Per due volte all’anno in casa mia andava in scena il solito siparietto con mia nonna nelle vesti di protagonista.
Era da sempre un rito, il cambio dell’ora e, quindi, lo spostamento delle lancette.
Mia nonna, già nelle prime ore pomeridiane, sistemava la sveglia e i suoi due orologi sul comò e iniziava la solita tiritera:
<<Ma devo spostare le lancette indietro o in avanti, si dormirà un’ora in più o un’ora in meno?>>
Le procurava un certo fastidio che il crepuscolo potesse arrivare in anticipo o in ritardo.
Forse non si fidava neppure delle notizie riportate dal “comunicato” (era così che lei chiamava il telegiornale) che spiegava, chiaramente, con immagini il cambio di ora.
Infatti, chiedeva ulteriori spiegazioni a tutti, ma non si lasciava convincere facilmente.
A volte faceva confondere pure me con i suoi dubbi.
Ora legale oppure ora solare?
Questa situazione la disorientava perché lei era un’abitudinaria e l’ora ballerina, capricciosa la metteva in crisi, sconvolgeva i suoi piani.
Iniziavano a porsi il problema della gestione delle sue pillole, della moka da sistemare sul fornello, il pensiero della campana della parrocchia che avrebbe dovuto suonare la domenica mattina.
Non sopportava che la preparazione del pranzo domenicale avrebbe potuto risentire di tutto ciò.
Non dimentichiamo che si spostava solo una lancetta, niente di più!
Così nel cuore della notte, quando sopraggiungeva il momento fatidico del cambio, poiché non avveniva tutto in automatico, come succede oggi per il nostro smartphone, ecco che mia nonna piombava nella mia stanzetta, mi chiamava sottovoce e mi avvisava che da qualche minuto l’ora era cambiata, invitandomi a spostare la lancetta del mio orologio.
Mi svegliavo di soprassalto e ricordo che, dopo averlo sistemato, non riuscivo a riposare più bene e subito arrivava l’alba.
Per tutto il giorno mia nonna non faceva altro che ricordare quell’ora che aveva minacciato di mettere a dura prova la sua quotidianità.
Questa notte il mio smartphone ha fatto tutto da solo, ma io ho comunicato ugualmente a mio marito e mia figlia che l’ora era cambiata e che avremmo dormito di più.
Per me, tutto sommato, è stata un’ora speciale perché mi ha regalato un momento interamente dedicato alla composizione di questo scritto e perché mi ha fatto rispolverare uno dei tanti ricordi belli appesi al mio cuore.
Piera Messinese
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