É stata la mano di Dio: l’omaggio di Sorrentino alla città di Napoli

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Arrivato su Netflix da qualche giorno, É stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino non delude le aspettative.

Il film, vincitore a Venezia ’78 per la miglior regia, ha ottenuto la nomination ai prossimi Golden Globe ed è il candidato italiano per le nomination agli Oscar 2022 come miglior film straniero.

La pellicola è il racconto dolceamaro di Fabietto Schisa  un ragazzo della periferia di Napoli, e della sua famiglia popolata da personaggi eccentrici: i genitori Saverio e Maria, i fratelli Marchino e Daniela e la zia Patrizia, surreale figura di anima perduta.

Gli Schisa, sono molto uniti e nutrono un grande affetto reciproco, ma la loro serenità è guastata da alcuni eventi: la bella e spregiudicata Patrizia, sorella di Maria, viene picchiata dal marito Franco dopo avergli raccontato di un incontro miracoloso con San Gennaro e il Munaciello, dietro il quale si nasconderebbe la tendenza della donna a prostituirsi. Marchino, aspirante attore, viene bocciato a un provino col regista Federico Fellini e perde fiducia nelle proprie capacità,  infine Maria scopre che Saverio l’ha tradita con una collega di lavoro e lo caccia di casa in seguito a un furibondo litigio. Unica nota positiva l’arrivo di Diego Armando Maradona, acquistato dal Napoli. La gioia e l’attesa per questa notizia coinvolge gli Schisa, i loro amici e l’intera Napoli e per Fabietto diventa il sostegno  emotivo a cui aggrapparsi per superare tutte le tristezze.

Dopo averci mostrato con La grande Bellezza ( premio Oscar nel 2013 come miglior film straniero) gli sfarzi dell’alta borghesia romana, qui Sorrentino ci catapulta negli anni 80 della Napoli di periferia. Toni Servillo,  attore feticcio del regista, veste in modo impeccabile  i panni più modesti di un impiegato di Banca, donnaiolo ma amante della famiglia, e  padre di Fabietto, un bravissimo Filippo Scotti, premiato a Venezia78.

Teresa Saponangelo è il ritratto veritiero di una moglie devota ma tradita mentre Luisa Ranieri offre se stessa allo sguardo impietoso di un destino fatto di amarezza,  delirio e infelicità.

Racconto di formazione,  il film di Sorrentino schiva il pericolo della retorica e  dell’autobiografia convenzionale: non c’è traccia di vittimismo,  autocompiacimento o moralismo ed ogni cosa viene rappresentata attraverso una messa in scena semplice ed essenziale che molto deve al teatro di De Filippo, con musica e fotografia  sobrie e meccaniche.

Chiara è l’influenza del cinema surreale di Fellini (regista amato da Sorrentino) nella rappresentazione carnale e da Amarcord, di volti,  risate, movenze caricaturali di personaggi incorniciati da sfondi conflittuali.

Su tutti sovrasta l’icona di Diego Maradona, idolo spettrale, che sembra sostenere ogni sogno e aspettativa di una città intera, una Napoli amata e disegnata in ogni sua sfaccettatura.

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

4 COMMENTS

  1. […] Il nuovo film di Paolo Sorrentino è una dichiarazione d’amore alla Napoli degli anni 80, una parabola familiare , una riflessione sulle ambizioni e sul senso di identificazione. Grande cast con uno straordinario Filippo Scotti e un grande Toni Servillo. La pellicola concorre per le nomination agli Oscar. […]

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