La mia spiaggia, il mio mare…

232904

Risalta, di magica atmosfera, la spiaggia di questa sera.
La mia spiaggia, il mio mare, la mia vita racchiusa tra gli amori d’una copertina che non voglio aprire, non ora, non domani, forse non più.

Seduta su un grande tronco levigato, ha questo superato i frangiflutti, osservo il tutt’attorno che dall’infinito scende e m’avvolge.

Ascolto il debole canto delle cicale, lo spumeggiante spiaggiarsi delle onde sulla battigia, ha questa una patina biancastra ch’io chiamo casa.

Le coppiette in amore tubano appartate, bimbi corrono tra le dune, sollevano polvere di terra natia, di appartenenza, di coraggioso orgoglio condiviso, mentre s’innalza, dal paese in festa, un coro di magica allegoria, dicotomia affissa sugli stendardi dell’entroterra, si amalgama il tutto come la fusione d’una perfetta scissione immemore.

Passa una nave, in lontananza, e poi un aereo e un altro ancora, navigano e volano passeggeri, chissà dove andranno, chissà se torneranno!

No, non voglio più aprire questo libro, è tempo che i custodi ne facciano testamento.

E brucino, brucino i dolori impressi, che ardano pure i lamenti del tormento, non mi puniranno gli Dei del c’era una volta, non più a loro giungerò in ginocchio…

La sabbia mi sostiene, il mare riscatta il vigore di membra assopite, e dal cordoglio che mai avrò al seguito fuggirò nel lontano, nel laddove il quando tornerà a bussare, ancora una volta.

Mi alzo, il libro lo lascio lì, adagio sul tronco, da lacrime asciutte n’è questo impregnato, ma seppur non importa si aprono dunque i bastoni della mia prossima svolta.

Antonia Flavio

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

La “psicologia del mare” che cura e guarisce

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