“a tu per tu con…” Valerio Mattei Saman e il suo “Beatle-Magìa”

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Valerio Mattei Saman e il suo “Beatle-Magìa”

Maurice Maeterlinck, poeta, drammaturgo e saggista belga, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1911, diceva che “non c’è nulla di più bello d’una chiave, finché non si sa che cosa apre”… e non aveva torto.

Se questa chiave ha come nome “la curiosità” ti permetterà di non temere, di essere sempre affamato e continuamente alla ricerca di qualcosa di nuovo per condurti alla conoscenza che al momento giusto ti verrà in soccorso per sbrogliare la matassa degli ostacoli che ti offre la vita.

Ed è grazie alla “curiosità” che qualche giorno fa ho detto sì alla proposta di un’amica che mi chiedeva di intervistare e inserire, nei miei “a tu per tu con…” di ScrepMagazine, Valerio Mattei, musicista, blogger, cantautore, arrangiatore che vive e lavora a Roma.

Al momento della proposta sono tentato di dire no perché per me Valerio Mattei era un assoluto sconosciuto… ma la scintilla della curiosità mi porta a una risposta affermativa: il subconscio mi diceva che tra me e Valerio Mattei c’era un quid che ci univa!

E non mi sbagliavo!

Ci unisce lo studio di Carlos Castaneda, lo sciamano fuori dallo spazio e dal tempo, scrittore peruviano naturalizzato statunitense nel 1957 e autore di ben 12 libri che hanno venduto più di 8 milioni di copie in 17 lingue.

Il primo libro?

Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza del 1968 con cui  Castaneda inizia la carriera di scrittore con il proposito di descrivere il suo percorso di iniziazione allo Sciamanesimo mesoamericano.

E guarda caso anche Valerio Mattei esordisce nell’agorà della scrittura con il racconto dal titolo “Lo sciamano” e Vincenzo Fiore si laurea in lettere moderne con una tesi su Carlos Castaneda e il suo Don Juan Matus!

Fiore – Caro Valerio, Carlos Castaneda con il suo sciamano Don Juan Matus, incontrato nelle terre messicane, dove si era recato per un approfondimento sull’uso delle droghe, incoraggia ad abbandonare i soliti, usuali e abitudinari canoni di pensiero legati agli studi accademici occidentali e ad esplorare il mondo nuovo delle possibilità per demolire le rigide barriere mentali imposteci.

Tu, con il tuo “Sciamano”, quali prospettive e piani di lettura della moderna società hai voluto trasmettere al nostro quotidiano?

Mattei – Certamente! Il lavoro di Castaneda così come quello di Dyer e Coelho, solo per citarne alcuni, mi hanno profondamente influenzato, soprattutto nell’identificare dalle profondità del mio subconscio questo personaggio archetipico che poi ho chiamato lo Sciamano, devo dire con grande simpatia da parte del pubblico che sembra aver recepito fin da subito lo spirito e il fascino di questa figura metaforica.

Ho compreso fin da subito che attraverso lo Sciamano stavo dando voce al mio Sé Superiore, quella voce che diventa molto ben udibile soprattutto nei momenti più difficili. E da questa voce sono scaturite riflessioni anche molto ampie sul concetto di amore, successo, comunicazione.

In generale lo Sciamano ama sconfigurare completamente l’uso spesso passivo e appannato di determinati vocaboli nell’uso comune, al fine di risvegliare le nostre   percezioni più profonde e acute.  

Termini   come   “comunicazione”, “responsabilità”, “amore” e molti altri.

Fiore – Marco Onofrio, attento lettore de “Lo Sciamano”, sostiene che la tua “è un’opera in equilibrio tra narrativa e saggistica, romanzo e dialogo filosofico, apologo morale e vademecum di massime spirituali”. Sei d’accordo?

Mattei – Sono assolutamente d’accordo. Marco Onofrio (una delle firme più prestigiose del panorama letterario contemporaneo, un autore che ha raccolto innumerevoli riconoscimenti e che continua a lavorare in maniera umile, infaticabile e generosa, trovando anche il tempo per consigliare e supportare amici e conoscenti senza risparmiarsi) ha sicuramente letto in maniera magistrale lo Sciamano in più occasioni tra cui la presentazione ufficiale presso La Feltrinelli Appia e anche sul suo ottimo blog di cui al link diretto           

          https://ediletteraria.wordpress.com/2019/05/18/lo-sciamano/

Ma in realtà Marco Onofrio è stato proprio colui che ha innescato la scintilla da cui è nato lo Sciamano. Ricordo ancora il pomeriggio in cui, onorandomi della sua attenzione. mi ha detto “probabilmente riusciresti a scrivere anche contenuti più complessi di una canzone o di un blog… prova!”

Ricordo che per diverso tempo non sapevo cosa poteva scaturirne… e poi invece è stata una diga che si rompe, anzi il grosso del lavoro è stato togliere!

Fiore –  Tu scrivi che:

L’Amore osserva senza fare osservazioni.

L’Amore ama libero dalle passioni.

L’Amore conosce senza imparare.

L’Amore riconosce senza ricordare.

L’Amore sa mentire senza ingannare.

L’Amore sa astenersi dal fare il bene,

quando quel bene, può fare male.

L’Amore intende senza sentire.

L’Amore comprende senza capire.

L’Amore si protende senza interferire.

L’Amore si arrende senza smettere di agire.

L’Amore sogna senza dormire.

L’Amore aspetta senza aspettative.

Siamo per caso di fronte al tentativo di dare finalmente la giusta interpretazione alla parola “Amore”?

Mattei – Si esatto, come anticipavo sopra, lo Sciamano ama decostruire vecchi modi di esprimersi perché le parole possono intralciare se mal utilizzate la strada verso il significato profondo, verso l’autenticità dei concetti.

Fiore – Castaneda afferma che “sognare è la libertà di percepire mondi al di là dell’immaginazione.” Quanto sei d’accordo con questa sua convinzione?

Mattei – Del tutto d’accordo. Purtroppo, ci è stato insegnato che i sogni sono una cosa e la realtà un’altra.

In questa dicotomia, soprattutto chi ha maggiore sensibilità, finisce, crescendo, col rimanere schiacciato.

“Stai coi piedi per terra!” quante volte diciamo a un giovanissimo questa frase? Che ovviamente ci sta a livello educativo ecc.

Però… e qui entra prepotentemente lo Sciamano… perché non facciamo riflettere i nostri bimbi anche sul fatto che qualsiasi invenzione tecnologica, per esempio, è stata innanzitutto un’idea, un sogno?

Siamo abituati a distinguere tra reale e sogno quando in realtà la differenza è tutta e soltanto in un fatto di frequenze, come i suoni.

Gli ultrasuoni non li sentiamo eppure sono reali. Bene, i sogni sono realtà in regione di spettro frequenziale sovra sensoriale, ossia sono altrettanto realtà di quella che (impropriamente) chiamiamo realtà ma con vibrazioni non percepibili ai sensi.

Già solo questo può fare enormi differenze e attivare i grandi poteri insiti nella natura umana, il Dio dentro.

Fiore – E sempre Castaneda nel suo “La ruota del tempo” scrive che “l’arte del guerriero sta nel bilanciare il terrore di essere uomo con la meraviglia di essere uomo.” Una tua riflessione al riguardo…

Mattei – Certo tutta la illusoria realtà sensoriale che sperimentiamo è un misto di terrore e meraviglia, di sicuro un viaggiatore consapevole conosce bene entrambe le sponde di questo fiume e proprio per questo onora il mistero di esistere!

Fiore – Quando hai pensato di scrivere “Lo Sciamano” e ancor di più dopo averlo scritto e stretto tra le tue mani ancora fresco di stampa, hai ritenuto che ormai la musica non era più in grado di appagare la tua visione di felicità? Se sì, quanta della tua visione di felicità hai incontrato nella scrittura della tua opera?

Mattei –  Direi che la stampa di questo primo libro ha completato la mia vocazione in comunicazione, dando nuovo senso al mio approccio alla vita, alle arti, alla musica, a tutto.

Diciamo che il primo beneficiario di questo incontro così particolare sono stato io! Non a caso ho poi voluto sottotitolare “mi ero sempre considerato un musicista, invece ero Musica.”

Fiore – Quindi la felicità per te è?

Mattei – Come cito nell’introduzione la felicità è soprattutto una scelta e voglio credere che lo sia sempre, anche di fronte alle sfide più ardue.

Almeno cerco di prendere questo impegno nella mia vita, senza osservare o giudicare quanto fanno altri.

Fiore – Perché la parola chiave de “Lo Sciamano” è “trasformazione”?

Mattei – Ecco questa è un’altra parola che lo Sciamano mi ha proprio smontato. Come dice Wayne Dyer è l’azione che va oltre la forma. Trans-form-azione.

E non c’è dubbio che per me l’azione di scrivere questo libro di per sé è stata come un’astronave che mi ha portato oltre la forma, cioè mi ha aiutato a trascendere molte difficoltà.

Fiore – Quanto di autobiografico c’è in questa tua prima opera, e perché?

Mattei – Direi che è del tutto autobiografico. Già quando ho iniziato a concepirlo infatti, erano in essere spiacevoli e sfidanti dinamiche sul mio posto di lavoro che sono poi sfociate in un lungo periodo di burn out recentemente a causa di prolungato mobbing, sfruttamento intensivo di forza lavoro troppo limitata in   proporzione  agli obiettivi, risentimenti e tutte  le classiche dinamiche da  ufficio   che  purtroppo dominano la società contemporanea.

Scrivere questo libro è stato un potente strumento di evasione e di elaborazione interiore che mi ha permesso di gestire quella parte del mio percorso in maniera se non altro meno sofferta.

Fiore – In conclusione possiamo assolutamente dire che l’idea forte de “Lo Sciamano” è rifocillare i cuori inariditi del momento che sta attraversando l’attuale società, ridare bontà e cura, far ritrovare la via smarrita del buon senso e dell’essere comunità e pluralità e Iniziare a vivere davvero…

Mattei –  Ringrazio di questa lettura che mi trova del tutto in linea. Sottoscrivo.

Fiore – E veniamo al tuo progetto di comunicazione “Il Faro di Saman” che prende la via dello sviluppo durante il periodo del lockdown e della pandemia… Le radici e la molla di questo tuo affascinante progetto affondano ne “Lo Sciamano”?

Mattei – Sì, sicuramente sì, perché Saman è il nome che ho scelto di adottare, sempre con il prezioso supporto di Marco Onofrio, a titolo di nome spirituale/nome d’arte, simbolo di rinascita per me, anche alla luce della crescita interiore e ridefinizione di tanti valori che sono scaturiti dall’esperienza della pandemia.

Fiore – Bene! Queste sono le radici… ma il nome del progetto da cosa scaturisce? Dalla fonte della tua ispirazione che mi sembra essere “la luce” che fa da guida armoniosa al verso di marcia e quindi della ricerca e dello studio?

Mattei – L’idea nasce fondamentalmente sotto lockdown, in un momento in cui si litigava sulle annose questioni legate a vaccini. ecc.

Ho sentito la vocazione di mettere le mie passioni a disposizione di uno stare insieme sia fisico che psico-emotivo di cui si avvertiva ovviamente una netta carenza in quel periodo.

Quindi ho creato pagine social e proposto dirette e varie iniziative virtuali a base di musica dal vivo, condivisione di contenuti costruttivi ecc. con lo scopo di avvicinare quanto più possibile le persone, spaventate e irretite da tutta quella complessa situazione. Saman infatti significa anche “stare insieme”, “armonia”, “musica”, etc., oltre ad essere la parola radice di Sciamano, un termine che rappresenta in generale una persona di totale consapevolezza.

È soprattutto un impegno che soprattutto in quel particolare frangente ho sentito di volermi assumere e cioè essere un riferimento luminoso per me stesso e per gli altri, tanto più intenso quanto più denso era il buio e l’incertezza che ci circondavano. Nella stessa ottica sotto lockdown ho spesso offerto momenti di musica dal vivo dal mio balcone.

Avevo partecipato a una prima iniziativa collettiva nata spontaneamente come tam tam sui social e poi ho proseguito nelle settimane da solo, adeguando repertorio e atteggiamento alla durezza del momento, nel massimo rispetto delle vittime di cui giungevano notizie, ma senza abbandonare le tante persone che ogni giorno mi chiedevano via social se potevo ripetere quei momenti anche ogni giorno.

Inutile dire che quelle persone non cercavano me ma fuggivano dalle loro paure, per cui una volta riaperte le porte, le stesse persone che lì per lì sembravano dei fans sfegatati successivamente sono del tutto scomparse.

Il rammarico non è per il mio ego ma per l’occasione di fare comunità in pianta stabile che la sofferta circostanza aveva lasciato intravedere.

Ma rifarei comunque tutto, sempre.

Fiore – Perché questo tuo progetto si sviluppa durante il lockdown e non prima?

Mattei – Diciamo che l’idea c’era da tempo, ma sicuramente la situazione globale mi ha fatto capire che la scintilla era definitivamente scoccata e che era il momento di agire, complice anche il fatto che improvvisamente gli impegni di impiegato aziendale erano sospesi a tempo indeterminato, si aveva tempo ed energie per fare tutto il resto.

È stato un po’ come quando arriva il cattivo e il superman, lo spiderman che vive in me si è finalmente tolto l’abito da ufficio e ha sfoderato il suo costume da super eroe.

Non che io mi senta tale ma insomma sicuramente quando c’è buio intorno… il faro si vede di più ed è quello il suo ruolo. Il faro – uno dei motti della mia iniziativa – non si augura la tempesta ma se l’aspetta, e comunque quando arriva non fa una piega, sa che è lì soprattutto per la notte, soprattutto per la tempesta, soprattutto per le asperità del punto di costa a cui è stato assegnato. Altro motto che uso spesso con i membri di questa famiglia spontanea che nel tempo si sta sviluppando (quelli che io chiamo i Fari): “continua a fare chiaro dove ognuno si scoraggia, non serve a molto un faro su una spiaggia”.

Fiore – E a tre anni dallo scoppio della pandemia e dal primo lockdown, esattamente nell’aprile dello scorso anno appare per i tipi della Jack Edizioni il libro Beatle-Magia, dal sottotitolo molto particolare “Messianicità recondita tra musica e parole” e pietra miliare de Il Faro di Saman. Il tuo racconto…

Mattei – Anche Beatle-Magìa nasce da una chiacchierata con Marco Onofrio che ebbe l’intuizione di consigliarmi in merito alla mia tesi di laurea in comunicazione dedicata alle canzoni dei Beatles e del grande   fenomeno   sociologico   che   questo   gruppo   musicale   ha   rappresentato   fin   dalla   sua   prima comparsa.

Eravamo in piena pandemia, “Lo Sciamano” era uscito da poco, e iniziai a ragionare sull’idea di riprendere quella tesi, rivederla in ottica di una pubblicazione più narrativa, meno accademica.

Sono passati ben tre anni da quel momento tra varie difficoltà fino a quando l’amica e scrittrice Daniela Iannone (che pure ringrazio di cuore) mi ha presentato Andrea Raguzzino, scrittore e titolare della Jack Edizioni, nonché grande appassionato beatlesiano, che con notevole pazienza e dedizione ha iniziato ad affiancarmi nella revisione del testo fino alla definitiva “foto” che oggi il lettore incontra come Beatle- Magìa.

L’idea è quella di non proporre il solito saggio biografico/agiografico scritto da un megafan che erige un ennesimo monumento, ma di penetrare più a fondo nel “quid” di magico che inevitabilmente deve aver nutrito una produzione artistica tanto prolifera, longeva è di straordinaria qualità che gli stessi autori   nel   tempo   si   sono   trovati   necessariamente   ad   ammettere   di   percepire,   addirittura indipendentemente dalla propria volontà.

Ne erano loro stessi sopraffatti. 

In questo senso, Beatle-Magìa è la naturale prosecuzione de “Lo Sciamano” in quanto sostengo che ogni artista, creativo, praticamente chiunque riconosca questa “magia” e vi si apra con il candore di un bimbo, è di fatto uno sciamano, un canale di comunicazione tra diversi livelli di energie e differenti piani di realtà.

Fiore – Ecco perché Beatle-Magìa più  che  l’ennesimo libro sul gruppo musicale britannico  “un  segnalibro”.

Mattei – L’ho definito così perché i contenuti di Beatle-Magìa sono in effetti particolari… non è tanto dove e quando si sono incontrati Paul e John la prima volta o chi ha registrato cosa, quando e come, ma tutto un mondo sottile che si svela attraverso queste che lo Sciamano chiama sincronicità (attenzione: se incontrate lo Sciamano non gli parlate mai di coincidenze… lo fate arrabbiare!) e per tanto leggere Beatle-Magìa significa ricordarsi che esiste lo Spirito dietro la materia anzi che ogni materia è figlia e sposa dello Spirito.

Non è che non lo sappiamo perché noi veniamo da “lì”, abbiamo solo bisogno di ritrovare questa dimensione, dato che la società che abbiamo costruito non ci offre alcun aiuto in merito, e allora un lavoro come questo libro può essere anche un segnalibro che ci aiuta a tenere le fila del racconto nelle nostre spesso caotiche vite, in mezzo alle infinite e ingarbugliate pagine di ogni esistenza umana.

Fiore – The Beatles sono un autentico prodigio della cultura popolare mondiale della contemporaneità. Il tuo Beatle-Magìa cosa vorrebbe essere?

Mattei – Beatle-Magìa sono io che trent’anni dopo il mio primo incontro con la loro musica mi fermo a riflettere sul fatto che non ho mai smesso, da quel momento, di chiedermi… ma “cosa” ci può mai essere stato a livello energetico dietro a tanto successo e tanta bellezza?

Era per gli accordi?

Per gli strumenti?

Per le loro circostanze di vita?

Più crescevo come persona, come musicista, come autore e più mi rendevo conto che “tutto è pieno di Beatles”: dalla moda, alla pubblicità, ai dialoghi dei film, tutto… è come scavare a Roma, ogni passo trovi un coccio, un resto di anfora.  

Praticamente ogni prodotto socio/culturale che analizzi negli ultimi sessant’anni sembra avere una qualche influenza, più o meno diretta, di questi quattro signori. Ecco, Beatle-Magìa non è la spiegazione a tutto questo.

È una domanda. Una gloriosa, appassionata, disinteressata, candida domanda su “cosa” può essere successo in un cotale fenomeno.

È una serie di riflessioni che lascia aperte delle porte, a cui spero il lettore vorrà affacciarsi e condividere con me uno sguardo su tutto questo, con stupore e semplicità d’animo.

Fiore – In ogni caso se quella mattina dell’autunno del 1994, avevi da poco compiuto quattordici anni,  il tuo scomposto e simpatico compagnone di classe, Lorenzo, non fosse venuto a scuola con un doppio cd dei Beatles, la famosa “compilation rossa”, forse non te l’avrebbe prestato e oggi non staremmo a parlare di quanto successo a seguito di quel prestito… Racconta…

Mattei – Sì esatto, la domanda di cui sopra se la pone oggi uno che sulla quarantina riapre lo zaino di scuola e ritorna a quel pomeriggio in cui stava per premere quel Play sullo stereo dopo aver inserito il cd della compilation rossa, generosamente prestato dal suo compagno di classe Lorenzo o la cassetta dell’altro compagno Francesco, e ha una percezione, un presagio di grande bellezza.

Poi preme quel tasto… e ancora siamo qui a parlarne. Non io solo tra l’altro!

Come suggerisce Michelangelo Iossa, massimo esperto italiano in materia, che onora Beatle-Magìa della Sua prefazione, ogni anno si scrivono in tutto il mondo ben 64 libri sui Beatles!

Fiore – Beatle-Magìa e non Beatles con la s! Motivo?

Mattei – L’idea è quella di parafrasare l’espressione coniata negli anni sessanta Beatle-Mania per descrivere questo successo inarginabile su scala mondiale.

Bene, in quel momento poteva essere una moda, una mania appunto.

Oggi che sappiamo tutta la storia, che abbiamo tutte le canzoni e che vediamo   quale portata questo fenomeno ha avuto in estensione temporale e spaziale   nonché generazionale, con ragazzini che nascono oggi e iniziano a fare musica seguendo i Beatles ma anche Pink Floyd e tantissima musica che comunque viene sempre da quel frame temporale esteso, dobbiamo credo iniziare a vedere dietro quella mania, una magia appunto, e da qui il titolo.

Molti dicono Beatles-Magia infatti e lo capisco… ma il termine originario era beatle mania e poi la mia intenzione lo ripeto non è parlare dei Beatles e della loro bravura, ma del principio cosmico, energetico che li ha animati in quello specifico momento creativo e molto meno dopo il loro scioglimento, quando operarono come artisti singoli.

Infatti al termine del libro estendo questo principio non solo ai Beatles ma a tantissimi esponenti dell’arte, della scienza, dello sport… chiunque sembra fare luce al suo passaggio porta in sé la stessa Beatle-Magìa che non c’entra nulla con i Beatles in quanto quattro musicisti nati a Liverpool…

Leonardo Da Vinci ha la Beatle-Magìa!

Giotto ha la Beatle-Magìa!

Maradona, Gandhi, come magari la persona che spunta dal nulla e magari ti dice una parola illuminante che te la ricordi per tutta la vita… questa è Beatle-Magìa!

Per questo ho voluto che fosse scritto sui vari comunicati stampa e lo ribadisco anche qui: Beatle-Magìa non è un libro sui Beatles!

È piuttosto un libro “attraverso” i Beatles.

Fiore – La lettura del tuo libro mi ha portato a una riflessione…

Mattei – Quale?

Fiore – … che siamo di fronte al diario di Valerio Mattei!

Mattei – Questo dimostra un principio che tanti autori sostengono e cioè che le canzoni, i libri, le opere dell’ingegno alla fine, soprattutto quelle che diventano poi patrimonio dell’Umanità, appartengono più a chi le fruisce che a chi le fa.

Di sicuro, nel condividere un punto di vista “magico” su questa vicenda così particolare della Creatività umana, è stato inevitabile riferirsi anche al mio percorso, a fatti e circostanze personali di come io stesso ho vissuto la Beatle-Magìa, anche nel mio vivere la musica e la stesura di canzoni, per esempio.

Fiore – Quale messaggio hai voluto lanciare nel mondo dell’Arte musicale e letteraria con Beatle-Magìa?

Mattei – Sempre per il principio di cui sopra in base a cui il grande successo di un’opera d’arte finisce paradossalmente per espropriare l’autore della sua paternità, diciamo a furor di popolo, io addirittura sostengo che il creativo è un canale, quindi le idee vengono dal Cielo e non sono di nessuno, perfino nemmeno di chi le scarica a Terra con grande impegno e dedizione. Conoscete senz’altro il detto “impara l’arte e mettila da parte” ma io Vi dico che è vero soprattutto “impara l’arte e mettiti da parte”.

È un po’ come Epicuro diceva della morte “quando c’è lei non ci siamo noi” che magari è riferibile solo alla parte organica e non al 99.9 % periodico di ciò che veramente siamo, ma nel caso della vera Arte, della vera Magia è senz’altro così.

Se ci sei tu in quanto entità razionale, critica, strategizzante non può scorrere nulla di autenticamente luminoso attraverso di te.

Se invece ti svuoti e ti fai calice cristallino, pronto a vibrare, appena ti sfiora il vento della Grazia, il Respiro della Creazione che da sempre e per sempre vive, al di là dei concetti di inizio e fine, di spazio e tempo in cui langue prigioniera la nostra povera mente lineare, ecco che diventi parte dell’Oceano e non sei più la piccola goccia cocciutamente aggrappata all’arido scoglio delle preoccupazioni e delle prospettive (per altro inconsistenti e sempre transitorie) tipiche della natura umana.

Come dice lo Sciamano “la goccia a cui il Cielo aveva sempre detto no, si lasciò cadere in mare… e mare diventò”.

Fiore – Messianicità recondita tra musica e parole della band più popolare di sempre” è il sottotitolo di questo tuo intrigante libro! I motivi?

Mattei – Sempre in maniera provocatoria ma assolutamente rispettosa delle sensibilità spirituali e religiose, nonché della Fede di ognuno, io non ho potuto fare a meno di ravvisare, in un fenomeno tanto confortante e illuminante per infiniti agglomerati di anime e di generazioni, delle affinità con la vicenda evangelica, da cui anche la copertina, concepita con l’insostituibile mano di Dario Raguzzino, fratello di

Andrea e addetto alle creazioni grafiche per Jack Edizioni, lascia trasparire più di un riferimento.

Non è la solita pappa di Lennon che si credeva più famoso di Gesù, (cosa mai sostenuta peraltro ma frutto di una strumentalizzazione giornalistica a fini sensazionalisti che ha messo a repentaglio le stesse vite dei Beatles, tanto per ricordarci in che clima si viveva).

No! In Beatle-Magìa faccio vivere una provocazione ancora più forte, benché ripeto in punta di piedi e senza la minima intenzione di voler stupire o destabilizzare nulla e nessuno, e cioè mi chiedo… e se fosse vero?

E se davvero un artista oggi seduto al pianoforte bianco a cantare “Imagine” fosse anch’egli un delegato celeste venuto a portare un tocco di Grazia alle Genti, sostanzialmente come un Cristo che regala i versi di un moderno Pater Noster?

E se quel gesto artistico riverberato da infiniti flussi mediatici guarisse la lebbra dell’animo che affligge noi oggi come il tocco di un Maestro dissolveva le piaghe dei corpi di duemila e passa anni fa che sostavano imploranti sulle rive del Giordano? Sarebbe così scandaloso sentire in cuor nostro che una Imagine oggi sta avendo lo stesso impatto sull’ elevazione della Coscienza e della Compassione mondiale come (e insieme a!) le Beatitudini di Cristo, o Fratello Sole di San Francesco o le bilocazioni di Padre Pio?

Non possiamo iniziare a pensare che forse è arrivato il momento di scorgere il Sacro in tutto ciò che è, già per il fatto che è?

Almeno nelle manifestazioni più armoniose, personalmente non riesco a non farlo.

Fiore – Nelle varie tappe del tour promozionale com’è stato accolto il libro?

Mattei – Devo dire molto bene, in particolare mi ha colpito il fatto che in particolare gli addetti ai lavori stiano sostenendo all’unanimità che pur in mezzo a tanta bibliografia sull’argomento, l’approccio di Beatle-Magìa sarebbe autenticamente e genuinamente inedito.

Fiore – Il tuo nome d’arte “Saman” è la diretta conseguenza del tuo incontro con lo Sciamano?

Saman – Sicuramente non ci sarebbe Saman oggi senza quell’incontro.

Il resto è come lo raccontavo sopra, la valenza polisemantica del nome, l’associazione con il concetto di Faro, ecc.

Fiore – Quanto di quella energia trasmessa dai quattro di Liverpool oggi è ancora in circolazione?

Saman – A detta di tutti è come se stessero uscendo oggi, è come se fossimo sempre a inizio anni Sessanta.

Fiore – “I Beatles rappresentarono il termometro della propria generazione, amplificando e sublimando eventi, emozioni, vissuto dei propri contemporanei e posteri”. Chi sono i Beatles dell’attuale generazione?

Saman – Hanno esattamente la stessa valenza. Ecco il succo della Beatle-Magìa.

A livello energetico e vibrazionale, questo gruppo nasce oggi, ogni giorno.

I Beatles sono Avatar della Creatività, dell’Energia primigenia, della giovinezza.

Fiore – Grazie, caro Valerio Mattei Saman… a quando il prossimo prodotto de Il Faro di Saman?

Saman – Lo Sciamano dice sempre che viviamo nell’illusione.

Del tempo, della separazione, del divenire….

In base a questo posso dire che anche tutte le idee che scaturiranno dal Faro, sono già fatte.

Tutto è ora, qui. Se posso fare un appunto ai Beatles è questo.

Hanno scritto All you need is love.

Ma io vi dico: All you ARE is love. Grazie di cuore per questo spazio.

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Cristina Adragna e la presentazione del suo “Di me e di te”

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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