Dyalma Stultus (seconda e ultima parte)

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Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Dyalma Stultus (seconda e ultima parte)

“Paesaggio”

Olio su tela 90 x 90

Pinacoteca Looyd Adriatico

Per quanto l’artista abbia sempre evitato d’inserirsi nelle mode e nelle tendenze programmatiche dell’epoca (vedi foto), sensibile è l’influsso

paesaggistico, come dicevo nell’articolo precedente, della sua produzione del movimento italiano.

“PAESAGGIO”

In “plein air” Stultus attinge direttamente dalla natura soggetti colti in un particolare momento.

Come in questo dipinto dove il senso di calma è di tecnica novecentesca (e vengono in mente anche i nomi di Marussig, Soffici e De Grada).

Le due contadine sulla sinistra, in un dialogo tra lo spettatore e l’opera, sono in una sorta di immedesimazione del paesaggio.

Sembra quasi di avvertire nelle due donne una calma rassegnata e paziente, l’abitudine ad attendere in religioso silenzio il ritorno degli uomini dal lavoro, come fa pensare il cesto sul capo della prima.

La solidità dell’impianto costruttivo, a cui Stultus è sempre attento, la rigida definizione dei piani, la sostanza concreta degli alberi, rivelano anche l’interesse per il “geometrismo” intrinseco di Cézanne.

L’efficacia della rappresentazione è infine affidata ai gialli e ai bruni terrosi con alternanza di zone d’ombra cupa e zone di solare luminosità che, lungi dal risultare fine a se stessi, definiscono con puntuale precisione l’atmosfera e il momento della scena.

CONCLUSIONE:

L’arte di Stultus è immediata, semplice come i temi prescelti, accessibile a tutti.

Il suo è un linguaggio fatto di riflessi fiabeschi, in una natura di incanto dove si coglie una sensibilità ed una sintesi espressiva che, sorretta da un valido disegno, ci dà la misura della sua personalità di uomo e di artista.

Bruno Vergani

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