Giacomo Balla (parte settima)

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GIACOMO BALLA (parte settima)

“Ritratto di Luce Balla”

Olio su tela, cm 60×49

Dopo diversi anni di coinvolgimento attivo, Balla si dichiara estraneo alle attività “divisioniste” e “futuriste” distaccandosi nettamente dal rivoluzionari movimenti in nome di un ritorno alla figurazione.

Quindi le opere dagli anni ’30, sino alla sua morte, sono contrassegnate da un forte accento veristico, legato alla testimonianza della realtà.

<<L’arte pura è nell’assoluto realismo, senza il quale si cade in forme decorative e ornamentali>>.
Così Giacomo Balla scriveva in una lettera al quindicinale milanese Perseo spiegando che il cerchio poteva, a questo punto, chiudersi.

Fu una scelta coraggiosa, priva di calcoli, fondata sulla coerenza al proprio intimo.

“RITRATTO DI LUCE BALLA”

Giacomo Balla realizza questo ritratto della primogenita Luce (nata nel 1904 con il nome Lucia) nell’estate del 1922.

La precisione, la purezza del colore, rivelano la sicurezza e la maturità ormai raggiunta dall’artista.

Il ritratto, da sempre, è probabilmente il tema e il genere prediletto dall’artista, quello che gli permette un perfetto connubio tra forma e contenuto.

Nei ritratti intimi poi, come “Ritratto di Elica Balla” dedicato all’altra figlia (vedi foto), la mano è libera e si nota la velocità nel procedimento, nessuna rigidità, ma solo estro e calore pittorico.

Mentre Balla dipinge Luce con fervore, ritraendo tutti quei mirabili passaggi di colore trasparenti che incorniciano iil volto luminoso, la modella posa compiaciuta.

L’ atteggiamento della giovane, con un velo che dal cappello a larghe falde scende a velare la parte superiore del viso, è quasi divertita.

Indossa un vestito scelto dal padre: verde chiaro con sprazzi di viola e grigio che fa risaltare la freschezza del suo bel volto.

Anche sulle braccia e sulle spalle, per approfondire lo studio delle trasparenze, le pone veli di diversi colori.

Sul fondo, dietro alla figura della figlia, crea varie tonalità rossastre.

Sono tinte cromatiche, insieme al giallo, che Balla ha sempre amato.

Una curiosità: il quadro riuscì talmente bene che, mentre firmava il capolavoro, venne allo studio il barone Alberto Fassini grande amico di famiglia che, talmente entusiasta, pagandolo una cifra spropositata, lo volle subito acquistare.

CONCLUDENDO:

Giacomo Balla morì il 21 marzo 1958 a Roma

Due anni prima ricevette la medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica come artista rappresentativo del periodo compreso tra il 1900 e il ‘30.

Bruno Vergani

Giacomo Balla (parte sesta)

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