di Charlie Kaufmann
con Jessie Bukley, Jesse Piemons, Toni Collette, David Twhelis
La razza umana è stupida e scalognata. Non potrebbe essere altrimenti, visto che è l’unica a essere consapevole della propria mortalità e l’unica che, pur di non affrontare quel pensiero così angosciante e ineluttabile, ha preferito inventarsi la speranza, illudendosi che tutto, prima o poi, volgerà per il meglio.
Una strana creatura questo film di Charlie Kauffman (dal romanzo omonimo di Iain Reid) regista del sorprendente Synedoche nonchè sceneggiatore del cult Se mi lasci ti cancello con Kate Winslet e Jim Carrey.
Inizia tutto in un giorno di neve. E sappiamo bene che la neve non è solo neve in un Film. Ê tutto e niente. Ê cambiamento repentino, è stravolgimento e soprattutto è turbamento.
TRAMA
Lucy sta partendo col suo fidanzato Jake per una cena di famiglia. Incontrerà i suoi genitori. La ragazza inizia questo suo viaggio in auto prima mossa dalle migliori intenzioni e poi di colpo assalita da mille dubbi e perplessità : “Sto pensando di finirla qui” afferma ogni tanto tra sè e sè, assorta nella convinzione di colpo immediata che si sia immersa in una storia che non ha futuro in realtà. Guarda Jake, lo osserva più volte e constata che sì, non è davvero convinta di quel rapporto e non sa perchè si reca a casa dei suoi genitori.
L’auto giunge in una fattoria innevata nella campagna aperta e quasi al tramonto. Dopo un iniziale raccapricciante “tour ” della fattoria inizia la “cena in famiglia”.
L’incontro con i due genitori di Jake ( straordianari Toni Collette e David Twelis) è alquanto strano e al limite della plausibilità. Da lì un susseguirsi di accadimenti strani, intervallati da dinamiche che potremmo definire “Atemporali”, con dissertazioni nel passato, nel futuro prossimo e poi di nuovo nel presente dei due personaggi che restano sempre sul confine tra realtà e finzione.
Viaggio onirico o reale?
Kaufmnan ci ha insegnato già nelle sue precedenti “opere cinematografiche”come sia labile il confine tra finzione e reale. In Essere John Malkovich il doppio aveva mille maschere e in Se mi lasci ti cancello il tempo e i ricordi si nascondevano tra le pieghe della mente per non essere trovati. Kaufman sà giocare con il tema del “possibile” lo mimetizza in foto di altri appese ai muri, in vestiti diversi indossati dai protagonisti nella stessa scena, in età diverse che hanno i personaggi dopo solo qualche ora.
La surreale scena della cena in famiglia racchiude tutta la asequenzialità del film. Non c’è nulla di lineare, non c’è niente di certo e definito per Lucy, neppure più il suo stesso nome che cambia ogni volta che squilla il suo telefono.
Cosa si cela in realtà nella casa?
Qualcosa di oscuro o semplicemente la malinconica rassegnazione di un fallimento?
In realtà il film non lo svela per molto tempo e non spetta a noi dirlo senza rovinarne la visione. Ma non si può non approcciarsi alla pellicola senza pensare di guardarla liberandosi da precostituiti giudizi.
Niente è ciò che appare e lo è allo stesso tempo, con un rimando continuo a citazioni letterarie, psicologiche o scientifiche che rendono la sceneggiatura stimolante e mai banale.
Il film mostra evidenti eredità sia di altre pellicole di Kauffman stesso sia di altri cult come Shining con richiami forti anche alla cinematografia di David Lynch.
La scena finale del maiale che precede il bidello ha un che di tetro e surreale e, insieme allo stacchetto pubblicitario del gelato, rappresenta il trionfo della visione mentale che prende il sopravvento sulla realtà.
Peccato per l’ultima parte musicale che, tra il balletto di coppia e il musical cantato da Jake, spezza la tensione emotiva creata prima dalla parte girata alla gelida gelateria notturna dell’ Oreo e poi nella scena della sosta all’inquietante liceo.
Molto probabilmente un’inversione repentina di Kaufman dalla piega quasi horror che aveva assunto la storia.
C’è stato un tempo nel quale (…)/ la Terra e ogni comune visione / a me parevan / rivestite di luce celeste (…) / Ma quel che vidi, ora non lo scorgo più» recita l’Ode Immortale di Wordsworth citata in auto all’inizio.
Viaggio tra la speranza, le aspirazioni, il fatalismo, il sogno e la delusione di aspettative troppo alte, Sto pensando di finirla qui è sicuramente tra le produzioni cinematografiche più interessanti degli ultimi anni.
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