Vado in bici anche oggi…

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I dialoghi solitari con l’amico Vincenzo sono quanto di più utile specie nelle inutili sere di questa primavera nebbiosa.

Ieri sera, o forse meglio dire ieri notte o anche pure stamattina molto presto, fino alle due e mezza abbiamo ampiamente ed inutilmente discusso sul concetto di risurrezione.

La risurrezione o resurrezione è il ritorno alla vita dopo la morte analogamente al risveglio dopo un bel sonno. Nel cristianesimo Gesù Cristo è risorto dopo tre giorni mentre gli altri uomini risorgeranno tutti insieme “l’ultimo giorno”.

Se così è viene da chiedersi come, quando e dove saremo?

Nel Vangelo di Luca, Gesù appare ai discepoli e mangia con loro, dimostrando di essere in carne ed ossa, non uno spettro.

Egli dice loro di aspettare a Gerusalemme per l’inizio della loro missione nel mondo, e poi “ascende in Cielo”.

Ma “risorgere” è “una questione di ogni giorno” e non certo “dell’ultimo giorno”.

Visto che i Russi “vanno di moda di questi tempi”, mi viene in mente un romanzo di Lev Tolstoj – appunto “Resurrezione”. Storia di una ragazza alla quale succede di tutto fino a quando il principe Nechljudov la riconosce nella prostituta Ljubasa, accusata in un processo per omicidio.

La contadina sfortunata Katjusa Maslova, che egli aveva sedotto dieci anni prima, provocandone la rovina. Oppresso dai sensi di colpa, si adopera per salvare la donna e, con lei, la propria anima. L’ultimo, commovente, grande romanzo di Tolstoj che prende spunto da un “affare giudiziario” realmente avvenuto, è soprattutto una riflessione sull’ineluttabilità del male, sull’ingiustizia universale, sulla sofferenza connaturata alla natura umana, alla quale l’uomo può opporre solo la prospettiva di un riscatto individuale, come quello che troveranno, ciascuno a modo proprio, Katjusa e Nechljudov…la loro Resurrezione umana appunto.

La “vera risurrezione della carne” è una dottrina escatologica affermata dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da altre confessioni cristiane sebbene già nella mitologia dell’Antico Egitto, il dio Osiride, ucciso dal fratello Seth, fu risuscitato dalla moglie Iside e divenne il Re dell’oltretomba e il giudice dei morti.

Per la religione degli antichi Egizi, la vita dopo la morte era la sola duratura e la morte costituiva un passaggio a tale vita.

Ecco il motivo per cui avevano grande cura delle salme…e degli scarabei.

Lo scarabeo stercorario è quell’animaletto che trasporta lo sterco creando una palla che fa rotolare con le zampe posteriori, per portarlo nella sua tana seguendo un percorso in linea retta superando gli ostacoli che trova sul suo cammino senza mai cambiare direzione.

Motivo?

Per orientarsi segue la luce che proviene dal cosmo, che proietta la via lattea, sfruttando la luce polarizzata che solo lui riesce a vedere in quanto provvisto di fotoricettori.

A conferma di quella che inizialmente era stata solo una teoria, è stato fatto un esperimento in cui veniva applicato allo scarabeo stercorario una sorta di visiera che non permetteva alla luce di passare, e l’animaletto, a quel punto disorientato girava attorno incapace di raggiungere la meta…quindi seguite la luce e togliete ogni visiera dai vostri occhi!

Gli egizi consideravano lo scarabeo stercorario come una divinità collegata al culto del Sole.

Secondo alcune tesi perché paragonavano la palla di sterco che l’animaletto spinge, con il disco solare.

Non a caso, infatti il nome dello scarabeo in egiziano è KHEPERER e quello del dio del Sole è KHEPRI.

Come il sole sorge e tramonta ogni giorno portando con sé per gli egizi la prova della resurrezione, allo stesso modo lo scarabeo stercorario rappresenta per i motivi sopracitati un simbolo e auspicio di resurrezione dopo un cammino “percorso in linea retta nonostante tutto”.

Beh vien da pensare che se questo cammino era una fatica per trasportare “una palla di sterco” allora appare evidente come la vita su questa Terra sia, il più delle volte, una “vita di m..…”.

E che dire di Dante? Paradiso, Canto XIV:

“…Diteli se la luce onde s’infiora

vostra sustanza, rimarrà con voi

etternalmente sì com’elli è ora…”

Ed ecco intorno, di chiarezza pari,

nascere un lustro sopra quel che v’era,

per guisa d’orizzonte che rischiari…

Ben m’accors’io ch’io era più levato,

per l’affocato riso de la stella,

che mi paera più roggio che l’usato…

E ancora nel XXX canto del Purgatorio Dante rappresenta la “resurrezione” di Beatrice, l’adempimento della promessa di Dante fatta nel “Vita Nova” di tornare a parlare dell’amata quando avrà trovato i mezzi poetici adeguati a lodarla com’ella merita. Nel XXX canto, finalmente, dopo un’attesa durata molti anni e molti versi, Beatrice, la signora della mente di Dante, risorge a vita nova. Pronta ad accompagnare il suo poeta nella più divina storia d’amore di ogni tempo.

Possiamo considerare il XXX canto del Purgatorio la vera Pasqua della Commedia, nonostante “i dubbi di Dante” su tale tema.

Proprio lui che aveva rappresentato “in modo quasi ingegneristico” tutto l’aldilà.

“Verso Amor che move il sole e le altre stelle”.

Nel suo libro giovanile, la Vita Nova, Dante aveva narrato la storia del suo amore per questa fanciulla incontrata la prima volta a nove anni, una seconda a diciotto. Il simbolismo numerologico è evidente: l’insistenza sul nove e sui multipli del tre è allusiva al mistero centrale della rivelazione cristiana, quello trinitario. L’epifania della donna amata sulle vie della terra ed anche oltre è sempre celebrata da Dante in sonetti memorabili (basti pensare a “Tanto gentile e tanto onesta pare”).

E noi oggi, gente degli “anni ‘20”?

Che senso ha oggi farsi gli auguri di “Buona Pasqua”, di una “Nuova Risurrezione”… senza scarabei per casa…meglio…

Me lo ha confidato Vincenzo stanotte per cui questa Pasqua 2022, giornata primaverile fredda e nebbiosa, forse appare sotto una nuova luce.

Dice Vincenzo:

Che cos’è il mondo? È terra in basso e cielo in alto e l’aria nello spazio che li unisce.

Che cos’è la luce? È fuoco in basso e sole in alto e il lampo nello spazio che li unisce.

Che cos’è la vita? La vita è come andare in bicicletta: per rimanere in equilibrio bisogna continuare a muoversi senza sapere sempre e comunque dove andare … ma forse l’ha copiata da Einstein…

Tanti Auguri di “Buona pedalata”… ehhmm Buona Pasqua!

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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