L’idealismo tedesco – parte prima

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I RISULTATI DEL CRITICISMO KANTIANO

La filosofia idealista richiede un particolare sforzo interpretativo, perché il suo punto di vista è diametralmente opposto a quello della coscienza comune, cioè alla percezione che l’uomo ha della realtà ingenuamente, senza essersi posto la domanda sui fondamenti stessi del suo sapere.

Dobbiamo riprendere le conclusioni del criticismo kantiano, del quale l’idealismo vuole esserne l’interpretazione che ne supera le contraddizioni.

Il risultato della “Critica della Ragion Pura” (la rivoluzione copernicana) era che:

il mondo si offre all’uomo solo nell’incontro, nella relazione tra soggetto ed oggetto.

Al di fuori di questa relazione, come realtà in sé il soggetto e l’oggetto sono inconoscibili.

I dati mi sono forniti dall’esperienza come materia della conoscenza, come un insieme disordinato, privo di connessioni, di fenomeni.

Io, in quanto soggetto pensante, in quanto io penso, agisco come un ordinatore del molteplice sensibile attraverso le forme a priori.

La conoscenza è oggettiva (ha una validità universale) perché l’ordine posto dal soggetto è lo stesso per tutti gli uomini, in quanto le facoltà conoscitive e le loro forme a priori sono le stesse e funzionano allo stesso modo in tutti gli uomini: l’attività razionale è identica in tutti gli uomini, ha un “valore intersoggettivo” e Kant la definisce Io penso.

Dunque Kant distingue due aspetti del soggetto:

1. il soggetto come coscienza empirica, dotato di un complesso mondo interiore di emozioni, vissuti, sentimenti: è l’io psicologico, diverso per ognuno, quell’elemento che rende l’uomo una persona unica ed irriducibile a tutte le altre.

2. il soggetto come coscienza trascendentale, come Io penso, cioè la ragione universale, in quanto identica in ogni uomo.

Kant non sostiene che esista una sorta di “ragione sopraindividuale” come una realtà spirituale vivente ed autonoma, come un soggetto universale; ma con la dottrina dell’Io penso, pone l’accento sul fatto che la ragione degli uomini possiede una funzione conoscitiva che è la stessa per tutti.

L’IDEALISMO E IL PROBLEMA DELLA COSA IN SE’: UNA NUOVA CONCEZIONE DELL’ASSOLUTO

L’idealismo sottolinea come l’affermazione dell’esistenza del noumeno come causa della realtà del soggetto e dell’oggetto posta al di fuori della loro relazione, a noi ignota ed inaccessibile sia un’affermazione contraria allo stesso spirito del criticismo kantiano: come faccio ad affermare l’esistenza di qualcosa che non conosco e che non potrò mai conoscere?

Il criticismo sembra poggiare su un profondo paradosso: il fondamento ultimo della realtà e quindi anche della ragione è qualcosa di inconoscibile, di ignoto, in una parola: di irrazionale.

Ammettendo l’esistenza della cosa in sé Kant ha fatto ricorso ad un elemento che la ragione può accettare solo compiendo un salto, una sorta di fede; egli è caduto in una forma di dogmatismo.

L’IDEALISMO INTENDE TRARRE QUELLE CONCLUSIONI A CUI KANT STESSO AVREBBE DOVUTO FAR APPRODARE IL CRITICISMO: LA NEGAZIONE DELLA COSA IN SÉ.

La sfida è quella di dare un fondamento razionale alla ragione.

… continua…

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