Ci sarà qualcuno che potrà serenamente affermare di non aver mai avuto un piccolo o un grande segreto indicibile, inconfessabile, il “classico scheletro nell’armadio”?
Lo so che si tratta di un interrogativo retorico!
Tra le altre cose non è detto che l’armadio possa essere occupato da un solo visitatore inopportuno.
Infatti, i nostri armadi sono ben forniti di scheletri di tutte le taglie e per tutti i gusti.
Sì, perché non tutti gli scheletri sono uguali.
Alcuni sono leggeri come piume, altri sono pesanti, tanto che rimuoverli dall’oscuro esilio in cui sono confinati, risulta difficile, se non impossibile. Quando ero piccola, mi capitava di andare nella camera da letto dei miei nonni paterni e di avvicinarmi al loro armadio che aveva un grande specchio esterno, mentre l’interno era piccolo.
C’era una sola anta con pochi cassetti.
Il quesito che ogni tanto faceva capolino tra i miei pensieri era sempre lo stesso :
<< Ci sarà uno scheletro nell’ armadio >>?
L’impresa si presentava relativamente semplice poichè l’armadio era piccolo, ma io dovevo fare i conti con la mia indole dotata di scarsa intraprendenza e coraggio.
Però, pur essendo una fifona, la tentazione di curiosare mi faceva vincere la paura e mi portava a compiere veri e propri raid mattutini.
Per cui, con un gesto impetuoso, mi avventavo a rovistare tra i capi d’abbigliamento, anche se il tutto si risolveva nel giro di pochi minuti.
Non trovavo mai nulla.
Che delusione!
Ma, periodicamente, ci riprovavo, pur senza grandi risultati.
Ma qual è l’origine dell’ espressione “scheletro nell’armadio“?
Secondo la ricostruzione di Bernard Delmay tutto risale ad un episodio che si verificò durante la rivoluzione francese che ebbe come protagonista Gabriel-Honoré de Riqueti, Conte di Mirabeau.
Quando questi morì, nel suo armadio blindato furono scoperti dei documenti da cui risultava che esistevano rapporti tra il Conte e il Re per ostacolare la riuscita della imminente rivoluzione.
Naturalmente a seguito di ciò scoppiò uno scandalo e addirittura fu affidata alla satira la figura del Conte che, in una vignetta, assumeva le macabre sembianze di uno scheletro sistemato in un armadio per tenere celati i documenti compromettenti.
Sembra però che esista un’altra ipotesi sull’origine di tale frase che ci porta nel mondo anglosassone.
In Inghilterra, fino al 1862, potevano essere fatti studi solo sulle salme dei criminali giustiziati ed essendoci penuria di corpi da sottoporre ad esame autoptico, i cadaveri venivano celati in un armadio poiché non potevano essere distrutti.
Le verità possono essere scomode e pesanti al punto da decidere di tenerle custodite al buio, al riparo da occhi indiscreti.
Ma non è nella loro natura condurre un’esistenza così riservata per tempi molto lunghi, perché la vita ci insegna che, prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine.
Piera Messinese
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[…] Uno scheletro nell’armadio […]
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