Tutto sulle stelle…

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I modi di dire sono figli delle stelle, per dirla con Alan Sorrenti!

  • Alle stelle (molto in alto, detto di rumori, prezzi, gloria, successo et cetera);
  • Dalle stelle alle stalle (dalla gloria all’infamia, cioè!);
  • Essere la buona stella di qualcuno (un buon mentore, ad esempio, una bella guida polare, insomma, quasi per congiunzione astronomica, secondo le credenze dell’astrologia. Sim Sala Bim!);
  • Essere una stella (una Star, praticamente, come il dado, giusto per riderci, in un bel brodo di giuggiole);
  • Seguire la propria stella (in un fatalismo predestinato e già scritto nelle stelle);
  • Vedere le stelle (provare un acutissimo dolore, per lo più improvviso e temporaneo. La locuzione descrive l’effettiva sensazione di quella specie di sfarfallio luminoso davanti agli occhi, che si verifica quando capita un incidente domestico, per capirci! Un ferro da stiro sul piede, come per lo scrivente, experientia docet et nocet).

Anche le notti si prestano a descrizioni stellari: un amante della classicità, un latin lover, che ad Oxford significa «un cultore della latinità», se ne può uscire con una traduzione virgiliana di Annibal Caro: «Era la notte e già di mezzo il corso cadean le stelle».

Non escludiamo il buon Dante, lui è sempre all’appello: «uscimmo a riveder le stelle», perché no, ci usciamo, che è cosa Divina!

Ancora. «Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell’universo» (Salvador Dalí).

Fin qui l’artista.

Come non ricordare a questo punto Margherita Hack: «Tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’Universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli».

E lo spiegava così: «Noi siamo fatti di materia che è stata costruita nell’interno delle stelle, tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove, cioè queste stelle molto più grosse del Sole, che alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno. Per cui noi siamo veramente figli delle stelle».

E torniamo a bomba o meglio al Big Bang…

La Dèa del cielo, Nut; raffigurata nell’atto di inghiottire il Sole per il suo viaggio notturno e rigenerarlo dentro di sé per farlo rinascere la mattina dal suo utero…

Francesco Polopoli

L’ultimo grande eroe

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Francesco Polopoli
Sono laureato in Lettere classiche, docente di lingua e letteratura latina e greca presso il Liceo Classico di Lamezia Terme (CZ), membro del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Divulgo saggi a tema come, a solo titolo di esempio, Echi lucreziani e gioachimiti nella Primavera di Botticelli, SGF 2017, ... Ho partecipato a convegni di italianistica, in qualità di relatore, sia in Europa (es. Budapest) che in Italia (es. Cattolica di Milano). Attualmente risiedo a Lamezia Terme e da saggista amo prendermi cura dell’antico come futuro sempre possibile di buona memoria. Il mio parere sul blog? Un vascello post-catulliano ove ritrovarsi da curiosi internauti: al timone del vascello ci stanno gli autori, passeggeri sono i tanti lettori a prova di click…

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