Il coraggio e la forza di una donna di nome Luana Ilardo

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Oggi vi racconto la storia di una donna che stimo e ammiro particolarmente: il suo nome è Luana Ilardo.

È una donna che dal 10 maggio del 1996, giorno dell’uccisione del padre Luigi Ilardo ex collaboratore di giustizia, urla giustizia per suo padre.

Luana Ilardo, figlia di Luigi Ilardo, collaboratore di giustizia

ucciso a 

Catania il 10 maggio del 1996.

Luana ci vuoi parlare di tuo padre e del rapporto che avevi con lui?

Mio padre era un uomo che ha pagato a caro prezzo la parentela della famiglia in cui nacque, saldato per intero il suo debito con la giustizia, voleva una nuova vita, purtroppo non ebbe la fortuna di incontrare durante il suo cammino veri uomini di Stato.

Il mio rapporto con lui era solo puro amore, un amore profondo che oggi possiedo grazie a lui che è stato l’unico in grado di insegnarmi e donarmi.

Chi è invece Luana Ilardo?

Luana Ilardo è una donna comune, fatta di semplice vita ma con un dolore e un vuoto incolmabile, che lotta da devota figlia affinché suo padre abbia la verità e la giustizia che merita.

Ti mostri in televisione, urli giustizia…non hai paura di qualche ritorsione?

Sai quando ti uccidono una volta, la paura è sempre meno…

È stato da poco pubblicato il libro di Anna Vinci: “Luigi Ilardo – Omicidio di Stato”.
Ci vuoi parlare di questo libro?

Il libro scritto da Anna Vinci è l’ennesimo tributo all’amore che ho voluto donare a mio padre.

Una parte del libro è riservata a te e si legge: “Mi chiamo Luana Ilardo, sono figlia di Luigi Ilardo, nato nel 1951, cugino del più noto Giuseppe “Piddu” Madonia, nipote di Francesco, capomafia di Vallelunga Pratameno, poi ucciso nel 1978. Quello stesso anno mio padre Luigi fu ‘combinato’ e divenne ‘uomo d’onore’. Dopo poco tempo da quel giuramento, fu spiccato contro di lui un mandato di cattura, motivo per cui mio padre si diede latitante. Io nacqui nell’aprile del 1980. Fino ai miei tre anni, mio padre fu un uomo in fuga. Quando fu arrestato era il 1983 e rimase in carcere, salvo alcuni periodi di permessi speciali, per 11 anni, la maggior parte scontati in regime di 41 bis”
Come sono stati per te questi anni in cui sei cresciuta senza la figura di un padre?

Sono stati terribili, ho patito molto la solitudine, la mancanza del mio gigante buono, il senso di protezione, e la stanchezza di aver vissuto da sola.

Sei andata a scuola, avevi sicuramente degli amici. Com’era il rapporto con i tuoi compagni di classe e amici, ti hanno mai fatto sentire il peso di quello che stavi vivendo in quel periodo?

Ho vissuto insieme a mia sorella varie fasi, il pregiudizio è stato una costante.
Inizialmente quando anche se in silenzio venivamo tenute lontane e additate alle spalle come le figlie del “mafioso”.
Successivamente come quelle di un “cornuto e sbirro”…. Non è stato per niente facile, nonostante quella finta discrezione che spesso cercavano inutilmente di adottare. Spesso alla fine intuivamo quella forma di “isolamento”, ancor più spesso alla fine le voci alle nostre spalle arrivavano comunque.

Nel libro segue: “Dopo undici anni di dura detenzione e rari permessi, mio padre decise di cominciare un percorso di collaborazione, e di ‘redenzione’, come nessuno mai aveva ancora fatto, prima quale ‘informatore’ e infine comunicando alle autorità preposte di volersi dissociare ufficialmente da Cosa nostra. Dopo due anni di questo rocambolesco cammino, che lo stava per condurre a divenire ufficialmente collaboratore di giustizia, mio padre fu ucciso con nove colpi di arma da fuoco sotto il balcone della nostra abitazione a Catania, in via Quintino Sella. Gli spari, provenienti dalla strada, echeggiano ancora nelle nostre orecchie. La prima a scendere fu Cetty, la sua seconda moglie, seguita a ruota da noi ragazze. Fui la prima a vederlo in una pozza di sangue, fui la prima a comprendere che da quella strada non si sarebbe rialzato. Fui anche la prima a cui quella morte in diretta cambiò per sempre la vita, ma sarò l’ultima a dimenticarlo.
Da lì a qualche giorno, saremmo dovuti entrare ufficialmente nel programma di protezione, era già tutto predisposto. Venerdì 10 maggio 1996, alle 20.45, mio padre morì. Lunedì 13 maggio, all’alba, lo ‘Stato buono’ avrebbe dovuto prelevarci dalle nostre vite per nasconderci chissà dove. Una fuga di notizie dalla Procura di Caltanissetta, come attestano le indagini giudiziarie, fece decidere un’improvvisa accelerazione del suo omicidio”.

Com’è cambiata la tua vita d’allora, siete state inserite poi in questo programma di protezione?

Non siamo state mai inserite in nessun programma di protezione, ma peggio ancora nessuno mai ci ha cercato chiedendo se avessimo bisogno di qualcosa, anche un semplice psicologo per aiutarci a superare quello che purtroppo i nostri occhi avevano visto.
Una totale indifferenza, da parte di chiunque.

Quando è iniziata la tua battaglia nel chiedere giustizia?

Dentro me, da quel maledetto 10 Maggio, la mia vita cambiò irrimediabilmente, ricordo ancora mio padre disteso sul letto dell’obitorio dove nonostante i miei 16 anni appena compiuti, baciandogli il suo volto forato dai fori dei proiettili, gli giurai che avrei fatto ogni cosa in mio potere per rendergli giustizia.

Oggi sei anche una mamma di una figlia. Com’è il rapporto con lei?

Ovviamente è la cosa più preziosa della mia vita, cerco di proteggerla, di darle tutto l’amore che ho e che avrei voluto avere io stessa, spesso esagero anche con le mie ansie e apprensioni, so come ci si sente quando si perde chi si ama veramente.

Cosa pensi dello stato attuale?

Non è uno Stato che mi piace, non ha fondatori e coalizioni che stimo.

Ultimamente si sta parlando tanto dell’arresto di Matteo Messina Denaro, latitante da trent’anni. Alcuni sostengono che sia stato un arresto programmato, altri si complimentano per la riuscita del suo arresto. Tu cosa pensi in merito?

Le dico solo una frase che credo sia esaustiva: “In Sicilia non c’è una mosca che vola senza che un siciliano lo sappia…”. Per ciò che penso, ad oggi credo che la trattativa continui, dobbiamo solo ora capire se si tratta di vecchie cambiali che andavano assolte o purtroppo nuovi accordi da assolvere.

Tu lo sai, ci scriviamo, ammiro la tua forza e il tuo immenso coraggio nell’andare avanti nella tua battaglia.

Ti abbraccio forte, forte augurandoti il meglio.

ScrepMagazine e il direttore Giuseppe De Nicola ti ringraziano per questo tua intervista.
Grazie ❤️

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

La Pignolata di Carnevale

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Antonia Flavio
Antonia Flavio nasce a Cosenza il 01/06/1977 dove attualmente vive con la famiglia. Autrice di: "La mia vita i miei amori racchiusi in una poesia", "Echi del mare" e "Diario Bruciato" . Presente su Wikipoesia. L' 8 gennaio del 2020 è stata inserita nell' Albo D'oro dei Poeti, Scrittori ed Artisti Contemporanei Italiani di Cefalù Art. Inserita nell'Albo dei Poeti del comune di Lucito. Iscritta all'Albo dei Poeti e Scrittori italiani. Iscritta all'associazione Cenacolo Letterario Italiano città di Cefalù. Iscritta all' Accademia Mondiale della Poesia. Iscritta presso Associazione socio culturale "Club della poesia" città di Cosenza. Iscritta all'Associazione Culturale GueCI. Iscritta all'Associazione Culturale RDP di Messina. Iscritta ad Accademia Edizioni ed Eventi ETS di Roma. Autore su ScrepMagazine. Vincitrice di numerosi concorsi letterari.

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