Una campana ed altro

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Giorni fa, mentre sfaccendavo in casa, da un balcone aperto mi è giunto il suono delle campane di chiesa vicina, ho subito pensato: è mezzogiorno, ora di preparare il pranzo. Mentre mi avviavo verso la cucina sorridevo pensando che mi stavo comportando come le nostre nonne che, soprattutto nei paesi, al suono delle campane regolavano la loro vita. Il campanaro suonava per ogni ricorrenza o evento che riguardasse la comunità, annunciava il matrimonio, la morte, l’Angelus, la domenica.

Domenica…La domenica di Bouvines, il bel libro di G. Duby letto tanti anni fa!

Amavo molto i bei libri della Ècole des Annales che insegnò agli storici che la storia non è solo economia e guerra ma è anche una molteplicità di tracce che rivelano il modo di concepire la vita da parte degli uomini del tempo e il loro universo mentale.

La battaglia di Bouvines combattuta tra francesi e tedeschi il 27 luglio del 1214 è il punto di arrivo di una lunga e intricata questione dinastica che vede contrapposti il re di Francia e il re d’Inghilterra. Il re di Francia, vassallo di quello di Inghilterra, è desideroso di emanciparsi e conquistare l’indipendenza. Nella questione entra in gioco anche l’Impero germanico che temendo l’aumento della potenza francese sul territorio europeo, si schiera con gli inglesi.

Per quella meravigliosa unione di reale e d’immaginario che troviamo negli scritti di questi autori, Duby, parlando della battaglia di Bouvines, ricorda i santi onorati dai combattenti francesi, prima di tutto san Dionigi patrono accreditato del Regno e Lamberto patrono di Liegi. Guglielmo il Bretone, la sua fonte, vede invece Pallade al di sopra della mischia e lo fa per dimostrare che ha letto i classici, la dea è un accessorio, ma Dio è presente, così come il suo nemico, il Diavolo.

Insomma, da una parte i buoni e dall’altra parte i malvagi come ogni guerra che si rispetti, così i Francesi sono i buoni che difendono la propria terra, i tedeschi sono i figli del diavolo, la parte maledetta.

Spicca su tutti il francese Filippo II Augusto, luogotenente delle potenze celesti e l’orifiamma, la bandiera color vermiglio cosparsa di fiamme d’oro, insegna militare del re di Francia. Filippo è circondato dai fedelissimi che lo proteggono. Alla battaglia partecipa tutto il popolo chiamato dalle campane che, nonostante fosse domenica, hanno raccolto non in chiesa ma nella spianata di Bouvines tutti coloro che potessero combattere.

Ottone IV di Brunswich, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico è invece scuro nel suo presentarsi, rappresenta il male e perderà la battaglia e la corona. La battaglia infatti è presentata in una prospettiva escatologica: la vittoria del monarca giusto che porrà le premesse per una società perfetta.

La battaglia di Bouvines rappresenta il nascente movimento verso l’unità nazionale francese e soprattutto l’armonia e il legame tra il popolo e il sovrano.

Qualcuno per riferirsi all’unità nazionale francese penserà alla guerra dei Cento Anni (1337-1453) e alla Pulzella d’Orleans, Giovanna D’Arco che fu condannata a morte dagli inglesi nel 1431; la battaglia di Bouvines è duecento anni prima, rappresenta l’inizio di un lungo processo che vedrà contrasti dinastici e familiari prima, economici dopo.

Con il passare del tempo Bouvines si è caricata di molteplici significati, ha avuto periodi di oblio e periodi di rinascita.

Durante la “monarchia di luglio” (1830 – 1848), fu celebrata soprattutto per il suo carattere patriottico, per l’unione che aveva realizzato tra le classi sociali. Il gusto romantico per ciò che era medioevale lo esigeva.

Quando nel 1870 la Francia fu sconfitta a Sedan dalla Germania e perse l’Alsazia e la Lorena, il ricordo di Bouvines alimentò e tracciò la via del riscatto nazionale. I tedeschi diventarono nemici ed eterni avversari della Francia.

Così fu anche durante la prima guerra mondiale (1914 – 1918) ma la carneficina che generò fu così dolorosa che Bouvines fu dimenticata.

<< Dopo il 1945 Bouvines è completamente dimenticata. […] Allorché Le Goff presenta la storia del Medioevo tra il 1060 e il 1330, in circa duemila righe non ne dedica più di tre a Bouvines e ricorda solo che Ottone IV < vi fu schiacciato dal re di Francia Filippo Augusto> il quale raccolse in seguito <il tributo d’omaggio delle folle accalcate lungo la sua strada>. Tutto qui>>. G. Duby, La domenica di Bouvines

L’interpretazione storica muta con i tempi, chissà cosa scriveranno i futuri storici di questo tempo grigio senza eroi e senza ideali, con campane dal suono registrato che non sanno perché e per chi suonino.

<< La storia>> dice Lefebvre << non è scritta una volta per sempre, non è composta di una specie di materia morta e irrigidita per l’eternità, ma è stata in perpetua gestazione e continua ad esserlo, […] si evolve con la civiltà degli uomini e con gli avvenimenti che segnano la loro esistenza>>.

Gabriella  Colistra

Clicca il link qui sotto per leggere un mio articolo precedente:

Una pace lontana

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