Dyalma Stultus (parte prima)

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Dyalma Stultus (parte prima)

“PAESAGGIO DEL COLLIO”

Olio su tela

Palazzo Galatti Trieste

Pittore, scultore e disegnatore, Dyalma Stultus nasce a Trieste nel 1902.

Ancor giovane si iscrive all’Accademia di belle arti di Venezia.

Nel 1922 organizza la sua prima mostra personale a Ca’ Pesaro.

Si trasferisce in seguito a Trieste, poi a Firenze e a Roma nel 1928.

Nel 1930, nel 1932 e nel 1934 espone alla Biennale di Venezia.

Dal 1941 si trasferisce definitivamente a Firenze dove insegna in vari istituti.

Muore nel 1977 a Darfo.

Stultus a seguito degli studi accademici si indirizzò verso una sperimentazione pittorica più legata a una lirica di gusto “novecentista”.

Così seppe far tesoro della rivalutazione dei Macchiaioli, della scoperta di Cézanne, del confronto con contemporanei capaci di cogliere i nuovi fermenti maturati a livello internazionale e nazionale, come Ardengo Soffici, Felice Casorati.

In un percorso artistico di questo tipo, il paesaggio viene ad essere un inevitabile banco di prova per Dyalma Stultus che ama la natura, che è attento a captarne con precisione il mutare delle gamme cromatiche.

“PAESAGGIO DEL COLLIO”

Come si evince il tema è un paesaggio collinare, con una casa isolata e un piccolo agglomerato urbano in cima alla collina sullo sfondo.

Quest’opera, come dicevo, rientra nell’ambito della sua folta produzione paesaggistica dove la costruzione viene affidata ad una salda linea di contorno entro la quale le superfici sono riempite da una pennellata vibrante e discontinua, quasi a tocco “macchiaiolo”.

Vengono a questo proposito alla mente anche le composizioni paesaggistiche di Piero Marussig, con il quale Stultus fu in contatto, ma con una resa più poetica.

L’intensità dei volumi, ottenuta attraverso uno schema compositivo attentamente studiato, è scandito d

alle linee verticali degli alberi e delle case, con quelle oblique dei campi e dei filari.

Guardando attentamente l’opera, Stultus non esclude la tecnica “geometrica” che a tratti evidentemente la ritiene più confacente per la resa della vegetazione e della natura.

Per finire, in uno spazio fuori del tempo, non manca in “Paesaggio del Collio” una sottile aria spirituale che da voce all’amore per la vita semplice, per la tranquillità e il silenzio, fermato magistralmente dall’artista sulla tela.

CONCLUDENDO:

Quest’opera risulta rappresentativa della personalità di un artista che seppe camminare con la sicurezza di chi conosce a fondo il mestiere e non si lascia distogliere dalle proprie convinzioni e capacità, anche quando questo poteva risultare impopolare.

Bruno Vergani

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