La Poetessa bambina

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La poetessa bambina

“Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri”.

Il 1 novembre 2009 moriva, a 78 anni, Alda Merini.

Alda Merini ci ha incantati con le sue parole e la sua malinconia regalandoci le poesie più belle che la letteratura italiana abbia mai conosciuto.

È stata una tra le più celebri poetesse italiane di tutti i tempi.

Ha cominciato la sua carriera quando aveva quindici anni nonostante a scuola non fosse brava, rimandata più volte proprio in italiano.

Ma c’era qualcosa in quello che scriveva che fece subito breccia nel cuore di tutti.

Fu il critico Spagnoletti folgorato dalle sue poesie a farla esordire così giovane.

La sua vita non fu facile; furono proprio i suoi tormenti interiori a rendere la sua prosa così potente.

Affetta da disturbo bipolare, finì spesso ricoverata in cliniche psichiatriche dove, per il dolore e la disperazione, si rifugiava nella scrittura.

Ciò che rende grandi le sue poesie è la brutale sincerità e quel modo diretto di raccontare la vita e l’amore.

Alda Giuseppina Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931, giorno in cui, come soleva affermare, ha inizio la primavera.

La sua famiglia è di modeste condizioni, il padre un dipendente di una società di assicurazioni, la madre una casalinga.

La scrittrice si descrive come una bambina solitaria e malinconica.

Finite le scuole medie tenta di entrare nel prestigioso Liceo Manzoni, tuttavia non riesce a superare il test di ammissione.

Inizia a studiare il pianoforte suo secondo amore dopo la poesia.

I suoi amori furono poco poetici.

Il primo fu Giorgio Manganelli.

Alda Merini e Giorgio Manganelli si conoscono alla fine del 1949 e fin da subito lo spettro della follia aleggia attorno alla loro relazione.

Lei ha compiuto diciotto anni a marzo, ed è già “Alda Merini la poetessa” consacrata dal sostegno dello scrittore e critico Spagnoletti che per primo ne aveva intuito il talento e che nella Milano della ricostruzione, le aprì le porte del mondo intellettuale della città quando era ancora un’adolescente.

Fu proprio Spagnoletti a presentarli.

Lui ha 27 anni e non è libero; sua moglie, Fausta Chiaruttini, aveva dato alla luce la figlia Lietta nel 1947.

Erano due personaggi per nulla sentimentalisti, decisamente non facili.

Il 1949 per loro sarà un anno cruciale.

Alda comincia ad avvertire la presenza delle «prime ombre» della sua mente.

Iniziano le visite.

Nel 1950 la poetessa verrà internata per un mese all’ospedale psichiatrico di Villa Turro con la diagnosi di disturbo bipolare.

Ma Manganelli è determinato ad aspettarla, quella ragazza tormentata, così diversa dalle sue coetanee, con un mondo interiore profondissimo e un talento già visibile, lo ha incantato.

È già scoppiato l’amore.

Quando ne uscirà, ad aspettarla troverà proprio Manganelli e iniziarono i primi tormenti e i primi strazi.

Alda all’epoca non aveva grosse esperienze sentimentali mentre Giorgio non riusciva comunque a ricevere una separazione consensuale da sua moglie.

Nonostante ciò, oltre a provare una reciproca passione, i loro incontri erano scanditi per lo più da dialoghi, come ricorderà la stessa Alda, molto spesso inerenti la morte, la follia.

Tutto ciò, finché non sarà proprio la moglie di Manganelli a preparargli le valige e l’autore non deciderà di raggiungere Roma.

Lei amava quelle parole una ad una, amava come Manganelli le distillava, amava il modo in cui lui la amava attraverso i libri, i versi e il presagio della fine che quelle parole evocano.

È la Merini stessa a testimoniarlo.

Il gergo di Manganelli…

Oh, lui parlava fitto e innamorato
come una rondine stellata,
pieno di germi d’addio.
Era un linguaggio provenzale
con una cadenza andalusa
e con le mani sfiorava i miei libri,
invece del volto, e diceva:
“Che strano frumento
ti cresce nei capelli”.
Allora, con la falce del viso,
tentava di mietermi il sorriso
finché finimmo
nel gergo della passione».

La relazione tra i due durerà tre anni.

Un tempo relativamente breve, trascorso all’insegna dello scavo interiore, del sentimento che lacera e dilania, ma che contribuirà a definire la poetica di Manganelli che risulterà indelebilmente segnata da quell’incontro.

La vocazione poetica è presente già nello scrittore, circondato da poetesse da sempre, sua madre scrive poesie, sua moglie pure.

Le sue prove giovanili sono proprio ispirate alla religiosità esasperata della madre e quindi, di molto precedenti all’incontro con Alda.

Ma quella relazione lo spiazza.

L’amore è un eccellente combustibile per alimentare il malessere che può condurre alla letteratura.

Ma deve fare male, deve essere maledetto.
E infatti questo amore prosegue “male” come dev’essere per Manganelli.

Il loro amore andò avanti a suon di schiaffoni.

Maria Corti, la celebre autrice, amica dello scrittore fin dai tempi dell’università, ricordava bene quel periodo: ogni sabato pomeriggio lei e Manganelli salivano le lunghe scale senza ascensore del mio pied-à-terre in via Sardegna e io li guardavo dalla tromba della scala, solo Dio poteva sapere che cosa sarebbe stato di loro…

Angela Amendola

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