Lino Berruti è un artista che spazia dalle performance alle installazioni e questa intervista è un modo per scoprire e svelare il processo creativo che c’è dietro quel mondo misterioso e favoloso che sono le sue opere.
Lino, parliamo di te, scambiamo qualche parola per approfondire e focalizzare il tuo percorso artistico e il tuo lavoro…
Bruno Vergani: come ti sei avvicinato all’arte?
Lino Berruti: mi sono avvicinato all’arte sin da ragazzo grazie ai miei zii alla fine degli anni 60.
Attraverso loro, validissimi pittori impressionisti, è iniziata la mia passione.
Ma sin dalla nascita i colori hanno sempre esercitato su di me un fascino particolare e da allora l’esigenza di dipingere e creare è stata basilare, facevano già parte della mia vita stimolandomi continuamente.
Bruno Vergani: come nascono le tue opere?
Lino Berruti: direi che la necessità creativa si è sempre espressa e nel corso degli anni ha rafforzato la sua voce e le sue risonanze dentro di me.
Ma la mia prima opera è nata quasi per caso. Un giorno mi è venuta l’ispirazione di riempire una parete del mio ristorante: l’opera era una struttura con del legno, delle plastiche e vari materiali di recupero. Era l’inizio della mia avventura artistica. Naturalmente dalle mie difficoltà dettate dalla inesperienza piano piano ho iniziato ad approfondire ed evolvermi, tanto che a un certo punto ho deciso di usare anche l’acciaio.
Un artista non smette mai di fare ricerca, elabora e affina costantemente le proprie capacità, sperimenta nuovi materiali e nuove soluzioni che sono alla base della nostra esistenza, del nostro vivere quotidiano.
Bruno Vergani: parlami del tuo metodo di lavoro.
Lino Berruti: nelle mie opere c’è sempre un’apertura mentale e le tematiche che affronto nel mio lavoro sono quelle connesse ai concetti di memoria e decorso temporale.
Ho un metodo molto particolare, mi piace vedere la bellezza della scultura che creo, per cui magari inizio, poi la modifico usando altre materie.
Adattarsi alle esigenze dell’opera e del momento è per me fondamentale, per cui da sempre ho con gli oggetti un rapporto estremamente creativo, per cui recupero e rimaneggio tutto ciò che è vecchio e che gli altri magari buttano via.
Le mie installazioni sono come un disegno. Gli ultimi lavori che ho realizzato sono molto sedimentati. E il disegno è un linguaggio che si stratifica, è fatto per accumulazione, un segno dopo l’altro, un movimento dopo l’altro: questo crea un’immagine. Nelle mie installazioni accade la stessa cosa.
Insomma la mia coerenza stilistica non è dovuta ad una particolare tecnica ma al desiderio e all’idea che regola il mio modo di lavorare.
Bruno Vergani: cosa provi mentre crei?
Lino Berruti: una sola parola: emozione.
Bruno Vergani: quale è il messaggio che vuoi trasmettere?
Lino Berruti: Il desiderio di esternare il mio pensiero artistico attraverso un linguaggio personale dove tutto deve tendere all’equilibrio non solo dentro dentro di noi, ma anche verso la natura.
La mia arte vuole generare una riflessione sulla ricerca dell’armonia, che può avvenire solamente quando decidiamo di trasformarci per modificare il contesto in cui viviamo. Migliorare attraverso una continua risintonizzazione adattiva che la vita ci richiede, in base al contesto e alle situazioni.
Un percorso evolutivo e trasformativo, dove tutto è mosso in nome dell’etica e del rispetto.
Questo è ciò che desidero trasmettere a coloro che osservano le mie opere, perché
esse devono creare un’emozione, non solo a me, come dicevo prima, ma da chi vengono viste.
Bruno Vergani: quindi esprimono stati d’animo anche ai tuoi spettatori?
Lino Berruti: sì è successo molte volte e cito un caso: eravamo in una sala cinematografica di Brugherio, in provincia di Milano, dove è stata installata una mia creazione e il proprietario della sala mi disse che era venuta la sorella di Alessandro Gassman e aveva voluto fotografare la mia scultura perché ne era rimasta affascinata.
Bruno Vergani: quale è il tuo sogno o ispirazione?
Lino Berruti: rimanere per sempre nell’ambito artistico, con la passione di oggi.
Riguardo ancora una volta i capolavori di Berruti che traspirano energia e ciò che interpreta va oltre l’immagine visiva.
Lino non rende il segno con il segno, la materia con la materia, il colore con il colore, ma il senso con il senso…
Ecco allora che la sue installazioni rappresentano un delicato processo di rigenerazione.
Le opere, sia ferro, lamiere ricurve, reti metalliche, fili di rame intersecati, realizzano quella capacità di rielaborazione e raffigurazione del pensiero…emozioni, ricordi, speranze.
Forse è questo a rendere i suoi quadri così strani e attraenti.
Per lui il mondo vero, con il quale l’uomo doveva cercare di riconciliarsi e di vivere in armonia per sentirsi intimamente appagato, era quello naturale, fatto di boschi, di acque, di piante, di montagne, di cieli da osservare e da godere in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi cambiamenti e in tutte le innumerevoli forme di vita che lo animano.
Lino vuole ritrovare quel momento vuoto che c’è tra un istante percettivo e l’altro e concepire l’arte come superba capacità di sfidare il tempo che passa e di individuare ciò che è duraturo e che rimane nei secoli.
Un “soffio vitale” quello di Berruti, dove tutto si genera e si trasforma diventando arte.
Bruno Vergani
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