Elena e il Marchese

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Nell’Ottocento, tra le rigide convenzioni sociali e le disparità di classe, sbocciavano amori proibiti e struggenti. Elena, una giovane e umile cameriera, lavorava presso la sontuosa dimora del Marchese di Montefiori.

Il Marchese, un uomo di nobiltà decadente, era noto per la sua bellezza e il suo fascino irresistibile.

Un giorno, mentre Elena serviva il tè nella sala da pranzo, i loro sguardi si incrociarono. L’aria si fece densa di tensione, e il cuore di Elena iniziò a battere più forte.

Il Marchese, affascinato dalla sua semplicità e grazia, si avvicinò e le sussurrò parole dolci all’orecchio. Elena arrossì e abbassò lo sguardo, ma il sentimento era già nato.

I due iniziarono a incontrarsi di nascosto.

Si scambiavano lettere appassionate e si ritrovavano nei giardini fioriti della tenuta. Elena si sentiva come una protagonista di un romanzo, ma sapeva che il loro amore era impossibile.

Le differenze di classe li separavano come un abisso: lui, il signorotto, e lei, la modesta cameriera.

Nonostante tutto, il Marchese lottava contro le convenzioni.

Portava a Elena fiori e gioielli rubati dal suo stesso scrigno. Le prometteva un futuro insieme, lontano da occhi indiscreti.

Ma il destino era crudele.

La madre del Marchese, una donna fredda e ambiziosa, scoprì la loro relazione e minacciò di licenziare Elena.
Il Marchese dovette fare una scelta: il suo titolo nobiliare e la ricchezza o l’amore sincero di Elena.

Nel buio della notte, si presentò alla porta della sua cameriera.

Le prese la mano e la condusse verso la carrozza che li avrebbe portati lontano dal palazzo. Elena sapeva che stavano sfidando tutto per stare insieme.
Fuggirono verso il Sud, attraversando campi e boschi. Si sposarono in segreto in una piccola chiesa di campagna. Ma la felicità fu breve.

La madre del Marchese li inseguì e li trovò. Li raggiunse poco prima che potessero salpare per l’America.

Elena fu costretta a tornare indietro, mentre il Marchese partì solo, con il cuore spezzato.
Il Marchese, lontano da lei, cercò conforto nei ricordi e nelle lettere che si scrivevano.

Dopo che il Marchese Alessandro di Montefiori partì per l’America, Elena visse una vita di solitudine e rimpianto. La sua anima era come un fiore senza sole, appassito e triste.

Rimase nella dimora di Montefiori, circondata dai ricordi dei loro momenti segreti e delle promesse d’amore.

Elena continuò a lavorare come cameriera, ma il suo cuore era altrove.

Ogni giorno guardava dalla finestra, sperando che il Marchese tornasse da lei. Si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta, se avesse dovuto seguirlo.

Nelle notti insonni, Elena leggeva le lettere che il Marchese le aveva scritto. Le parole d’amore erano come balsamo per la sua anima ferita. Si immaginava al suo fianco, sotto cieli lontani, liberi da convenzioni e pregiudizi sociali.

Ma la realtà era diversa, e il mondo continuava a girare senza di lui, senza il suo ritorno.
Con il passare degli anni Elena invecchiò. I suoi capelli ingrigirono, il viso divenne pieno di rughe, ma il ricordo del Marchese rimase intatto.

Quando la notizia della sua morte raggiunse l’ antica dimora, Elena si inginocchiò davanti a una vecchia cassapanca. Estrasse le lettere, sfogliandole tutte con lacrime negli occhi.

Il Marchese aveva lasciato tutto ciò che possedeva a Elena: la dimora, i campi, il suo cuore. Ma era troppo tardi.

Il loro amore era rimasto sospeso nel tempo, era un sogno infranto troppo presto.

Elena visse il resto dei suoi giorni nella solitudine, custodendo il segreto del loro amore impossibile.

Forse, nei momenti più silenziosi, Elena sentiva ancora la sua voce sussurrare parole dolci all’orecchio.

Forse, nel crepuscolo, vedeva il Marchese camminare tra gli alberi, come un fantasma d’amore.

Ma il destino aveva scritto la loro storia, e il suo finale era amaro come il tè servito nella sala da pranzo di Montefiori.

Angela Amendola

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