Il Dottor Alì…storia di una non diversità

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“L’autismo non è una malattia, è una diversa percezione del mondo intorno.”

Si parlò per la prima volta di Sindrome autistica nel 1943.

Fu quando Leo Kanner, pediatra tedesco emigrato in America, utilizzò per la prima volta il termine “autismo infantile precoce” per descrivere un complesso insieme di sintomi, presenti in un gruppo di 11 bambini.

Bambini colpiti da una incapacità di reagire con gli altri in un modo normale, un isolamento che sembra tagliarli fuori da tutto quello che succedeva loro attorno.

Nel suo articolo Kanner descrisse undici bambini, di età tra i due e i dieci anni, il cui comportamento era del tutto peculiare e molto lontano dalla normalità.

Questi tratti consistevano in una incapacità, presente sin dall’inizio della loro vita, di mettersi in contatto con gli altri e con le situazioni secondo il modo consueto, e in un desiderio ansioso e ossessivo di mantenere inalterato il proprio ambiente e le proprie abitudini di vita.

Da questo momento in poi sia in psichiatria, in pedagogia, e in neuropsichiatria si svolsero decenni di studi su un disturbo ancora oggi difficile da incasellare.

Esistono difatti vari tipi di autismi, ecco perché si parla di spettro, ossia ogni individuo con questa sindrome ha un suo funzionamento ed un suo sviluppo cognitivo diverso .Non esistono forme univoche di autismo.

Si può tuttavia parlare di fasce autistiche, ossia con basso funzionamento ove vi è una ridotta capacità motoria, ridotte autonomie, o eventualmente dei soggetti non verbali.
E ad alto funzionamento, o con Sindrome di Asperger, in cui i soggetti hanno capacità intellettive molto elevate e molto particolari e settoriali. Non si tratta di una disabilità, ma di una differenza nel funzionamento del cervello.

Pertanto ogni individuo è unico… ogni sistema neurologico funziona assolutamente in modo unico. Non deve mai spaventare ciò che è diverso dal nostro modo di essere, di muoversi, di comportarsi di funzionare.

E di autismo si parla, su Real Time, di una serie TV che  narra la storia di Alì Vefa, un giovane autistico laureato in medicina, interpretato da Taner Ölmez.

Sebbene Alì sia un vero genio nel suo campo, la sua condizione lo rende vulnerabile nel mondo esterno. Nonostante le sfide che la sua condizione gli pone, il suo più grande desiderio è quello di diventare un chirurgo.

La trama si infittisce quando Adil, padrino di Alì e primario della clinica privata Anka ad Adana, decide di assumerlo nell’unità chirurgica, nonostante la resistenza dei colleghi e la paura che possa commettere errori. Alì, con determinazione, sfida le sue limitazioni e gli ostacoli posti dagli altri, guadagnandosi il rispetto e l’amore di coloro che lo circondano. Sebbene la trama della serie è coinvolgente e commovente, non ci sono evidenze che suggeriscono che “Il Dottor Alì” sia basato su una storia vera.

Tuttavia, l’essenza della storia riflette molte delle sfide reali affrontate dalle persone autistiche nel mondo del lavoro e nella società in generale.

Il racconto mette in luce l’importanza dell’apertura mentale, dell’accettazione e della comprensione per le persone con condizioni diverse.

Anche se “Il Dottor Alì” potrebbe non essere basato su eventi reali, la sua narrativa sottolinea l’importanza della diversità e dell’inclusione.

Mostra che, nonostante le difficoltà, ogni individuo ha qualcosa di unico e prezioso da offrire.

La storia di Alì rappresenta un invito a guardare oltre le apparenze e le etichette, accogliendo ogni persona per ciò che è veramente.

Angela Amendola

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Il profumo dei ricordi

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