Mary Cassatt (parte terza)

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Clicca sul link qui di seguito per leggere la parte precedente:

Mary Cassatt (parte seconda)

MARY CASSAT (parte terza)

“Bambine che giocano sulla spiaggia”

Olio su tela 65 x 50 cm

Washington, National Gallery of Art

Il dipinto fu realizzato nel 1884, ed esposto con grande successo di critica due anni dopo alla mostra “impressionista” nel Salon di Parigi.

Bambine che giocano sulla spiaggia”, sia per la perizia tecnica che per l’atmosfera idilliaca, è uno dei tanti capolavori di Mary Cassat.

Questo grazie anche alle lezioni apprese dal suo maestro e amante Edgar Degas, che le consigliava di non eseguire mai ritratti convenzionali, in pose costruite e innaturali.

Secondo il grande “impressionista” francese infatti i personaggi dovevano essere sorpresi nel loro ambiente, quasi spiati in un atteggiamento il più possibile spontaneo e informale.

Solo così l’artista poteva davvero entrare in sintonia con il loro carattere e dare voce ai sentimenti più autentici e profondi della loro personalità.

Mary Cassatt era in vacanza in Spagna con la madre quando venne ispirata da questa tenera scena.

È un ritratto gioioso della loro prima infanzia e la pittrice americana dedica a queste due creature, alle prese con pale e secchielli, tutta la sua bravura.

Notando che le bambine erano così concentrate nel loro gioco da non vedere nulla di tutto ciò che le circondava, inizio’ con un carboncino a schizzare il quadro, completandolo poi al suo ritorno in studio a Parigi.

Nonostante la sua lunga carriera è probabilmente l’unica scena dipinta sulla spiaggia dall’artista.

“BAMBINE CHE GIOCANO SULLA SABBIA”

Mary Cassatt propone un tema a lei molto caro, vero e spontaneo: una scena infantile.

Si può notare, oltre alla fedeltà del ritratto, la tenerezza spontanea ed empatica delle due bambine.

Concentrate sulla loro azione, una a fianco all’altra, riempiono i secchielli con la sabbia.

L’impegno che le bambine profondono nel loro gioco è evidente dalle gote arrossate, in special modo quella più vicina a noi.

Simpatiche anche le guance paffute e il modo goffo con cui afferrano secchiello e paletta.

Da come sono vestite, quasi allo stesso modo, probabilmente sono due sorelle.

La spiaggia è deserta, le uniche presenze umane sono le barche sullo sfondo.

Mary Cassatt utilizza una gamma cromatica che vede nel blu il principale protagonista: lo troviamo infatti nel cielo, nel mare e nei secchielli.

I vestiti delle bambine invece hanno diverse sfumature dello stesso colore, ma ravvivate qua e là dalla luce del sole che filtra dalle nubi e che indugia anche sulla chioma della bambina in primo piano.

Il dipinto evidenzia anche l’interesse di Mary Cassatt, come dicevo nella parte precedente, per le stampe giapponesi.

Lo si evince dal formato, dalla prospettiva fortemente scorciata, dalla riduzione dei dettagli ai minimi termini (la spiaggia, per esempio, è resa con poche sfumature e un unico colore).

PER FINIRE:

Il dipinto, sul finire dell’Ottocento, era di proprietà del gallerista Paul Durand-Ruel, che poi nel 1910 lo vendette a un collezionista privato francese.

Negli anni Sessanta l’opera comparve sul mercato statunitense e nel 1965 fu comperata dalla collezionista Alisa Mellon Bruce, che nel 1970 la cedette alla National Gallery di Washington dove ancora oggi si trova.

Bruno Vergani

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