“La stanza del mistero” di Elisa Vespucci

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Capitolo I°

Era una nuvolosa serata di ottobre del 1974.

L’autunno era arrivato da un mese con i suoi caldi colori e l’aria frizzantina.

Alla stazione di Santa Maria Novella c’era il solito andirivieni di turisti e pendolari, tra cui un bel ragazzo di nome Giovanni che se ne stava un poco in disparte, con la sua valigia piena di ricordi ed un diploma magistrale che gli avrebbe permesso d’insegnare.

Mancava ancora una mezz’ ora all’arrivo del treno che lo avrebbe portato nella capitale.

Nel frattempo, dalla vicina Basilica (da cui la stazione aveva preso il nome), si udirono i primi rintocchi che chiamavano a raccolta i fedeli, per la Santa messa.

D’un tratto cominciò a piovere e a tuonare, mentre le forti raffiche di vento, facevano volare foglie e cappelli. Un brivido percorse le membra di Giovanni, ma non era dovuto al freddo bensì ai tristi ricordi che, con il maltempo, ritornavano puntualmente a galla.

Tra dodici giorni ricorreva l’ottavo anniversario della devastante alluvione che causò morte e distruzione.

Aveva diciassette anni, allora, e si prodigò in aiuto di chi era bloccato in casa dal fango e dalle acque dell’Arno, che era esondato.

Fortunatamente, alla sua famiglia non era capitato nulla di grave esteriormente, anche se il terrore li aveva segnati nel profondo.

Infatti, ogni qualvolta si preannunciava un temporale, quella paura si riaffacciava.

Una squillante voce femminile,che annunciava l’arrivo del suo treno per Roma, lo distolse momentaneamente, dai dolorosi pensieri.

Tra meno di quattordici ore avrebbe iniziato un’ altra vita ed un nuovo lavoro…

Capitolo II°

A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, una maestra dell’Istituto A. Gramsci ebbe un grave incidente automobilistico, che la costringeva all’immobilità per diversi mesi, di conseguenza venne convocato Giovanni per sostituirla.

Fu quindi, che con non poca emozione varcò quel portone e si accinse ad insegnare per la prima volta.I bambini si alzarono in piedi, in segno di rispetto e Giovanni si mostrò molto affabile con loro, tanto da stabilire un ottimo rapporto fin da subito.

Le ore passarono velocemente ed arrivò il momento di andare a casa.

Tramite una conoscente di sua madre, Giovanni aveva trovato una camera con bagno in affitto, in una villa dell’ottocento.

Dato che la sera prima era arrivato a Roma a mezzanotte passata, aveva deciso di riposare in una pensione a pochi passi dalla scuola, per non disturbare la proprietaria dell’immobile.

Si fermò ad un bar e consumò un tramezzino, dopo di che si avviò verso la nuova dimora.

Accidenti” disse tra sé e sé “ho dimenticato di chiamare la mamma! Chissà come sarà preoccupata,poverina“.

Fortunatamente, a pochi passi trovò una cabina telefonica, inserì il gettone ed udì la voce preoccupata di sua madre… “Ciao tesoro, ero molto in pena per te, tutto bene?“.

Tutto ok mamma, il primo giorno di scuola è andato benissimo ed ora andrò a conoscere la padrona di casa“.

Parlarono un poco fino a che non arrivò l’autobus che lo avrebbe portato alla “VILLA DELL’ANGELO”.

Credeva che fosse un’abitazione ben curata ed abitata da più persone, invece, constatò che era l’esatto contrario.Il giardino era pieno di erbacce e la facciata era completamente scrostata , sembrava inabitata da almeno un decennio.

Suonò un po’ titubante il campanello e si trovò di fronte ad una bellissima ragazza bionda…


Continua…

Elisa Vespucci

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