La colomba leggera…

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Nel 1789, anno della rivoluzione francese, in una cittadina della Prussia Orientale, Konίsberg, si nota con stupore un uomo che si avvia a passo svelto verso la stazione di posta della città. L’uomo è il filosofo Immanuel Kant (1724 – 1804) che si reca alla posta perché lì arrivano le notizie relative alla rivoluzione ispirata ad ideali che il filosofo aveva condiviso.

Lo stupore suscitato da Kant dipende dall’idea che i suoi concittadini avevano di lui, idea confluita in una ricca aneddotica che ce lo mostra meticoloso, puntualissimo, dotato di una disciplina ferrea, celibe, convinto di dover dedicare ogni sua energia ad una grande rivoluzione filosofica.

Solo da un paio di anni ha iniziato a pubblicare la prima delle tre Critiche, opere difficili e affascinanti, una sfida per il pensiero che scopre, però, la bellezza della ragione quale guida delle nostre azioni.

Anche nel 1784 aveva ribadito la necessità di avvalersi della propria intelligenza e di non farsi guidare da altri o da altro nelle scelte che riguardano la vita. Infatti in Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo, aveva scritto:

<< L’illuminismo è l’uscita dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipenda da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza. E’ questo il motto dell’Illuminismo.>>

La ragione, quindi, serviamoci della ragione nel valutare gli eventi e non della presunta autorità di altri che pensano per noi, giudicano per noi. La ragione kantiana, però, è una ragione che per formulare i suoi giudizi ha bisogno di basarsi sull’esperienza, come scrive in un passo famosissimo: << La colomba leggera, mentre nel suo libero volo fende l’aria di cui sente la resistenza, potrebbe immaginare che le riuscirebbe assai meglio di volare nello spazio vuoto di aria >>. Kant, Critica della ragion pura

Nello spazio vuoto di aria, invece, la colomba non potrebbe volare.

Quando Kant scrive queste righe ha in mente la metafisica, il mondo fuori e lontano da quello fisico a cui l’uomo tende. Contemporaneamente, però, ci fa comprendere quanto l’esperienza sia importante per conoscere, per vivere con consapevolezza nel mondo e quindi fare le scelte più corrette e opportune.

Penso spesso alle filosofie razionalistiche, tra cui è quella del filosofo Kant, in questi giorni in cui noto tanta irrazionalità prevalere nel mondo e nel nostro paese, a proposito di vaccini, green pass et similia.

Capire l’altro è una cosa molto difficile; l’esperienza, in questi casi, ci fa osservare che la nostra vita è sempre più libera dalle restrizioni alle quali siamo stati sottoposti, eppure… libertà! . .  libertà! viene gridato nelle piazze inferocite.

Ma, mi dico, non siamo più liberi noi, vaccinati e con il green pass, che andiamo dappertutto?

Poi, curiosa idea quella di libertà che non preveda partecipazione e condivisione. Anni fa G. Gaber cantava che la libertà non è star sopra un albero e nemmeno un volo di gabbiani, la libertà è partecipazione.

La libertà, nella storia e nella società, non è mai stato un valore assoluto, è “libertà di” o “libertà da” e deve essere rispettosa dei diritti degli altri. Tra i diritti riconosciuti c’è quello alla salute, per cui non comprendo perché una minoranza riottosa debba diventare un pericolo e un problema per una maggioranza che ha deciso di tutelare se stessa e gli altri, dimostrando di aver colto l’autentico significato del vivere civile e del rispetto delle leggi.

Le leggi, infatti, vanno rispettate e quando non si rispettano se ne pagano le conseguenze. Non sempre le leggi sono come noi vorremmo eppure le dobbiamo osservare. Le disposizioni del nostro governo ci pongono ai primi posti tra gli stati europei per capacità di contrastare il virus e per la ripresa economica, dovremmo dare ogni forma di collaborazione per il bene comune e per non compromettere la ripresa economica. Le ultime disposizioni, dimostratesi efficaci, iniziano ad essere prese a modello da altri Stati che le hanno adottate o si apprestano a farlo.

Non serve discutere con una massa di persone chiusa al dialogo, mi fa pensare alla colomba di Kant infastidita dall’aria, così costoro rifiutano infastiditi la lunga fila di camion piena di vittime del covid, gli ammalati che ancora muoiono o subiscono terribili sofferenze attribuite ad oscuri complotti.

Meglio tornare a Kant: Sapere aude!

 Gabriella Colistra

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3 COMMENTS

  1. Mutans mutandis: ” Il principio, illuministico e positivistico, della DEMISTIFICAZIONE scientifica, storico-critica della fede cristiana debba essere coraggiosamente abbandonata” (discorso sul destino dell’uomo – Bergamo / primavera 1963 – di Palmiro TOGLIATTI).
    Intelligenti pauca.
    Michele DI GIUSEPPE

  2. Sono d’accordo con le parole di Togliatti, pronunciate in una precisa temperie. Riguardo a quanto ho scritto, distinguerei razionalismo da razionalità. Intendevo, in tale contesto, riferirmi solo alla seconda accezione del termine che credo anche lei condivida come guida delle nostre azioni.
    Il povero Kant incontrò ostacoli e difficoltà nel difendere la propria idea di religione, che trovo sincera e sofferta, oggi lo lascerei riposare in pace.
    La saluto cordialmente, ammirando il suo spirito indomito, Gabriella Colistra

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