Go China Go

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8 dicembre 2019

Freccia Argento 8345 direzione Reggio Calabria con fermata, per me, a Lamezia Terme.

Oggi, per chi crede, è la Festa della Immacolata con tradizioni, usanze e celebrazioni.

Io sono su un treno, da solo.

Mi piace osservare 5 fra i viaggiatori che riesco a vedere, guardano il loro cellulare.

Una legge un libro – “I leoni di Sicilia” – mentre solo un paio parlano fra di loro tra l’altro anche in modo chiassoso, quasi fossero da soli…

Appena lasciata la stazione di Napoli Afragola…una sorta di cattedrale deserta mentre una bimba, forse disturbata nel sonno, inizia a piangere, pois si ferma, poi ricomincia singhiozzando.

Su un tavolino una gabbietta per gatti coperta da un panno.

Se, come ovvio, dentro c’è un gatto, immagino il suo spavento, la sua ansia nel sentire una serie di rumori ignoti di cui non comprende natura ed origine.

Mi chiama Luana. Serve una prolunga di 5 metri per lo stand di Accademia alla Fiera dell’editoria – ViBook – di Vibo Valenza, dove mi sto recando.

Si lamenta perché l’organizzazione ha fatto questa richiesta stamattina, a poche ore dalla apertura mentre tutti i negozi, a Vibo, sono chiusi per la festa, ovviamente!

E una signora bionda si pettina mentre a me viene in mente l’inaugurazione di un mega store cinese cui, casualmente, ieri sera ho partecipato lungo la Via Tiburtina – a Roma – proprio davanti agli studios.

Già ce ne stanno già 3, quei negozioni enormi ai quali siamo abituati, con madre padre, figli e qualche altro commesso, quelli che comunicano coi gli auricolari quasi fossero addetti alla sicurezza.

Tre lungo Via Tiburtina ma se si contano quelli nelle strade adiacenti e parallele, si arriva a 6… ed ora il mega mega store: una roba enorme con tanto di buffet fuori con zucchero filato, pasticcini, rustici, pizzette, pane e porchetta a volontà…tutto gratis!

Di tutto, ma davvero!

Dentro e fuori! E prima in quel mega locale si vendevano divani italiani!

Mah…con questi pensieri giro lo sguardo sul giornale che sta leggendo la mia vicina di seduta, la signora col posto 7b: sul giornale un articolo sul “calcio cinese”!

La cosa diventa preoccupante, la Cina invade, ci invade! Chiedo alla Signora se mi fa dare una occhiata al giornale e lei gentilmente acconsente.

Leggo e apprendo che le origini del calcio sono strettamente legate alla storia della Cina, eppure la qualità degli atleti professionisti della Repubblica popolare è alquanto bassa.

Per superare questo handicap, il governo cinese deciso di inculcare l’educazione calcistica nelle generazioni più giovani e sta investendo massicciamente in questo sport per scopi politici, economici e sociali, per consentire alle aziende cinesi di espandere i propri interessi fuori dal paese, anche usando questo sport.

Tutti sappiamo che sono stati gli inglesi a codificare le regole del calcio moderno (seconda metà del 1800), ma non tutti sanno che la prima versione documentata di questo sport risale all’antica Cina.

In un manuale militare risalente addirittura al II-III secolo a.C., già si ha traccia, infatti di una pratica sportiva chiamata “cuju”, che letteralmente vuol dire “calciare una palla”.

Il cuju consisteva nell’indirizzare con i piedi un pallone riempito di piume e capelli di donna dentro una rete larga circa 30-40 centimetri fissata all’estremità di due lunghe canne di bambù senza mai usare le mani.

Il cuju diventò in poco tempo popolare anche alla corte dell’imperatore. Il sovrano Wu Di, della dinastia Han (206 a.C – 220 d.C.) si appassionò particolarmente a questo sport. Durante la dinastia Tang (618-907), i cinesi cominciarono ad utilizzare una palla riempita d’aria e durante la dinastia Song (960-1279) fu praticato persino per celebrare il compleanno dell’imperatore Huizong.

Nel diciannovesimo secolo, l’arrivo dei missionari dall’Europa stimolò una maggiore partecipazione della popolazione nella pratica di questo sport. Era l’epoca imperiale, quando la Cina si considerava una civiltà e non una nazione, letteralmente al centro del Mondo in nome della sua superiorità culturale e morale. Tuttavia guerre invasioni occidentali e giapponesi e le ribellioni interne diedero inizio alla parabola discendente dell’impero fin quando nel 1912, Pu Yi, ultimo sovrano della dinastia Qing, abdicò e Sun Yat-sen fondò la Repubblica di Cina.

Per formare l’identità nazionale cinese, Sun intuì che la pratica di uno sport collettivo poteva rafforzare il sentimento di appartenenza. Nel 1926, furono quindi creati i primi club calcistici e il campionato nazionale. Nel 1949, Mao fondò la Repubblica popolare.

Il “grande timoniere” si avvicinò all’Unione Sovietica e nel 1952 promosse la pratica e la cultura dello sport, convinto che questo trasmettesse l’immagine di un paese in salute e rigoroso sul piano morale, affermando che bisognava praticare gli sport delle “tre palle” (calcio, pallavolo e pallacanestro).

La Repubblica popolare iniziò quindi a partecipare alle competizioni con i paesi comunisti aderenti al Patto di Varsavia.

L’inizio della rivoluzione culturale (1966-1976) lanciata da Mao determinò successivamente una battuta d’arresto nello sviluppo del calcio in quanto questo sport e lo sport in generale promuoveva valori individualisti.

Fu Deng Xiaoping nel 1978, leader della Repubblica popolare fino al 1992, a rilanciare una maggiore apertura al resto del mondo con finalità economiche.

Deng promosse allora nuovamente anche il calcio, sottolineando la necessità di praticarlo sin da bambini.

Il campionato riprese piede e la nazionale cinese ricominciò ad affrontare quelle straniere.

Proprio nel 1978, l’Inter fu il primo club nella storia del calcio italiano a visitare la Cina.

La delegazione interista – capeggiata da Sandro Mazzola, che si era già ritirato – volò a Pechino per disputare quattro amichevoli.

Sembra che a una di esse fosse presente anche l’attuale presidente cinese Xi Jinping e che in quell’occasione avesse sviluppato una grande simpatia per l’Inter.

Da allora il calcio cinese prese a professionalizzarsi del calcio in Cina è avvenuta e negli anni Novanta i club, sostenuti economicamente da imprese cinesi, hanno iniziato a reclutare giocatori ed allenatori all’estero.

Nel 2002, la Cina si è qualificata alla Coppa del mondo in Corea del Sud e Giappone, senza superare la fase a gironi, da cui è uscita con zero punti.

Nel 2009 altra tremenda battuta d’arresto: il calcio cinese fu stato colpito da uno scandalo di corruzione che ne danneggiò la credibilità e spinse gli appassionati a seguire altri campionati, a cominciare da quello inglese.

Per ripulire l’immagine della China Super League (CSL: la seria A della Repubblica Popolare Cinese), diversi giocatori, arbitri e dirigenti sono stati arrestati e allo Shanghai Shenhua è stato revocato il titolo vinto nel 2003.

Nel 2011, prima di guidare il paese, Xi Jinping ha espresso “tre desideri”: vedere la Cina qualificarsi a un’altra edizione della Coppa del Mondo, ospitare la competizione e vincerla. L’anno dopo, Xi è diventato segretario del Partito comunista e nel 2013 ha assunto l’incarico di Presidente della Repubblica popolare.

Da quel momento il Leader cinese ha accentrato rapidamente il processo decisionale nelle sue mani e ha lanciato una dura lotta alla corruzione (ancora in corso) al fine di sgominare anche diversi avversari politici. E tra l’altro Xi ha impresso una forte spinta allo sviluppo del calcio.

Nel 2016, Pechino ha quindi divulgato un piano di sviluppo di medio e lungo periodo per valorizzare il calcio cinese composto da tre fasi:

1_Entro il 2020, 50 milioni di cinesi (di cui 30 milioni di studenti di scuole elementari e medie) dovranno praticare tale sport. A tal fine, 20 mila scuole calcio saranno aperte in tutto il paese e ciascuna scuola, università e college dovrà dotarsi di un campo di gioco di dimensioni standard. Inoltre, 50 città dovranno organizzare partite a livello amatoriale.

2_Entro il 2030, la nazionale maschile della Repubblica popolare dovrebbe diventare la più forte d’Asia, mentre la femminile dovrebbe tornare essere tra le migliori in assoluto.

3_Per il 2050, la prima squadra dovrebbe competere con le più importanti al mondo.

Il sostegno personale del presidente all’iniziativa ha stimolato l’impegno di imprese e società calcistiche cinesi anche accelerando il reclutamento all’estero (soprattutto in Europa e America latina) di allenatori e giocatori affinché trasmettano la loro esperienza ai calciatori cinesi e allo stesso tempo elevino il livello della CSL.

Il campionato ha attirato diversi professionisti di fama internazionale, quali Marcello Lippi, Fabio Capello, Fabio Cannavaro, Carlos Tevez, Ezeqiuel Lavezzi e Didier Drogba.

E così nascono i primi club importanti.

Il Guangzhou Evergrande Taobao è uno di essi. L’Evergrande Real Estate, che opera nel settore immobiliare, ne controlla il 60%. Il restante 40% è controllato da Alibaba, gigante dell’economia digitale cinese guidato da Jack Ma. L’ex allenatore della Juventus e della nazionale italiana Marcello Lippi è approdato al Guangzhou nel 2012, ha vinto con questa squadra la CSL per due anni di fila e – per la prima volta nella storia del calcio cinese – ha conquistato l’Asian Football Confederation Champions League.

Il Guangzhou dispone oggi della più grande accademia di calcio al mondo, che ospita 2.800 giovani calciatori, seguiti da allenatori provenienti anche dall’estero, inclusi quelli del Real Madrid.

Alcune aziende hanno scelto di investire anche in squadre straniere per diffondere il proprio brand all’estero. In Italia, due sono gli esempi più noti. Il gruppo Suning, che già possedeva la squadra cinese del Jiangsu, ha preso il controllo dell’Inter, e il gruppo Consortium Rossoneri, guidato da Li Yonghong, ha rilevato il Milan.

A inizio 2017, il governo centrale ha iniziato a puntare i riflettori su questi movimenti ed ha quindi adottato delle direttive per disciplinare complessivamente gli investimenti calcistici all’estero.

Obiettivo impedire la fuga di capitali, ridurre il rischio d’indebitamento delle imprese statali e concentrare il denaro in settori considerati d’interesse strategico per la Repubblica Popolare.

Secondo tale direttiva, il calcio rientra tra i settori in cui gli investimenti sono soggetti a restrizioni: traducendo, prima gli investimenti devono essere approvati da Pechino.

Dopo l’adozione di questo provvedimento, si è registrata una nuova importante operazione. Il gruppo cinese Orient Hontai ha acquisito a febbraio il 53% di Imagina Media Audiovisual, di cui fa parte MediaPro, colosso spagnolo di produzione audiovisiva, che da poco detiene i diritti del calcio spagnolo e italiano.

In ogni caso pare che oggi la Cina intende valorizzare il calcio per tre ragioni.

Primo, consentire alle proprie aziende di espandere i propri interessi fuori dal paese diffondendo i propri marchi e facendo affari con diritti televisivi e merchandising.

Secondo, rafforzare l’unità nazionale. I cinesi oggi competono soprattutto negli sport individuali e lo sviluppo economico della Cina alimenta l’individualismo dei suoi abitanti.

Terzo, il paese deve affrontare problemi legati agli alti prezzi degli immobili, all’inquinamento e ai diritti sociali. Per risolverli, Pechino intende adottare diverse riforme, che potrebbero incidere profondamente sulla vita dei cittadini. Lo sport stimola il sentimento di aggregazione, soprattutto nei momenti di difficoltà ed anche sfruttando l’eco mediatico di eventuali successi calcistici – quando e se la Cina li otterrà mai.

Pechino e le imprese della Repubblica popolare stanno quindi impegnando grandi risorse per valorizzare il bacino di giovani atleti a disposizione e inculcare loro la cultura calcistica.

Tuttavia, la nazionale cinese non è mai riuscita a raggiungere la fase finale della Coppa del Mondo e ad oggi non è ancora in grado di competere con le più forti al mondo almeno fino al 2050.

Nella classifica mondiale della FIFA, istituita ad agosto 1993, la Cina vanta quale miglior piazzamento il 37º posto del dicembre 1998, mentre il peggiore è il 109º posto del marzo 2013.

A prescindere da ciò e in considerazione di tutti questi negozi sulla Tiburtina…io comincio a preoccuparmi seriamente anche per il nostro campionato di calcio!

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