovare una via d’uscita da quella quotidianità mancante.

Definito  dai più Favola nera, Favolacce lo è davvero una Favola, intrisa di finzione e realtà che si fondono, di pessimismo sociale, di riflessioni che spaventano perchè attuali, vere, assordanti.

La famiglia esiste ancora in alcuni contesti urbani? Dietro l’apparente e amaro sorriso dell’accontentarsi c’è un disagio profondo che cela un abisso? I bambini che vivono situazioni di profonda disarmonia e che cercano di sopravvivere nella bufera quanti e quali ripercussioni avranno? La rabbia è generatrice di male?

Quello dipinto dai fratelli D’innocenzo è uno straordinario, spietato e crudele spettacolo, una pantomima dell’ipocrisia umna, che nasconde sotto il tappeto la polvere stantia.

Un quadro apparentemente  rassicurante che  copre una realtà complessa e sul punto di scoppiare: i figli, diligenti ma crudeli,  infelici e soli, sono  causa  di tensioni personali continue che potrebbero esplodere da un momento all’altro, mettendo in evidenza le contraddizioni su cui è costruito il tessuto sociale ipocrita su cui i loro genitori hanno fabbricato una flebile  vita solo ideale.

Il film ha ottenuto 9 candidature e vinto 5 Nastri d’Argento ed  è stato premiato al Festival di Berlino.

Sandra Orlando

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