Edouard Manet (parte sesta)

170318

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Édouard Manet (parte sesta)

“Berthe Morisot con un mazzo di violette”

Olio su tela 55 x 38 cm

Museo d’Orsay, Parigi.

Rimasto a Parigi, come dicevo nei post precedenti, il pittore ha prestato servizio nella guardia nazionale e la sua attività artistica ha subito un inevitabile rallentamento.

Alla fine del 1871, Manet riprende a dipingere raffigurando di nuovo i suoi vecchi modelli.

Tra questi c’è anche Berthe Morisot, lei stessa giovane pittrice, alla quale Manet è legato da una profonda amicizia e che, alcuni anni dopo, sposerà Eugène, uno dei fratelli dell’artista.

“BERTHE MORISOT CON UN MAZZO DI VIOLETTE”

Berthe Morisot è ritratta a mezza figura da Edouard Manet.

La giovane donna, che sfoggia un bouquet di violette, è rappresentata in un sapiente mix di chiaro e scuro conferendo al dipinto uno spirito molto particolare.

Berthe indossa un abito nero e porta un cappello elegante dello stesso colore, fissato con un nastro intorno al collo.

Sull’abbottonatura dell’abito inoltre è appuntato un piccolo mazzo di violette

Invece di ricorrere ad un’illuminazione omogenea, come spesso troviamo nei suoi ritratti, in questo caso Manet preferisce proiettare sulla sua modella una luce intensa e laterale, al punto che Berthe Morisot sembra essere solo ombra e luce.

Con questa sublime variazione sul nero, Manet fornisce un’ulteriore prova del suo virtuosismo.

La scelta di ritrarla vestita di nero, mostrando una capacità straordinaria nel gioco di luci e ombre e nell’ utilizzo del colore nero, permette a Manet di esaltarne ancora di più la bellezza e la profondità dello sguardo.

Lo sfondo infine è realizzato con un unico colore e non presenta dettagli.

CONCLUDENDO:

L’ammirazione di Manet per la pittura di Velázquez viene alla ribalta nel corso della sua carriera. Gli occhi scuri di Berthe Morisot (che in realtà erano verdi) e gli abiti neri conferiscono a questo ritratto un’atmosfera spagnola.

Questo ritratto, singolare e affascinante al tempo stesso, è stato subito considerato dai critici contemporanei come uno dei suoi capolavori.

Bruno Vergani

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