Vincent Van Gogh (parte quinta)

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VINCENT VAN GOGH (parte quinta)
“Il ponte Langlois ad Arles” 1888
Ubicazione: Museo Kröller-Müller, Otterlo
Dimensioni: 59×74 cm
Tecnica: olio su tela

Grazie ai molteplici stimoli presenti, la tecnica pittorica di Van Gogh matura e si trasforma durante questo periodo di Arles, trovando sempre dei nuovi spunti per testare approcci mai creati in precedenza sulla tela.

Il ponte di Langlois, inquadrato in diverse prospettive, è un soggetto molto amato da Vincent che lo dipinge magistralmente in varie versioni e sempre nel periodo trascorso nel sud-est della Francia.

Fu per Van Gogh, come dicevo nelle puntate precedenti, un periodo tra i più fecondi e la sua tavolozza divenne talmente luminosa da abbagliare.

Il ponte traversava un canale d’irrigazione nella periferia di Arles mettendolo in comunicazione con la cittadina di Port- de – Bouc.

Van Gogh, era sostenuto da Theo che gli inviava regolarmente tele e colori e duecentocinquanta franchi al mese, cercando in ogni modo di far accettare i dipinti di Arles al Salon des Indèpendants di Parigi.

Il pittore olandese realizzò diversi disegni e dipinti di questo luogo

Questa che vi descrivo è una delle versioni più famose e riuscite.

“IL PONTE DI LANGLOIS”

In quei mesi Vincent e’ affascinato, non solo dai campi e dai frutteti, ma anche dai ponti levatoi, in particolare quello di Langlois, così chiamato dal nome di un anziano guardiano del posto che ne assicurava il funzionamento.

I colori e il ponte, che traversa il canale proprio al centro dell’immagine, sono i veri protagonisti del quadro.

La costruzione è formata da due massicci bastioni costruiti sulle rive opposte.

La struttura portante del ponte e’ molto sottile e danno un tocco esotico alla composizione che contrasta decisamente con il possente muro in primo piano.

Sulla riva a destra, il terreno è coperto di erba e in lontananza si alzano alcuni esili pioppi.

Sulla sponda sinistra, invece, l’erba è alta e secca ma la vegetazione è meno uniforme mediante l’accostamento di nette pennellate arancioni e verdi.

La giornata è tersa, serena, e il sole illumina tutto il paesaggio.

L’equilibrio cromatico è assicurato dal colore cristallino e uniforme del cielo che si riflette nelle acque appena increspate del fiume.

Nella riva sinistra alcune donne sono intente a lavare i panni nell’acqua segnata da leggere increspature, che si illuminano nelle mani delle lavandaie rannicchiate nel fiume.

In primo piano, dietro le canne palustri, una barca in disuso, tirata sulla riva e parzialmente affondata, è semisommersa dall’acqua che ha invaso il suo interno.

Il segno leggero del ponte mobile, sulla cui mezzeria procede un carro in transito, da un taglio orientale e tecnologico alla composizione.

Probabilmente l’ intenso blu del cielo e il giallo sfolgorante del sole ricordavano a Vincent le ambientazioni pastorali di un’altro grande pittore: Millet.

Il ricostruito ponte Langlois è ora denominato Pont Van Gogh.

Nella foto, in bianco e nero, come era in origine.

CONCLUDENDO:

Il luogo gli è particolarmente caro perché, come ormai tutti sanno, gli ricorda la sua infanzia in Olanda, sia perché gli appare identico a quello dell’artista giapponese Hiroshdige che l’aveva dipinto nelle sue celebri stampe.

“Il paese mi sembra bello e mi ricorda il Giappone per la limpidezza dell’atmosfera e gli effetti di vivacità del colore. Le acque formano delle macchie di un bel verde smeraldo e di un blu carico nei paesaggi, così come li vediamo nei tessuti”.
(Vincent al pittore Emile Bernard)

Bruno Vergani

Leggi qui la quarta parte:

Vincent Van Gogh (parte quarta)

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