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Édouard Manet (parte nona)
“Olympia”
Olio su tela 130,5×190 cm
Musée d’Orsay, Parigi
L’opera “Olympia” fu attinta da Manet dalla “Venere di Urbino” di Tiziano e la “Maja desnuda” di Goya durante i suoi lunghi viaggi di studio in Europa.
L’opera però, appena terminata, fu aspramente contestata dai visitatori e critici che manifestarono l’intenzione di toglierla dal Salone di Parigi perché “Olympia” presentava una donna completamente nuda e ogni dettaglio del quadro andava contro la morale dell’epoca.
Alla fine fu collocata più in alto possibile, per nasconderla allo sguardo degli spettatori.
“OLYMPIA”
Olympia” ha nuovamente il volto e il corpo di Victorine Meurent, già protagonista del dipinto “La colazione sull’erba” che parleremo in seguito.
L’opera rappresenta una giovane e famosa prostituta parigina che si mostra priva di abiti.
La donna è stesa su un letto coperto da un lenzuolo bianco sgualcito.
Mentre la mano destra copre il pube, un grosso cuscino sostiene il busto della prostituta.
La protagonista indossa solamente alcuni gioielli, orecchini di perla e un bracciale al polso e il suo sguardo, rivolto verso di noi, non rivela alcuna emozione.
Intorno al collo è annodato un laccetto nero e sottile, ai piedi degli zoccoli gialli e tra i capelli un’orchidea rossa.
A destra del dipinto, una donna di colore guarda la protagonista porgendo un mazzo di fiori avvolto in una carta bianca.
L’ambiente descritto è molto sobrio, solo a sinistra si individuano un paravento marrone e una tenda verde bottiglia
Per finire, la testa della serva e il gatto nero ai piedi della donna quasi si perdono nello sfondo scuro.
CONCLUDENDO:
Manet dipinge “Olympia” in un ambiente simile a quello di una casa di tolleranza.
Nulla lascia dubitare che la donna fosse una prostituta: il nome stesso “Olympia” era tipico delle prostitute del tempo.
La posa ricorda quella delle fotografie pornografiche che circolavano segretamente nei salotti mondani francesi.
Bruno Vergani
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