Indifferenza

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Qualche giorno fa percorrevo l’autostrada, autostrada del sole era chiamata fino a poco tempo fa e quel giorno di sole ce n’era tanto, tanto che l’aria condizionata della macchina era insufficiente a dare un reale sollievo.

Immersa in quel tepore, gli occhi caddero sul leggero ondeggiare di alberi frondosi e lucidi che al sole sembravano argentei. Non so come mai mi vennero in mente i filosofi italici e mi chiesi se al loro tempo trovassero refrigerio sotto gli alberi mentre riflettevano sui problemi della vita o guardavano il cielo per coglierne i segni che mostrava.

Da un caldo all’altro mi ritrovo in Grecia, molti anni fa, in un’estate caldissima, a piedi andavo verso la bottega di Fidia ad Olimpia e camminando raccontavo ai miei figli, bambini e riottosi, delle meraviglie che avremmo visto. Finalmente giunti a destinazione, sento la voce di mia figlia che sconsolata dice: – Ma sono solo pietre!

Risi, ma pensai a quanto parlino quelle pietre a chi le sa ascoltare, quante storie raccontino e quanti sogni riempiano!

E’ andata! Arrivata a casa troverò qualcosa di antico non inciso sulle pietre ma stampato nei miei amati libri.

Cerco qualcosa sulla felicità, non il solito Epicuro e la sua Lettera a Meneceo ma gli Stoici, filosofi contemporanei di Epicuro e non così fiduciosi nella conquista della felicità perché fortemente ancorati al logos, la ragione, che muove ogni azione dell’uomo così come governa ogni aspetto della natura.

Non abbiamo scritti degli Stoici antichi, tutto è andato perduto, dobbiamo rifarci alle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio. Questi sostiene che gli stoici avevano diviso tutte le cose in buone, cattive o indifferenti. Mi attira l’indifferenza che vedo oggi nel comportamento di molti. Diogene Laerzio scrive:

<< Il termine “indifferente” ha un duplice significato. In primo luogo designa ciò che non contribuisce né alla felicità né all’infelicità, per esempio ricchezza, gloria, salute forza e simili; infatti anche senza queste è possibile conseguire la felicità, dal momento che secondo l’uso che di esse si fa possono apportare felicità o infelicità. In secondo luogo il termine “indifferente” designa ciò che non desta né propensione né avversione, per esempio avere sulla testa un numero di capelli pari o dispari o tenere il dito disteso o contratto>>

Delle cose indifferenti, proseguono gli Stoici, alcune vengono accettate, altre vengono respinte; vengono accettate le scelte che hanno un valore, vengono respinte quelle che non hanno valore, così come consigliano gli stoici:

<< Dunque è degno di essere scelto tutto ciò che ha un valore: nel campo spirituale la dote naturale dell’ingegno, la capacità tecnica, il progredire e simili; nel campo materiale la vita, la salute, la forza, la buona complessione fisica, l’integrità degli organi, la bellezza e simili; nel campo dei beni esterni la ricchezza, la gloria, la nobiltà di natali e simili>>.

Mi domando se oggi qualcuno custodisca dei valori che facciano da guida nel suo percorso di vita. Mi pongo la domanda perché vedo intorno a me molta indifferenza nei confronti delle cose e delle persone. Di fronte alle scelte si rimane indifferenti o tutt’al più si critica, non sempre civilmente sui social.

Quando si era all’inizio della pandemia, si pensava che il dramma che stavamo vivendo avrebbe reso tutti migliori, più solidali, più comprensivi nei confronti degli altri. A distanza di tempo, vediamo molti chiusi nel proprio guscio, ripiegati su se stessi a rimpiangere la vacanza perduta, i soldi non guadagnati, le occasioni sfumate, le discoteche chiuse, mai un pensiero per le migliaia di morti, per le vite spezzate troppo presto dimenticate.

Indifferenti alle scelte politiche che vengono accolte in modo acritico, sembra che l’unica cosa che faccia infiammare siano le presunte limitazioni di libertà se per entrare in certi posti viene richiesta la prova dell’avvenuta vaccinazione, il green pass.

E’ molto singolare che si consideri questa una limitazione della libertà. Non perdiamo libertà quando dobbiamo esibire un certificato ma ogni volta che accendiamo il telefonino, ogni volta che raccogliamo i punti al supermercato, ogni volta che ci prenotiamo per qualunque motivo e lasciamo i nostri dati, ogni volta che paghiamo con il bancomat e infinite altre volte.

Credo che il problema non sia la libertà ma il dover fare la vaccinazione e in ciò vedo ancora indifferenza nei confronti degli altri attraverso un agire superficiale: agire per sé e non per sé insieme gli altri.

Penso questo perché non ci fu questa levata di scudi quando furono introdotte le pesanti limitazioni ai fumatori a cui fu impedito di fumare nei luoghi pubblici e in altri luoghi. Lo si fece e fu accettato in nome del bene comune, del dovere morale di tutelare la salute degli altri presenti e il fumo non è così immediatamente pericoloso come lo è il virus.

Una questione risibile ha dato voce ai teatranti della politica che, grazie alla generale indifferenza, logorano le evanescenti difese della massa.

Meglio tornare alle decise e lapidarie parole che Diogene Laerzio attribuisce agli Stoici:

<< Solo il sapiente è libero; gli stolti sono servi; la libertà è la facoltà di agire in modo autonomo, la servitù è la privazione di questa facoltà>>.

Naturalmente libertà o schiavitù dipendono da noi, dalle scelte che facciamo, da ciò che vogliamo essere e fare della nostra vita; nessuno nasce sapiente o stolto. Lo scriveva anche Platone nella Repubblica, 617 d :<< La responsabilità è di chi sceglie, il Dio non ne è responsabile>>.

Anche Antonio Gramsci (1891 – 1937) in tempi più recenti, e in un diverso contesto storico – politico si schierò contro l’indifferenza:

<<Odio gli indifferenti […] Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.

L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.>>

Gabriella Colistra

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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