Pensieri in libertà

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Il tempo passa e le cose cambiano, cambia anche la nostra percezione delle cose; con lo scorrere del tempo, cambiano le idee, le convinzioni, restano i punti fermi che hanno guidato la vita e le scelte di ognuno.

Da qualche tempo, però, i due avvenimenti che hanno segnato e continuano a segnare in negativo la vita della maggior parte delle persone, pandemie e guerre, sono entrati nella nostra vita in modo prepotente, insopportabile e, per qualcuno destabilizzante.

Prima, giornali, tv, talk show, trasmissioni varie, ci hanno “bombardato” (dati i tempi) di notizie su sintomi, diffusione del contagio, mascherine, lavaggio di mani, distanziamento…solitudine!

Tutto questo non ha convinto i no vax che non sono spariti ma sono silenziosi perché la libertà ora concessa a tutti asseconda il loro gioco e li convince, forse, alla fine, di aver vinto la “lotta sui vaccini”.

Non bastava questo, si è aggiunta una guerra scriteriata che chiede vendetta divina per chi ha causato morte e dolore; questa la sola cosa che la guerra porti a giovani inconsapevoli mandati a combattere e a vecchi stanchi che, dopo aver faticato per costruire qualcosa nella vita, vedono svanire tutto sotto l’insulto di una bomba.

Anche in questo caso, chi doveva informare ha strafatto mostrando senza interruzione immagini di morte e di rovine, la buca dove sono i morti, il pertugio che nasconde il vecchio solo, terrorizzato, indugiando sui volti rigati di lacrime o su volti incapaci ormai di piangere.

La guerra è guerra, lo sappiamo e sappiamo che tutte le violenze che si consumano lontano dalle telecamere sono peggiori di quelle che vediamo o che ci vengono raccontate. Basterebbe un palazzo distrutto a farci capire che lì non c’è più vita, non c’è amore, non c’è gioia, è già tutto cancellato da un silenzio di morte.

Ci sono tante guerre nel mondo ma questa che sentiamo più vicina ci ha imposto di pensarci in modo diverso. Il lungo periodo di pace che l’Europa ha vissuto, aveva fatto pensare che ormai tale follia sarebbe rimasta fuori dai nostri pensieri e preoccupazioni.

Pensavo che la vecchia speranza di Kant in una pace perpetua si potesse realizzare. Solo una mente lucida come la sua avrebbe potuto concepire quattro semplici regole per conseguire una pace duratura. La sua premessa, però, era che gli uomini fossero dotati di ragione e di una vera volontà di pace.

È proprio questo che manca: una ragione pura e un vero desiderio di pace che immagino entri in conflitto con il desiderio di dimostrarsi più forti, più furbi, più capaci di manipolare la storia e le menti inconsapevoli.

Già l’antica filosofia l’aveva capito. Eraclito nel V sec. a.C. scriveva nel frammento 11:

<< Polemos (la guerra) è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dei e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi>>.

Nel Seicento, Cartesio trovandosi, suo malgrado, coinvolto nella guerra dei Trenta Anni e riuscito a sopravvivere, cercò la pace in tutti i modi, nel mondo e dentro di sé.

Più tardi Kant scrisse Per la pace perpetua e si esaltò solo per la rivoluzione francese che gli sembrava, al termine della vita, il momento del trionfo di ideali che aveva sempre perseguito.

Tra spinte alla guerra e volontà di pace trascorre la storia della filosofia, consapevole nel Novecento, grazie a S. Freud, che eros e thanatos abitano in noi e possono ad un certo momento prevalere l’uno sull’altro.

Quando prevale thanatos con il suo desiderio di morte che coincide con gli interessi economici dei fabbricanti di armi il gioco è fatto.

Finirà questa guerra, finirà come tutte le cose al mondo. Speriamo che finisca presto e in modo non più doloroso di quanto già sia.

Gabriella Colistra

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Mezzi, fini e responsabilità

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