Oralità, scrittura, dialogo

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Capita, a volte, di avere davanti un foglio bianco che aspetta di essere riempito di pensieri e parole.

Non è sempre facile, la mente a volte si rifiuta di seguire il corso dei pensieri che la affollano e che oscillano tra un passato luminoso e un presente incerto.

I mali che affliggono il mondo e il nostro paese sono macigni sul cuore e sulla mente. Nello scrivere traspare qualcosa di noi, interpretato non da un grafologo ma di chi riesce a leggere tra le righe pensieri non espressi e parole mai pronunciate.

Chissà se Platone ebbe questo pensiero quando, dopo aver scritto tanto, educato tanti giovani, essersi posto ogni questione che riguardasse l’uomo, dichiarò che le cose per lui importanti erano quelle non scritte.

Nella Settima lettera, infatti, scritta in tarda età, tanto da sembrare un bilancio dell’intera esistenza scrive:<< non c’è né vi sarà, alcun mio scritto. Perché non è questa mia, una scienza come le altre: essa non si può nello stesso modo comunicare, ma come fiamma s’accende da fuoco che balza: nasce d’improvviso nell’anima dopo un lungo periodo di discussioni sull’argomento e una vita vissuta in comune e poi si nutre di sé medesima>>.

Di fronte a questa evidente contraddizione, gli studiosi hanno discusso molto sulle parole di Platone ed hanno cercato qualche ciclo di lezioni che non fosse stato poi pubblicato ed hanno trovato i discorsi sul Bene che Aristotele, suo allievo, dice di aver ascoltato ma mai visti trascritti. Si parla, quindi, anche di dottrina orale di Platone.

D’altra parte, Platone già nelle sue opere aveva criticato la scrittura attraverso un mito. Il mito è quello di Theuth, raccontato nel Fedro, un dio inventore di numeri, geometria e lettere dell’alfabeto. Theuth presentò la sua invenzione al re Thamus, egiziano, e la esaltò molto sostenendo che, con la scrittura, gli egiziani sarebbero diventati più sapienti ed avrebbero migliorato la memoria.

Il re, al contrario, non apprezzò la scrittura ritenendo che questa facesse cessare lo sforzo e l’esercizio della memoria, trovando tutto ciò che serve già scritto. Inoltre la scrittura non fornisce sapienza ma opinione e soprattutto la presunzione di sapere tante cose. Il vero sapere, sostiene il re, abita all’interno di ogni uomo e viene fuori solo con un opportuno dialogo.

Torna il dialogo e torna il suo inventore Socrate, il maestro che Platone ha ricordato in quasi tutte le sue opere. Socrate non scrisse nulla perché riteneva che solo il dialogo portasse alla verità, convinto com’era che la verità non si trovi nelle cose ma scaturisca dalla coscienza dove è celata e potrebbe emergere nel corso del dialogo.

Platone scrisse trentaquattro dialoghi la maggior parte dei quali ha Socrate come protagonista ed usò questa forma che gli sembrava la più lontana dal trattato filosofico e la più simile alla discussione viva.

È una fortuna, aggiungerei, che Platone, pur non volendo, ha dato inizio alla scrittura filosofica che ha prodotto una grande quantità di testi, nutrimento per filosofi e cultori della disciplina.

Dialoghi, dibattiti, discussioni, sono sempre più rare le occasioni per veri scambi di pensieri e idee. La scrittura, quella sui telefonini, è prevalente, sempre più spesso sostituita da icone che sintetizzano il pensiero.

Il telefonino è diventato custode di una vita, in esso ci sono foto di momenti felici, di numeri da ricordare, è diventato agenda, calendario, orologio, computer in miniatura.

Nato per consentire la comunicazione è diventato soprattutto oggetto per la scrittura e quindi oggetto sociale. La frase di un politico scritta su Twitter può suscitare polemiche o apprezzamenti più che se fosse un atto parlamentare.

Non ho niente contro il telefonino, mi è utile, lo uso sempre di più ma non perdo il piacere del conversare, del condividere i pensieri, le idee; rimpiango le “oneste conversazioni” di un tempo quando ancora un virus infido non era entrato nelle nostre vite e una guerra feroce non si era affacciata ai nostri confini.

Gabriella Colistra

Clicca sul link qui sotto per leggere un mio articolo precedente:

Numeri e armonia

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