Gli addii sono spesso i soggetti di opere letterarie, di sceneggiature di film e di testi di canzoni. Ci sembrano momenti che non sono reali, ma fanno parte del sogno, della finzione. Non credo ci sia un momento preciso nel quale si dica la parola “addio”. Quel momento altro non è che una soluzione finale di un processo più lungo, chiuso dal silenzio tra i due, definitivo e assoluto.
Una storia si chiude a poco a poco. E il più delle volte non ci si ricorda quando e se mai è stata pronunciata la parola “addio”.
Si chiude, per la consuetudine a finire tutto anche l’amore. L’addio inizia tempo prima, quando alla passione si sostituisce la quotidianità, quando a tutto si sovrappone l’indifferenza, quando nell’indifferenza si affaccia l’insofferenza. In quel momento è del tutto inutile pronunciare un “addio”. Solo dopo tempo si ha la consapevolezza di aver detto addio. E ripensando alle fasi della tua vita, non ricordi quando hai detto addio a una situazione, o a una persona .
Passando alla musica, c’è una canzone “E tu come stai?”, che ha permesso a Claudio Baglioni alla fine degli anni ’70, di salire ai piani alti della musica italiana. Nella canzone gli interrogativi personali che fa Baglioni, sono gli stessi che più di duemila anni fa, aveva già proposto Gaio Valerio Catullo.
“Fulsere quondam candidi tibi soles”…ora non più…
Il carme VIII, è contenuto all’interno del Liber Catulliano, che è una raccolta delle poesie del poeta. La parte importante del Liber, è il gruppo di poesie dedicate a Clodia, alla quale si fa riferimento con lo pseudonimo di Lesbia.
Catullo fa di Lesbia l’unica ragione di vita, cercando sempre con lei una totale unione dei corpi e delle anime. Se da una parte Lesbia è una donna bella, intelligente e colta, d’altro è viziosa e dai facili costumi.
Sarà la perdita della” fides” del poeta a indurlo a dire “E’ finita!”.
La realtà della storia già finita, appare a Catullo assurda. Per questo motivo il cuore insorge alla voce della ragione, opponendo le immagini dei “soli felici” trascorsi insieme. Allora Catullo si sdoppia per contemplare Lesbia dall’esterno, con l’obiettivo di sentirla distaccata ed estranea e riesce a pronunciare parole di addio.
Il carme è reso avvincente, dalle domande intense e appassionate che Catullo sotto l’urto delle emozioni, rivolge a Lesbia. Gli interrogativi sono sui riti della tenerezza e dell’amore, tra ciò che tra loro è stato. Il denominatore comune a ogni domanda è la stessa risposta che sottintende : nessuno, nessuno l’amerà mai di un sentimento così totalizzante.
Il sentimento pieno di malinconia che ritroviamo ugualmente in
“E tu come stai?”, indiscusso capolavoro di Claudio Baglioni che canta di un amore finito e di un sentimento ancora pieno di malinconia e speranza.
Baglioni si descrive “seduto accanto a un dolore, con un cane che abbaia alla malinconia.
È incerto se la composizione del testo di “E tu come stai?” sia di ispirazione Catulliana. Ma ci sono analogie tra i due componimenti. Come la consapevolezza di un amore consumato e finito, sentito ancora molto forte attraverso il ricordo. Ma ciò che rende simili i due componimenti, sono le domande che i due rivolgono all’amata. Formulate in maniera diversa, ma con lo stesso significato. Quando ci si lascia le abitudini cambiano e tutte quelle cose familiari diventano estranee.” Chi ti apre lo sportello”. I due dovrebbero invece prendere coscienza che non si può perpetuare il ricordo di un amore, ma bisogna viverlo.
Angela Amendola