“Se mi lasci, ti cancello”

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DI Michel Gondry con Jim Carrey, Kate Winslet, Mark Ruffalo, Krinsten Dunst (2004)

Sopportare una separazione è davvero difficile. Ma se proprio diventa troppo insopportabile da gestire possiamo sempre cancellare dalla nostra mente il ricordo di quella persona e tutto ciò che si è vissuto insieme.

E’ quanto racconta “Eternal sunshine of a spotless mind” , titolo originale di “Se mi lasci ti cancello”, opera psicoanalitica del talentuoso Michel Gondry.

I Protagonisti , due stupefacenti Jim Carrey e Kate Winslet (candidata all’Oscar per questo ruolo), “vestono” perfettamente gli abiti così diversi tra loro di Joel e Clementine, che si incontrano, si innamorano e infine si “cancellano”.

Il film è una serie di flashback alternati alla realtà di un presente frastornato e opprimente, in cui Joel, distrutto dalla fine della storia con Clementine, decide di ricorrere all’aiuto di un’agenzia specializzata nell’eliminare alcuni ricordi passati e presenti, con l’ausilio di macchinari speciali utilizzati da due tecnici alquanto caotici. Ma qualcosa andrà nel verso sbagliato… Il film è un puzzle, un rompicapo metaforico sul tempo perduto, sulla capacità di ricreare il ricordo, e soprattutto una crudele e spietata analisi “psichedelica” sulle diverse fasi di un rapporto sentimentale: dall’innamoramento impetuoso al quotidiano e maturo amore dei giorni successivi, dalla normale e rassicurante consuetudine al disincanto e ai problemi di un’incompatibilità difficile da colmare.

Nel mare di neve ( memorabile la scena della spiaggia colma di neve mentre il vento soffia gelido sul mare), la coppia cerca riparo per il proprio amore in una calda coperta che sembra volerlo proteggere da un gelo che incombe minaccioso a cancellarne anche il ricordo. Joel vuole non ricordare più, ma in realtà non lo vuole sul serio, e il suo inconscio lotta disperatamente per preservare il ricordo di quel magnifico amore, le risate nei boschi o in pulman, le chiacchierate seduti vicini sul divano, i momenti di tenerezza.

Lo spettatore viene coinvolto, artefice lui stesso di un’operazione “nostalgica” potente. Anche a noi che guardiamo il film sembra mancare quell’amore, soffriamo con Joel della fine di quell’idillio e sentiamo talmente forte la sua sofferenza da provare quasi sulla propria pelle una sensazione di strano disagio.

La carica emotiva del film è tale da restarne turbati anche dopo la fine della sua visione.

Clementine è eccentrica, colorata , vivace, vitale ed energica. Joel è ombroso, riservato, timido e inibito da ogni punto di vista. Eppure si amano, eppure si appartengono, eppure hanno bisogno di essere “resettati” mentalmente per dimenticarsi a vicenda e tornare all’eterno splendore di una “mente ripulita dal ricordo”.

In una chiara metafora di una infelice seppur grande storia d’amore , i due si troveranno infine al punto di partenza; ogni tentativo di liberarsi del ricordo fallisce e il ricordo stesso si insinua tra altri ricordi a cui non appartiene veramente.

Clementine giunge ad intrufolarsi anche in momenti della sua infanzia e dell’adolescenza, perché Joel vuole proteggere in ogni modo il suo ricordo nascondendolo in altri.

Ripulire la mente è dunque impossibile  e una volta terminato il processo di idealizzazione Joel e Clementine possono giungere ad una nuova e più matura consapevolezza del loro sentimento.
Riassumere questo piccolo grande e meraviglioso film non è semplice in realtà, non si finirebbe mai di analizzare le sue dinamiche e la ricchezza di sfaccettature psicologiche, ma quel che è certo è che è un film che emoziona, turba, fa sorridere e commuove con la stessa potenza e ti lascia dentro una “sensazione “ quasi tattile di quella che è una delle “ tragedie” più grandi che possa mai capitare ad un essere umano: la fine di un grande amore.

Sandra Orlando

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