Kant e gli orari impossibili del Filosofo

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Immanuel Kant (1724-1804), uno dei più celebri illuministi tedeschi della storia, è conosciuto in lungo ed in largo per la teoria sul sublime o gli imperativi categorici che, personalmente, mi tornano in mente, quando rispolvero l’autore tra gli esami di maturità, senza con ciò volerlo ridurre a solo questo.

Tutti sanno che intraprenderlo significa portarselo a lezione almeno un mese, per trapiantarlo una volta per sempre nel cuore di chi ascolta per bene la sistematizzazione del suo pensiero.

Pochi lo conoscono sul lato privato che è tutta una gnoseologia di abitudini (con categorie mentali uscite quasi sicuramente dalla sua filosofia), volendo accogliere con sorriso qualche gossip storico sul suo conto.

Come scrive Thomas De Quincey  ne  “Gli ultimi giorni di Immanuel Kant”, il nostro filosofo, in età avanzata, aveva adottato una routine giornaliera fissa e quasi immutabile, in cui non solo le azioni, ma persino  le parole ed i pensieri erano pressoché inflessibili.

“Tosto”, qualcuno potrebbe dire a questo punto, mi sa e non è che sbaglierebbe, mi permetto di aggiungere!

Levataccia alle 5:55, né un minuto in più e né un minuto in meno, con sveglia data dal maggiordomo sempre con la stessa frase (“Signor professore, è l’ora”), fare colazione, uscire per andare a fare lezione, rientrare, pranzare (con un numero di commensali non inferiore a tre e non superiore a nove), andare a fare una passeggiata in religioso silenzio respirando solo con il naso, in modo tale che l’aria giungesse ai polmoni più calda, tornare a casa, accompagnarsi nello studio, mettersi vicino alla stufa, preparare la lezione del giorno successivo, e, allo scoccare delle 22, spogliarsi ed andare a dormire.

Pesante, proprio pesante!

Un day-time con serale quasi militarizzato, poffarbacco!

Si dice che gli abitanti della sua città, Konigsberg, vedendolo passare, regolassero addirittura gli orologi, quasi si sentissero in colpa omissiva di fronte a cotanta precisone svizzera, lui che non era un elvetico, e per giunta senza un Rolex al polso!

Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Immanuel_Kant

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Francesco Polopoli
Sono laureato in Lettere classiche, docente di lingua e letteratura latina e greca presso il Liceo Classico di Lamezia Terme (CZ), membro del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Divulgo saggi a tema come, a solo titolo di esempio, Echi lucreziani e gioachimiti nella Primavera di Botticelli, SGF 2017, ... Ho partecipato a convegni di italianistica, in qualità di relatore, sia in Europa (es. Budapest) che in Italia (es. Cattolica di Milano). Attualmente risiedo a Lamezia Terme e da saggista amo prendermi cura dell’antico come futuro sempre possibile di buona memoria. Il mio parere sul blog? Un vascello post-catulliano ove ritrovarsi da curiosi internauti: al timone del vascello ci stanno gli autori, passeggeri sono i tanti lettori a prova di click…

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