Seduto nella poltrona, di sera, immagini scorrono nella mente come sequenze di un film non ancora sottoposto al montaggio, un film le cui logiche possono essere percepite esclusivamente dalla sfera della psiche, in bianco e nero i momenti lontani nel tempo, a colori i sorrisi, in bianco e nero i perduti amori durati lo spazio di un sogno.
Si accavallano trash e camp, classiche misure, libertà conquistate e poi perse sotto i ponti delle autostrade, aulici incontri e spazzatura, romanticismo e lame di squallore in cinema vuoti e bui. Il nero copre i sogni per qualche tempo un pò lungo e un pò breve, dipende dalle percezioni, dalla qualità delle emozioni, spesso, e dai rifugi costruiti nelle gallerie.
Con una mano sotto il mento scorre il tempo in una clessidra di vetro ghiacciato e accanto è rimasto incompiuto il quaderno a quadretti rettangolari contenenti le domande scritte nella notte: è consigliabile non dare risposta, resteranno lì in attesa di un miracolo, di un poeta vate, di un’ultima passeggiata nel Pineto dannunziano anche senza pioggia.
Con un bicchiere di acqua in mano, scorre sullo schermo della mente la scena in cui è stata assassinata la poesia, il preciso secondo, il tormento che scavalcherà il muro di confine e raggiungerà l’eternità.
Angelica è fuggita e non tornerà più indietro. In un raffinato bianco e nero si rattoppano delle vite e accade talvolta di costruire illusioni e poi spacciarle per realtà, e accade anche di convivere con un eccetera avvolto in un velo.
Accade qualche volta,
Incontrarsi nel vuoto
Senza stupirsi
Della nave perduta.
Accade di naufragare
Pur rimanendo a terra,
Istrioni notturni,
Niente di più.
Accade d’incontrare
Se stessi
In un nubifragio
Di un’alba di Novembre,
E non ricordare
L’attimo in cui
Ci si è riconosciuti,
E accade
D’inventare la propria
Vita,
E accade tanto ancora,
Sì.
Tommaso Cozzitorto