Giorgio Ceriani Sebregondi

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Era il 13 settembre del 1972…

… si discute ancora, facendo passare la discussione come nuova e attuale o perlomeno foriera di nuove idee e progetti per dare il via all’apertura di orizzonti nuovi e scenari che dovrebbero portarci sulla strada giusta del decollo definitivo del mezzogiorno d’Italia e perché no di tutto il Sud del pianeta mondo.

Ma non si può tralasciare un particolare che mi sembra alquanto importante, vale a dire la mancanza di novità nell’impostazione del discorso stesso, per cui è logico dedurre che sia vana illusione credere di raggiungere un qualche valido obiettivo perseguendo quei vecchi binari che non hanno portato positivi frutti di sviluppo.

Credo che, in occasione dei ’70 anni dalla costituzione della Cassa per il Mezzogiorno il rischio di dibattiti passerella, teorici e retorici sia molto alto.

A tal proposito credo sia interessante “resuscitare” Giorgio Ceriani Sebregondi e la sua importanza storico – sociale, ma anche l’attualità del suo pensiero, relegato in quelle dimenticanze, a mio parere non casuali, che la politica spesso adotta per motivi di “opportunità” poco chiare e poco fluide.

Giorgio Ceriani, nell’ambito del problema sul divario Nord/Sud e dello sviluppo in genere sostiene che quest’ultimo non si può costruire sul solo dato economico ma presuppone un lavoro sui fattori di crescita culturale, sociale e istituzionale.

Si evince chiaramente come il perseguire, in un progetto di politica di sviluppo, il solo elemento economico sia insufficiente, la prova è il fatto che la politica sul mezzogiorno sia stata fino a questo momento un fallimento, e non si vengano a riportare dati i cui risultati sono del “meglio che niente”, perché sappiamo tutti che dopo decenni un ragionamento del genere non può essere che mortificante.

Il Ceriani aveva compreso oltre sessanta fa una verità semplice, se la crescita non ha alla sua base una matrice culturale, sociale, scolastica/educativa, istituzionale a tutti i livelli, non si può andare da nessuna parte.

Infatti da nessuna parte si è andati. Non si può pensare ad uno sviluppo economico di una regione depressa se solo uno dei fattori sopra indicati non abbia in sé un funzionamento strutturale etico e morale solido.

Non può valere la politica delle vuote promesse e degli interessi personali, non può valere una scuola poco competitiva perché abbandonata in mano a gente incapace, non può valere una cultura messa ai margini e ripescata strumentalmente solo durante le campagne elettorali, per non parlare di sanità e strutture sociali.

Il portato del pensiero di Giorgio Ceriani Sebregondi ci porta a riflettere seriamente sul principio di sussidiarietà: rappresenta la ricchezza e la linfa di una società democratica che si basa sul pluralismo e sulla libera iniziativa delle donne e degli uomini cittadini protagonisti ma non in senso individualista nell’ambito di uno Stato nazionale.

È libertà pura, è pensiero creativo, è il perseguimento di una passione, del desiderio di dare un contributo ad una idea e conseguentemente all’intera società nella sua realizzazione. Il principio di sussidiarietà rinforza e unisce capacità, è realizzazione dopo il confronto costruttivo, rafforza il senso dello Stato dal basso, propone riforme, aumenta la qualità della vita.

Penso ai buoni frutti derivanti da movimenti e associazioni che si sono formati nell’ambito della Chiesa, alla dialettica costruttiva che per molti anni ha accompagnato il movimento sindacale, al lavoro straordinario del volontariato non politicizzato, e molto altro di cui non scrivo per non dilungarmi troppo.

In un momento di crisi pandemica come quello attuale, il problema sulla crisi del principio di sussidiarietà, quindi dei corpi intermedi, sarà ancora più accentuato, visto il blocco democratico che tutti stiamo vivendo e subendo. In conclusione, la sintesi del pensiero di Giorgio Ceriani Sebregondi è enucleabile nella costruzione di una solida cittadinanza attiva, solidale, responsabile.

Potrebbe essere cancellato, definitivamente, il termine suddito, triste realtà del nostro Sud, destabilizzante e drammatico, anche per quella classe politica che ha creduto di poterne trarre degli egoistici benefici.

Tommaso Cozzitorto

Orizzonti sociali: corpi intermedi…

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Tommaso Cozzitorto
Sono nato a Salerno, ho trascorso la mia infanzia a Sapri e vivo a Lamezia Terme dall'età di dieci anni. Laureato in Lettere moderne ad indirizzo filologico-letterario presso l'Università di Salerno con una tesi dal titolo "Cesare Beccaria e il dibattito sulla pena di morte" discussa con il prof. Valentino Gerratana. Abilitato all'insegnamento in materie letterarie, filosofia e storia, storia dell'arte, insegno Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria di primo grado. Mi occupo anche di critica letteraria e di arte attraverso conferenze e presentazioni di libri. Ho scritto prefazioni a romanzi e saggi, collaboro al mensile "Lamezia e non solo" da diversi anni. Sono stato protagonista nella trasmissione televisiva Confidenze Culturali ed ho presentato la rubrica "Imagine" su Ermes TV. Per dieci anni ho curato la rassegna "DiMartedìCulturando" in un noto locale di Lamezia Terme. Ho fatto parte della Commissione Calabria "Premio la Giara" indetto dalla RAI. Ho pubblicato due libri: Palcoscenico e Along the way. Nel 2011 ho ricevuto il "Premio Anthurium" città di Lamezia Terme e successivamente il "Norman Academy" a Roma, entrambi per meriti culturali. Ho ricevuto nel dicembre scorso un riconoscimento dal Liceo Scientifico Galilei di Lamezia Terme nell'ambito del Festival della Scienza. In ambito prettamente scolastico sono stato Valutatore ed esperto in PON e POR.

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