Questa è la storia di un sentimento pulito, di una sana follia che ci pervade e che ci unisce inevitabilmente , di notti vulcaniche caratterizzate da grande esultanza, di un ragionamento di “pancia” che non si imbelletta con elucubrazioni superflue.
Il coinvolgimento si fa strada a partire dal cuore, scalpita con invadenza e ci inchioda innanzi ad uno schermo, intercetta alla perfezione ciascuno stato emozionale e talvolta ci spinge persino a patire allo stremo.
Ma offre la sua ricompensa quasi sempre, e lo fa con dosi massicce di adrenalina vitale.
È certamente la storia di un potentissimo sentire popolare anche se, contrariamente a ciò che sarebbe facile da sostenere, il popolo non si identifica con il concetto di massa, bensì con quello di Nazione.
E la Nazione non è equiparabile al gregge.
La Nazione è Patria!
E questo è un pezzo significativo di storia d’Italia, quell’Italia che avvertiva una spasmodica esigenza di cedere ad una gioia incontenibile , dopo mesi di interminabili e di insostenibili privazioni, in seguito all’immane timore che la normalità fosse ormai una chimera.
Ne aveva bisogno quanto il resto d’Europa.
Ne aveva bisogno quanto il mondo intero.
Ma questa volta è toccato a lei!
Sì, è riservato esclusivamente allo “stivale” questo inebriante momento di gloria e di magica allegrezza.
Un pensiero di tipo fatalista potrebbe indurci a credere che fosse già tutto previsto e che ogni minimo dettaglio fosse stato ben curato all’interno dei mastodontici tomi incisi dal destino.
Le menti più razionali, di contro, opterebbero per una conclusione che parte da una premessa che si fonda su una superiorità calcistica.
Ma in fin dei conti, chi ha davvero contezza di quali siano le reali dinamiche che governano gli eventi?
Ci basti sorridere ad oltranza al cospetto dell’agognata vittoria, che di domande ingombranti ce ne poniamo fin troppe ed in molteplici occasioni.
Ed ancora…
Questa è la storia di un gruppo di ragazzi che hanno gli sguardi intrisi di una genuinità disarmante.
Non so se sia la sola ad intravedere così tanta semplicità ed una buona dose di umiltà nel luccichio dei loro occhi, ma colgo la netta presenza di quell’iridiscenza tipica di una gioventù palesemente ambiziosa, ma che non cessa di considerare il rispetto un dettaglio tutt’altro che marginale.
E con l’obiettivo di rimarcare la suddetta opinione, desidero simbolicamente citare un particolare che riguarda uno dei grandi protagonisti di questa sensazionale avventura.
Non riesco a trattenere l’emozione di fronte ad un remoto filmato che immortala Federico Chiesa da bambino, così piccino ed inconsapevolmente tenero, meravigliosamente spontaneo tra le braccia protettive del padre.
E alla domanda del giornalista: ” Chi segnerà un goal al posto di papà?” – lui risponde con prontezza disarmante:”Lo segno io!”
A distanza di diversi anni, la lungimiranza di quel bimbo delizioso, ha mutato la sua natura ipotetica in un’eccellente realtà.
Fare squadra significa inorgoglirsi fortemente, e non in ultima istanza, innanzi al grande valore detenuto dal compagno.
L’ammirazione nei confronti delle persone con le quali si condivide un’esperienza rappresenta il primo tassello nell’edificazione del sentimento d’autostima.
E pare proprio che i nostri “Azzurri” si scrutino con affetto, condividendo con tutti noi i loro abbracci sinceri e colmi di stima.
Reputo che abbiano conquistato la vittoria per capacità, tenacia e per un evidente fair play.
Questi ragazzi non avrebbero giammai mortificato l’avversario con dei fischi durante l’Inno Nazionale né, tanto meno, avrebbero rifiutato una mano d’aiuto per rialzarsi da terra.
No, nessuno di questi giovani avrebbe oltraggiato con gli sputi alcuna bandiera che non gli fosse appartenuta e non avrebbe smesso di ammirare la preziosa medaglia che gli fosse stata adagiata sul petto.
Questi calciatori valgono certamente di più di quattro pseudo rappresentanti della casa reale, i quali hanno abbandonato lo stadio prima della tanto attesa premiazione.
Sangue blu? Ne siamo davvero certi?
Ieri sera di blu c’erano solo le maglie indossate dai nostri undici uomini, null’altro, mi pare.
E se Madre Patria unisce le anime in nome del trasporto e dell’amore fraterno …. Beh… Cosa dire in merito all’ennesimo abbraccio tra Mancini e Vialli?
Un’amicizia che si protrae da un’intera vita ha raggiunto l’apice dell’intensità, per mezzo di queste pubbliche e commoventi manifestazioni d’affetto che elargiscono dolcissime carezze sul cuore di chi assiste.
Ergo, avremmo vinto comunque, persino se fossimo stati sovrastati da una triste sconfitta calcistica.
Già, perché le belle cose vincono sempre sulle brutture, le belle cose hanno il potere di coinvolgere le percezioni individuali e di scuotere il buon senso, sono delle ottime alleate nei tempi più bui e detengono un’ impressionante capacità consolatoria.
E intanto la coppa è giunta fino a Roma ed un incontenibile bagno di folla la accompagna per le strade festose.
Centinaia di bandiere sventolano con immenso orgoglio ed una marea di sorrisi fa capolino da una ritrovata sensazione di “serenità concitata.”
Questa è la storia di un’Italia che ha lungamente sognato e che non comprende, ancora del tutto, se un effettivo risveglio sia veramente avvenuto.
Siamo desti? Chi può dirlo?
È tutto così incredibile!
Nell’incertezza io ho comunque deciso di riaprire i miei occhi e devo dire di non essere preda di alcun pentimento.
Quello che vedo è indubbiamente più bello di un sogno.
Quello che vedo?
Tutta l’Europa dipinta “d’Azzuro!!!”
Maria Cristina Adragna