Cosa dovremmo aver imparato dal Coronavirus… di F. Viscelli

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Credo che la prima cosa che dovremmo aver imparato è che siamo tutti uguali.
Questa malattia non fa distinzioni di pelle, di religione, di cultura, di ceto sociale, etc.
Un concetto così lampante spero possa illuminare anche le menti più chiuse e ottuse.
Essa ci ricorda poi, in quanto pandemia, che non ha bisogno di nessun passaporto per superare i fittizi confini stabiliti dagli uomini e che quindi c’è una forte interdipendenza tra tutti noi.
Ci ha fatto riscoprire il valore reale delle cose, distinguere il necessario dal superfluo, oltre al bisogno di prenderci cura della nostra salute, che rimane il bene più prezioso.
Abbiamo riaperto il nostro cuore a quel senso di solidarietà che in molti casi era stato mortificato dall’egoismo e che ci ha portato a considerare l’importanza di aiutarci vicendevolmente.
In particolare ha risvegliato in noi un sentimento misto di rispetto e compassione verso anziani e malati.
Ci ha costretto a trascorrere molto più tempo in casa e quindi a ricostruire quei rapporti all’ interno del nucleo familiare che l’attuale “modus vivendi” ha reso piuttosto labili.
Ci ha messo di fronte a tutta la nostra fragilità, ha sgonfiato il nostro tronfio ego, risvegliato le nostre paure, ricordato che non ci si salva da soli e che sono le difficoltà che misurano il nostro reale valore.
In un mondo che va sempre più veloce, siamo stati obbligati ad attendere, a portare pazienza, a dominare la paura senza farsi prendere dal panico, a sperare, a credere in un nuovo inizio dopo aver riflettuto sui nostri errori.
Avremo veramente imparato la lezione?
Purtroppo, il mio pessimismo fondato sull’esperienza mi suggerisce che questa lezione non resterà a lungo nella memoria dei più di noi.

Francesco Viscelli

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