L’abbraccio di Egon Schiele è un dipinto degli inizi del novecento, eppure il discorso pittorico è molto attuale nel suo significato esistenziale.
I due amanti si abbracciano in modo disperato al fine di poter farsi forza per sopportare il peso di una profonda solitudine che proviene soprattutto dalla società circostante, radicandosi, di conseguenza negli abissi dell’animo umano.
È un abbraccio ed è anche un sogno, quando l’anima è pervasa dal freddo e perfino dal ghiaccio, e il desiderio diventa sogno, e il sogno diventa desiderio.
Quanti amori sono sepolti da strati su strati di solitudini! I due corpi di Schiele cercano quel calore umano che risulta sempre insufficiente perché il tempo li ha resi duri e freddi come acciaio, ormai sempre più convinti che il calore di un abbraccio sia una effimera chimera.
Essi non si chiedono se il loro abbraccio possa essere espressione d’amore, non possono permetterselo, è un lusso che il tempo ha trascinato come detriti nella dura valle dell’esistere: il loro incontro non ha nulla di stabile, è invece precario come il lenzuolo sul quale sono stesi, è tutta tensione emotiva, è una ultima spiaggia, è il voler dimenticare, anche solo un momento, il gelo delle ore e dei giorni, è l’oblio di se stessi, anche solo per un momento.
La costruzione del dipinto, i colori, le posizioni delle figure, i loro capelli, rappresentano un mondo di non-amore.
Tommaso Cozzitorto
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