Amazon, Facebook, Google acquisterebbero i crediti Superbonus?

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Facciamo un esempio di “italica stupidità”?

Superbonus, stop alle cessioni dei crediti: il decreto è già operativo.

Il Decreto Legge subito in vigore: già operativo il blocco di tutte le cessioni di crediti e il divieto di acquisto delle Pubbliche amministrazioni.

Sono, tre le linee sulle quali ha lavorato il Governo per le nuove norme relative alle cessioni dei crediti.

Nel decreto legge n. 11 del 16 febbraio 2023 la prima e più clamorosa, prevede lo stop di tutte le cessioni di bonus fiscali.

In sostanza, il Governo ha disattivato la norma quadro che regola le cessioni (l’articolo 121 del decreto Rilancio). Sono comunque esclusi da questa novità gli interventi già avviati.

La seconda linea di intervento blocca sul nascere le operazioni di acquisto di crediti da parte di Regioni e altri enti pubblici.

La norma introduce un divieto secco per Comuni, Province e Regioni e tutti gli enti che rientrano nel cosiddetto “perimetro della PA”, di acquistare crediti fiscali legati a lavori di ristrutturazione.

Queste operazioni di acquisto, infatti, potrebbero essere contabilizzate come indebitamento che, ovviamente, in un Paese con un debito già “pauroso”, sarebbe praticabile solo in poche Regioni virtuose e comunque in forme limitate…ma perchè “divieto secco”?

Muoiono così sul nascere iniziative come quella della Provincia di Treviso, che ha annunciato l’acquisto di 14,5 milioni di euro da due banche pochi giorni fa, della Regione Sardegna, che ha approvato una norma per l’acquisto di crediti nella sua legge di Stabilità e della neoarrivata Regione Basilicata.

Il terzo intervento, infine, riprende la circolare n. 33/E di ottobre dell’Agenzia delle Entrate, limitando la responsabilità del fornitore che ha applicato lo sconto in fattura e dei cessionari dei crediti.

Viene escluso che questi soggetti abbiano avuto una condotta negligente qualora avessero acquisito falsa documentazione come titoli edilizi, notifica alla Asl, prove foto e video dell’esecuzione dei lavori, visure catastali, visti, asseverazioni…ecc…

Questa esclusione riguarda anche i correntisti che comprano dalle banche.

Afferma il Ministro Giorgetti:

Il decreto legge sulla cessione dei crediti derivanti da incentivi fiscali ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici”.

Onestamente per la seconda sono d’accordo, per la prima assolutamente no!

Facciamo un esempio perché da “buon ingegnere”, penso che occorra studiare il “meccanismo di funzionamento” prima di capire dove e come intervenire per aggiustare la macchina.

Non mi pare, infatti, un buon metodo quello di dire “lasciamo morire i pazienti” perché si è rotta la ECMO, la cosiddetta “macchina cuore-polmone” che mantiene in vita i malati nei reparti di rianimazione degli ospedali.

Peraltro, a mio modesto parere, se non si interviene in modo serio, rapido ed intelligente, a breve in Italia si potrebbe scatenare una bella rivoluzione, altro che Cospito!

Facciamo allora un salto indietro.

Qualcuno tempo fa ha inventato il SuperBonus.

Che cos’è?

Il Superbonus è l’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020 (decreto Rilancio), che consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute a partire dal 1 luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici. Tra gli interventi agevolati rientra anche l’installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.

L’agevolazione si affianca alle detrazioni, già in vigore da molti anni, spettanti per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (ecobonus) e per quelli di recupero del patrimonio edilizio, inclusi quelli antisismici (sismabonus), attualmente disciplinate, rispettivamente, dagli articoli 14 e 16 del decreto legge n. 63/2013.

La detrazione va ripartita in quattro quote annuali di pari importo.

In alternativa alla detrazione, si può beneficiare del Superbonus mediante una delle modalità previste dall’articolo 121 del decreto legge n. 34/2020. In pratica, è possibile optare per un contributo anticipato sotto forma di sconto praticato dai fornitori dei beni o servizi o per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante. Tale scelta dovrà essere comunicata all’Agenzia delle Entrate.

La cessione può essere disposta in favore dei fornitori dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione degli interventi, di altri soggetti (persone fisiche, anche esercenti attività di lavoro autonomo o d’impresa, società ed enti), di istituti di credito e intermediari finanziari.

Praticamente:

Il Signor Rossi mette in sicurezza la propria abitazione con interventi antisismici ed in più la migliora con interventi di efficientamento energetico.

Per far questo spende in tutto 190.000,00 euro di materiali e manodopera e 10.000,00 euro di spese professionali da pagare ai tecnici per progetto, direzione lavori, collaudi,…ecc…

In tutto – diciamo – 200.000,00 euro, IVA, contributi, casse professionali, ecc… esclusi che, per semplificare tutto, supponiamo ammontino a 50.000,00 euro.

A questo punto si verificano due casi:

Il Signor Rossi dispone di 250.000,00 euro, paga di tasca propria tutti e riceve sul proprio cassetto fiscale la stessa cifra aumentata del 10% (Superbonus 110) ovvero 275,000,00 euro che potrà scontare verso l’erario a quote costanti non pagando tasse nei successivi 4 anni.

In tutto questo meccanismo lo Stato Italiano ha da un lato incassato l’IVA che si paga in ogni caso, ha “movimentato” il settore delle costruzioni dal quale incasserà poi le tasse sui guadagni delle imprese e dei tecnici e non incasserà però le tasse dal Sig. Rossi il quale le sconterà coi crediti presenti sul proprio cassetto fiscale.

Intanto complimenti al Sig. Rossi visto che ha tasse da pagare per circa 60.000,00 euro all’anno… Si tenga presente che non è possibile utilizzare quei crediti cedendoli “a ruota libera” per esempio all’INPS per riscattare la laurea del figlio (del resto come sarebbe possibile in un Paese in cui all’INPS servono contanti e non “moneta virtuale”)…

Già si comincia a capire che l’idea poteva pure essere buona ma in Finlandia non in Italia!

Il secondo caso, “più umano”: il Signor Rossi non ha un euro ma vuole lo stesso approfittare del Superbonus.

Quindi fa i lavori, tutto come prima, non paga, impresa e tecnici gli emettono “fatture a zero” e sono questi ultimi a ricevere sui loro cassetti fiscali i rispettivi importi aumentati del 10 %.

L’impresa si becca 190.000,00 euro + IVA + il 10% e i tecnici 10.000,00 euro + IVA/casse + il 10%.

Il problema della monetizzazione dei crediti si sposta.

O impresa e tecnici hanno guadagnato coì tanto da poter scontare le proprie tasse a importi costanti nei successivi 4 anni, oppure devono monetizzare “cedendo” i crediti per esempio a banche ed assicurazioni le quali ripagheranno quei crediti trattenendo una percentuale che doveva essere quel famoso 10 % e che nel frattempo ha raggiunto punte del 35-40%.

Tutto questo meccanismo si basa sul fatto che “in qualche luogo del pianeta” esista un soggetto (banca, assicurazione, azienda, finanziaria, …) che abbia un fatturato così elevato da dover pagare tasse imponenti nel successivo quadriennio…e di certo, recentemente, aziende come ENEL, PLENITUDE, ACEA, … ne hanno “messo su” di fatturato visti i costi dell’energia…

Ma questo meccanismo non può durare all’infinito!

Prima o poi una banca, una azienda, una finanziaria,… non potrà più accettare crediti perché avrà “coperto” le tasse che prevede di dover pagare negli anni successivi e, se non ci sta più nessuno capace di monetizzare crediti, cittadini ed imprese si ritroveranno sul proprio cassetto fiscale carta straccia che peraltro si perde se non utilizzata in ognuno dei quattro anni previsti.

Ecco…siamo ormai ridotti in questo modo!

Migliaia di imprese con crediti che non saranno mai monetizzati, fornitori che non saranno mai pagati, contenziosi, fallimenti, licenziamenti, ecc…

Che il meccanismo andasse fermato era evidente.

Che lo si facesse in modo così stupidamente brusco, direi proprio di no perché occorreva dare una alternativa concreta e non semplicemente, ad esempio, bloccare le iniziative delle Regioni.

La Regione Basilicata, ad esempio, riceve le royalties del petrolio. Una parte di queste già le ha destinate ad abbattere le bollette del gas dei residenti in Basilicata. Perché non può adesso utilizzare parte di quelle royalties non incassandole direttamente ma chiedendo a Total, ENI, ecc… di acquistare crediti 110 dei lucani?

Ma “pensiamo in grande”.

Dal 2016 le multinazionali con più di 750 milioni di dollari di fatturato sono tenute a comunicare i dati sulla loro attività Paese per Paese nell’ambito del BEPS, la strategia coordinata dell’Ocse per contrastare l’elusione fiscale e lo spostamento dei profitti. E parliamo di Amazon, Google, Facebook,…”colossi” per i quali esiste un drammatico «disallineamento tra il luogo dove i profitti vengono registrati e il luogo in cui avviene l’attività economica».

Quando compriamo su Amazon, lo facciamo a prezzi più bassi perché Amazon NON paga le tasse in Italia! A ”occhio e croce” pare concorrenza sleale…roba da “sono inc…. nero e tutto questo non lo accetterò più”… v. film “Quinto potere”…

Questa aziende, infatti, trovano il sistema di pagare le tasse nei Paesi in cui più conviene loro e a beneficiare di questa situazione sono, per esempio, i Paesi Bassi, l’Irlanda, il Lussemburgo, Singapore…i cosiddetti “paradisi fiscali”

E “trovare un modo elegante per far pagare loro” le tasse in Italia relativamente ai fatturati generati dagli acquisti degli italiani, monetizzando – per esempio – crediti fiscali da SuperBonus 110 in modo da sostenere quella economia dalla quale loro ricevono così tanti benefici?

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

E bomba non bomba…

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