Quella donna è una strega!

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Il Malleus maleficarum “esaltò la centralità della donna assegnando ad essa un ruolo fondamentale nella particolare inclinazione alla stregoneria

C’è una macchia difficile da cancellare, nella storia della Chiesa Cattolica. Ancora oggi, capita di rinfacciare questo orrore compiuto contro le donne. Parliamo della caccia alle streghe. Esiste un testo celebre, che ha avuto un’importanza non trascurabile, nella vicenda dei processi alle donne accusate di stregoneria. Parlo del Malleus maleficarum. Innocenzo VIII, appena eletto papa, nominò i due autori, Kramer e Sprenger, inquisitori delegati a combattere la stregoneria. Questo nel 1486!

Il Malleus Maleficarum, consta di 35 punti, spiegando con piglio certosino, quali fossero le accuse per le quali, le donne potevano essere incriminate. Era chiara la procedura giudiziaria e la pena da infliggere alla donna riconosciuta colpevole.

La situazione non era molto felice, il sospetto si faceva strada nelle menti e si temeva che il popolo, potesse dirigere la propria fede verso divinità pagane, rischiando così che il potere della chiesa ne uscisse distrutto. Fu la stagione più violenta, diretta a cacciare le streghe a tutti i costi.

La procedura prevista nei confronti degli eretici, da parte dell’inquisizione, era terribile. Si usavano le minacce, la prigione e la tortura, in modo da costringere l’imputato alla confessione. Per cui, alla fine, stremati e stanchi, pur senza colpe, gli imputati confessavano ciò che il tribunale voleva sentire. C’è una tortura che mi è rimasta impressa, spiegata a scuola, e praticamente consisteva nel pungere con un ago la malcapitata, in continuazione e in più punti. Se fosse stata innocente, avrebbe sentito la puntura degli aghi, se colpevole, no. Solo che dopo ore di tortura, la pelle diventava insensibile al dolore, per cui, altra punizione non c’era se non che la morte tra le fiamme.

Fu un vescovo polacco, nel 1699, a mettere in luce il fatto che le confessioni di colpe inesistenti, erano il risultato di torture indicibili. Le donne, secondo voci, volavano a cavallo di scope, tenevano orrende cerimonie sataniche accoppiandosi con animali che rappresentavano il demonio. Le donne rappresentate nei dipinti, spesso erano giovani e avvenenti, in realtà, la maggior parte delle accusate erano avanti con gli anni.

Ci furono anche autori che, con coraggio, denunciarono l’atteggiamento repressivo di quegli anni bui. Uno di questi, Friedrich Von Spee, con la sua famosa Caution Criminalis, rifletteva in maniera acuta sulle colpe del tribunale, che avrebbe dovuto regolare, secondo il suo pensiero, le procedure giudiziarie.

Fu Anna Goeldi, l’ultima donna condannata a morte per stregoneria (Glarona, 13 giugno 1782). Ma, in Italia, quante streghe sono state bruciate? Non esiste un numero certo, le stime parlano di circa 11.000 processi, la maggior parte di loro si sono svolti in Germania (50.000), Francia (10.000), Polonia(10.000), Svizzera (9.000), Isole Britanniche (5.000), Spagna (5.000), Italia (5.000), in basso alla classifica, troviamo la Russia con 4.000 condanne.

Matteuccia da Todi era un’esperta conoscitrice di erbe e, grazie alle sue capacità, era in grado di guarire molti mali del corpo ma anche dell’anima. Tra i suoi clienti, figurava Braccio Fortebracci, il famoso condottiero perugino. Fu proprio questa conoscenza a decretare la sua condanna a morte. Matteuccia fu accusata di stregoneria. Probabilmente per colpire il condottiero.

I verbali del processo raccontano di trenta capi d’imputazione. Secondo l’accusa, la donna, con l’aiuto di Braccio, si sarebbe procurata le carni di un uomo morto annegato, utili a realizzare un olio che curasse le ferite di un malato. inoltre, poteva trasformarsi in una gatta e di essere in grado di volare fino a Benevento, dove le streghe si incontravano col demonio e infine, di aver bevuto il sangue di molti bambini. Non ebbe alcun tipo di difesa e dopo aver dichiarato che niente tutto ciò che faceva era per un vantaggio personale, l’accusa fu chiara: era una strega reo confessa!

Dobbiamo ad una donna calabrese, l’interruzione definitiva di queste pratiche crudeli. Soveria Mannelli, XVIII secolo, Cecilia Faragò! L’accusa era di aver ucciso un prelato utilizzando le opere di stregoneria. Un avvocato determinato riuscì, grazie alla sua arringa documentata, ad ottenere, non solo l’assoluzione ma, anche il risarcimento per ingiusta detenzione. Il Re Ferdinando, dopo questi fatti, decise di abolire il reato di stregoneria nel Regno delle due Sicilie. Dopo di lui, altri paesi, presero la stessa decisione. Finalmente le donne non erano più costrette a vivere nel terrore.

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