Emilio Gola (parte prima)

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Emilio Gola (parte prima)

“Ritratto di donna”

Olio su tela cm 188 x 110

Collezione privata

Emilio Gola nacque il 21 febbraio 1851 a Milano da una ricca e nobile famiglia.

Seguì i corsi di ingegneria industriale presso il Politecnico, laureandosi nel 1873.

Fin da giovane, nutrì un interesse fortissimo per la pittura che il padre assecondò, affidandolo al pittore Sebastiano De Albertis.

Furono però soprattutto i viaggi compiuti con il genitore, pittore dilettante, ad arricchire la sua formazione.

Durante il soggiorno a Parigi nel ’68 entrò contatto con gli Impressionisti, la cui influenza è evidente, soprattutto, nelle opere eseguite tra il 1885 e il ’90.

Si recò poi in Germania e Olanda dove rimase colpito dalla pittura di Rembrandt.

Nel 1879 esordì a Brera.

L’anno successivo espose al Salon di Parigi. Fu presente nuovamente al Salon con due paesaggi nel 1882 e 1889 e nel 1900 un ritratto femminile gli valse la medaglia d’argento all’Esposizione Universale.

Nel decennio Ottanta si dedicò all’attività ritrattistica, mostrando particolare interesse per le figure femminili appartenenti all’aristocrazia milanese.

Grazie a quest’ultima incontrò Maria Mannati, con cui si unì in matrimonio nel 1904 e dalla quale rimase vedovo dopo appena tre anni. In questo momento realizzò scene animate da lavandaie e impressioni ambientate in Brianza.

Partecipò alle diverse edizioni della Secessione di Monaco, nel 1888, 1891 e nel ’92, quando ottenne la medaglia d’oro.

Dal 1900 cominciò a dedicarsi alla rappresentazione di nudi.

Nel 1904 partecipò ad una mostra a St. Louis e a Londra e nel 1906 ottenne un grande successo nell’Esposizione di Milano.

Nel 1915 espose a San Francisco.

Durante la guerra lavorò tra la riviera ligure e il Lido di Venezia, specializzandosi nelle marine.

Morì a Milano nel 1923.

“RITRATTO DI DONNA”

Immersa nella penombra della stanza attraverso un calibrato uso dei colori che scandiscono melodicamente momenti di luce, la donna è una creatura elegante dotata di una sensualità sana, pudica, soffusa di un alone di voluttuosa poesia.

Avvolta in un elegante abito nero, con i capelli raccolti che lasciano scoperti il collo e le spalle, la figura assume una posa ricercata con il viso rivolto indietro e verso il basso.

In questa mirabile opera la delicata e raffinata bellezza femminile si accompagna a una struggente malinconia.

L’inquadratura ripresa dal basso è leggermente obliqua e la pennellata sfatta e morbida.

La grande tela è giocata su poche tonalità di colore, come i grigi dello sfondo e il nero dell’abito, sui quali risalta il chiarore dell’incarnato femminile, esaltato dalla luce proveniente da sinistra.

Il ritratto rivela una chiara matrice naturalistica ed è accostabile ai ritratti femminili eseguiti negli stessi anni da Gola.

Da ritenere uno tra i capolavori del maestro, non si conosce però l’identità della donna, anche se ritratta dal pittore in diverse occasioni.

CONCLUDENDO:

Nell’opera pienamente compiuta nella disposizione delle forme e nei giochi tonali bruni molto intimisti ed insieme corposi, Emilio Gola raggiunge con maestria il perfetto equilibrio e l’unità del dipinto, pur avendolo steso, come dicevo, su dimensioni notevoli.

Bruno Vergani

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