Buongiorno, il mio nome è Natalia, ho trentacinque anni, sono sposata da 15 e sono la mamma di un bambino di 12.
E sì, io sono una macchina perfetta per avere figli, per procreare. Ma tutto questo non lo dico io. Sono i medici della clinica Bioetexom, che si trova a Kiev, una delle più famose cliniche in cui è possibile fare la maternità surrogata, a ricordarmelo sempre.
Io ho un solo figlio, che è la più grande gioia della mia vita.
Ma ho altri figli che ho messo al mondo per altre coppie.
Sapete una cosa? Io non ricordo i bambini che ho avuto in questo modo, non ricordo quando sono nati o quanto pesavano, se erano dei maschi oppure femmine. A me tutto questo non interessa perché non hanno niente di me, non hanno il mio DNA, non verranno cresciuti da me, né accompagnati a scuola e né curati quando staranno male.
Perché io, li ho solo partoriti, ho aiutato chi non lo poteva fare e di questo sono contenta.
Ora aspetto tre gemelli, e quando si muovono nel mio grembo non provo nessuna emozione, perché per me è un lavoro, non ho nessun legame con loro come è successo invece con mio figlio.
Natalia come “lavoro”, fa “l’affitta utero”.
Perché c’è chi affitta camere e chi invece l’utero.
Ogni parto guadagna ventimila euro, e se pensiamo che lo stipendio medio in Ucraina è di 150 euro, capiamo benissimo perché fa questo.
Se poi i bimbi sono gemelli, guadagna di più.
Non trova nulla di inconsueto all’uso che fa del suo corpo, dice che il corpo femminile è fatto per procreare. Allora, perché non usarlo per fare felice la sua famiglia economicamente e una coppia che bambini non può averne?
Come lei in Ucraina ci sono centinaia di donne che affittano il loro utero…
E chi si immaginava che nel duemila, saremo arrivati alla maternità surrogate?
Ma siamo arrivati a questo fenomeno, ed esistono in molte nazioni, delle società che garantiscono il risultato per le coppie che vogliono avere un figlio.
La società più conosciuta è la Gestlife, società spagnola, che offre garanzie e segue i futuri genitori in tutto, anche nella scelta degli hotel durante il soggiorno. Ha un database con centinaia di donne pronte a donare i loro ovuli o affittare il loro utero.
Ebbene, questa è l’evoluzione femminile, la donna considerata da sempre solo un corpo. Siamo passati dal pagamento di una donna per prestazioni sessuali, al pagamento di una donna per essere incubatore.
È questo che noi donne volevamo?
In Italia, l’utero in affitto, è al centro del dibattito,aperto in questi giorni per la bocciatura in Senato della proposta di regolamento che prevede la creazione di un certificato europeo di filiazione e dal blocco delle trascrizioni dei certificati di nascita dei figli delle famiglie omogenitoriali.
La questione è sempre stata un punto molto caldo per gli “attivisti per la vita”.
Nell’ultimo periodo, però, il dibattito ha avuto un’impennata.
Secondo il mondo cattolico, l’Articolo 5 del Decreto Cirinnà che regola la stepchild adoption, consentendo alle coppie omosessuali l’adozione del figlio del convivente, aprirebbe la strada alla gestazione per altri.
Vogliamo davvero arrivare a questo?
Angela Amendola
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