Ognuno sta sulla barca, ma nessuno si salva da solo…

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Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, così vulnerabili, fragili e disorientati.

Tutti noi, chiamati a remare insieme, bisognosi di darci conforto e coraggio a vicenda.

Su questa barca ci siamo tutti“, recitava Papa Francesco, durante la Via Crucis di tre anni fa, in tempo di pandemia.

No Santità!

Non siamo tutti sulla stessa barca! Siamo tutti nello stesso mare, questo è vero.

Perché ci sono coloro che, attraversando il mare in tempesta in gommone, a pochi metri dalla riva, a Steccato di Cutro, il 28 febbraio 2023, hanno trovato ad attenderli la morte.

Quasi cento persone hanno perso la vita, considerando i dispersi, tra cui bambini in tenera età, che mettendosi in viaggio hanno sfidato il mare con coraggio, celando la paura, per cercare una vita migliore.

C’è poi chi attraversa il mare su uno yacht e chi su una nave da crociera. Non dimentichiamolo mai, altrimenti si mette in discussione il principio base della solidarietà.

Un proverbio lametino dice: “u gurdu un po’ cridiri allu dijiunu“, vale a dire, il sazio non può credere a chi è digiuno.

È proprio così, c’è chi dissipa il proprio denaro, ma può contare su altre risorse, avendone molte a disposizione, chi piange e si dispera ed ha voce e lacrime per poterlo fare, e poi c’è chi ha perso il lavoro, e non riesce a portare nulla sulla tavola per la sua famiglia. La disoccupazione aumenta e con essa anche i prezzi in ogni settore, così che tutto risulta sempre più difficile da affrontare.

La nostra è una Repubblica fondata sul precariato, sull’incerto, su chi si arrangia con espedienti più o meno legali, tollerati bene o male da chi non ha gli strumenti necessari, soprattutto nei quartieri di confine, atti a contrastarne l’illegalità.

Per non parlare di coloro i quali non rientrano in nessuna delle categorie standard, che risultano perciò buoni modelli per i registri INPS.

Il Presidente del Consiglio annuncia immediati aiuti in tal senso, promettendo di bypassare burocrazie e lentezze varie. La verità è che queste misure non si sono viste, o se sono arrivate, c’è sempre il rischio che tanti sciacalli di turno se ne approfittino.

In questi tempi duri da vivere, c’è chi rinuncerà a mangiare caviale e a bere champagne, chi addirittura a mangiare.

Oggi, a distanza di tredici mesi dalla guerra in Ucraina, l’immagine dei fiori nei cannoni e di foglie d’ulivo che che svolazzano nel vento veicolate sul web, cozzano con la più cupa indifferenza che molta gente si porta dentro e che s’infila nelle bocche dei numerosi parolai di turno, che sanno parlare così bene, ospiti delle varie trasmissioni in TV, col solo intento di inzupparci di tutte le informazioni distorte, contraffatte e inalterate che ci vengono propinate.

Il connubio di odio e violenza è il massimo pericolo che sovrasta l’umanità.

Manca la purezza, nelle tante forme di amore che si ammalano per gli ego gonfiati a dismisura e pure male!

Vorremmo la pace nel mondo, eppure nel nostro piccolo, ci bombardiamo di violenze e di dispetti, senza fare sconti nemmeno a chi ci ha voluto bene veramente.

Accogliamo ed abbracciamo tutti da lontano, dando per scontato che li ritroveremo sempre lì, ad aspettarci…

Dobbiamo imparare a governare la barca su cui ci troviamo.

Ma nessuno si salva da solo…

Anna Maria Notaris

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Lettera aperta ad un chirurgo

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Anna Maria Notaris
"Donna non si nasce, si diventa" è opera di una scrittrice, Simone de Beauvoir, alla quale mi ispiro. Sono nata a Lamezia Terme, in Calabria, dove vivo e risiedo. Ho conseguito gli studi magistrali in un collegio ad indirizzo pedagogico-religioso a Soverato prima, a Catanzaro poi. A vent'anni, durante il mio primo viaggio negli Stati Uniti, nel New Jersey, ho avuto modo di osservare luci ed ombre dell'emancipazione femminile più avanzata di quel tempo. Ho lavorato come insegnante di scuola dell'infanzia a Milano e in Calabria, successivamente a Padova come ufficiale di riscossione. Il mio motto è: “amo così tanto la vita, da amarne anche le sofferenze”. Se dovessi descrivermi usando un aggettivo, direi che sono "poliedrica" per la volontà con cui riesco ad adattarmi alle circostanze della vita ed alle sue vicissitudini. Ho iniziato a scrivere dieci anni fa su "Studio Cataldi" di Roma, un giornale giuridico, ed ora scrivo su ScrepMagazine, la rivista dell'Associazione Culturale "Accademia Edizioni ed Eventi" di cui sono Socia. E scrittori si nasce, non si diventa. Una volta presa in mano la penna, tutto viene da sé…peraltro “Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperta” (Italo Calvino).

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