“a tu per tu con…” Anna Maria Funari

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Anna Maria Funari

La coautrice di “Rodolfo Graziani, il Soldato e l’Uomo”

Anna Maria Funari, nata a Piacenza nel 1961, è romana di adozione e marchigiana di origine.

Ha avuto una formazione tecnico-culturale, che non ha nulla a che fare col mondo della scrittura, né tantomeno con il suo lavoro.

È impiegata statale dal 1987 e non ha mai abbandonato il sogno di diventare una scrittrice, meglio una “autrice”.

Ha già pubblicato due romanzi, Fuoco Che Danza – Pi’ta Naku Owaci e L’isola dei graziati, e una raccolta di racconti, Ascoltando il cuore.

Inoltre, in ebook, ha pubblicato la raccolta di racconti per bambini “Raccontami una storia – Non sempre i draghi sono cattivi” e i cui proventi sono destinati interamente in beneficenza

Alcuni racconti pubblicati sul suo sito, www.annamariafunari.altervista.org, hanno vinto concorsi o sono stati segnalati per menzioni di merito.

Non smette mai di sognare tanto è vero che si considera una sorta di Peter Pan al femminile; curiosa del mondo, viaggia e impara ciò che di buono deriva da ogni contatto con la realtà che la circonda.

Il suo è un curriculum variegato e ricco di riconoscimenti letterari:

– 1997, “Una notte per capire”, Concorso Nazionale “Spazio Donna”, Comune di Striano (SA), sezione narrativa inedita, racconto segnalato;

– 1998, “Fuoco Che Danza”, Concorso Nazionale “La Lizza d’Oro”, Comune di Marina di Massa (MS), sezione narrativa inedita, 4° classificato;

– 2002, “Fuoco Che Danza”, Concorso Nazionale “Verso il 2000”, Comune di Salerno, sezione narrativa edita;

– 2002, “Un Natale speciale”, Concorso Nazionale “E’ solo poesia”, Comune di Trezzo sull’Adda (MI), sezione narrativa inedita, 6° classificato;

– 2003, “Cielo di California”, Finalista al Gran Premio d’Autore, ed. maggio 2003, indetto dalla Edizioni Universum di Trento, 15° classificato;

– 2003, “La casa di cartone”, Finalista al Premio “Diploma d’oro”, ed. marzo 2003, indetto dalla Edizioni Universum di Trento;

– 2004, “L’isola dei graziati”, Concorso Nazionale “J.Prévèrt, ed. 2003”, Comune di Melegnano (MI), sezione narrativa, segnalato;

– 2004, “La casa di cartone”, Diploma della Critica “Omaggio a Francesco De Sanctis”, Edizioni Universum di Trento per la qualità e il valore artistico-umanitario dell’opera;

– 2004, “La casa di cartone”, 2° classificato al Concorso Letterario-Figurativo “San Maurelio”, edizione 2004;

– 2005, “Una notte per capire”, segnalato al Concorso Letterario – Figurativo “San Maurelio”, edizione 2005;

– 2005, “La voce del mare”, finalista al Concorso Letterario “Ore Contate”, seconda edizione, promosso dal Comitato per le Pari Opportunità del Comune di Pavia;

– 2006, “La casa di cartone”, vincitrice nella sezione “Narrativa per ragazzi” nella I^ edizione del concorso “I mondi di altrove”, promosso dalla Agenzia Letteraria ALeS;

– 2006, “Lupi”, segnalazione di merito alla 43^ edizione del Premio Garfagnana di Narrativa “LORIS BIAGIONI”;

– 2006, “Amore nella rete”, vincitore del concorso “Il Giralibro” promosso dall’Agenzia Letteraria ALeS;

– 2007, “La valle dell’unicorno”, vincitore del concorso “Bonsai Junior 2006” promosso dall’Agenzia Letteraria ALeS;

– 2007, “I colori della vita”, vincitore del concorso “Il giardino incantato ed. 2006” promosso dall’Agenzia Letteraria ALeS;

– 2008, “Lupi”, secondo classificato nel concorso “Paolo Sylos Labini” promosso, a livello interno, dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

– 2014, “L’anima nella valigia”, terzo ex aequo nel concorso “Qui dove camminano gli angeli” promosso dalla David and Matthaus Edizioni;

– 2015, “La valle dell’unicorno”, menzione al concorso “Verso Valinor” promosso da David and Matthaus Edizioni;

– 2016, “Profumo di pane”, finalista al concorso “Racconti capitolini” promosso dalla Libreria Cultora – Historica Edizioni;

– 2016, “Ego Te Absolvo”, 3° classificato al concorso “Pagine e Caffè” promosso dall’Associazione Culturale “Pagine e Caffè”;

– 2016, “Lupi”, finalista al concorso “Stampa libri” promosso da Historica Edizioni;

– 2017, “Lupi”, Premio Letterario Nazionale “Teatro Aurelio – VI edizione” – Premio Speciale della Giuria;

– 2020, “Salvo “, Premio Letterario Nazionale “Tre Colori, 2^ Edizione, Sez. BIANCO”, finalista

– 2020, “L’anima nella valigia”, Premio Piemonte Letteratura, Concorso Nazionale per Poesia e Narrativa breve, XXVIII Edizione, Menzione d’Onore, Opere edite;

e di varie pubblicazioni:

– 2005, “La voce del mare”, Ibis Edizioni, Pavia – romanzo breve inserito nella raccolta “Ore contate”;

– 2006, “La casa di cartone”, Araldo Edizioni Il Melograno, romanzo breve;

– 2006, “Amore nella rete”, AER Edizioni, racconto;

– 2007, “I colori della vita”, AER Edizioni, romanzo breve;

– 2007, “Un Natale speciale”, AER Edizioni, inserito nell’antologia “Un mondo di fiabe”;

– 2007, “Lupi”, AER Edizioni, inserito nell’antologia “Mini racconti di narrativa, vol. 2”;

– 2010, “L’isola dei graziati”, Linee Infinite Edizioni;

– 2012, “L’ultimo ostacolo”, inserito nell’antologia “Donne speciali, Storie ordinarie di persone straordinarie”, Soc. MonteCovello Edizioni;

– 2012, “Fuoco Che Danza – Pi’ta Naku Owaci” – Soc. Montecovello Edizioni;

– 2012, “Una notte per capire”, inserito nell’antologia in e-book “Antologia Opera Uno ,vol. 2” edito da Opera Uno;

– 2014, “Ascoltando il cuore”, raccolta di romanzi brevi, David and Matthaus Edizioni;

– 2014, “L’anima nella valigia”, inserito nell’antologia “Qui dove camminano gli angeli”, David and Matthaus Edizioni;

– 2015, “Profumo di pane”, inserito nell’antologia “Racconti capitolini”, Historica edizioni;

– 2016, “Lupi”, inserito nell’antologia “Racconti in libertà, Lazio”, Historica edizioni;

– 2016, “Profumo di pane” e “6.2”, pubblicati sul sito http://www.xn--storiedicitt-99a.it;

– 2017, “La valle dell’unicorno”, inserito nell’antologia “Verso Valinor”, David and Matthaus Edizioni;

– 2017, “Un Natale speciale (Favola di Natale)”, pubblicato sul sito http://www.xn--storiedicitt-99a.it/

– 2017, “L’isola dei graziati”, seconda edizione, David and Matthaus Edizioni;

Inoltre in collaborazione con altri autori:

– prefazione alla raccolta di racconti “I mille volti dell’amore” di C.Barbero e P. Palese, Linee Infinite Edizioni;

– prefazione al romanzo “Stazione d’arrivo” di C.Gioviale, David and Matthaus Edizioni;

– prefazione alla silloge “Cuore Nativo” di V.Santopietro, Twins Edizioni;

– prefazione alla silloge “Scampoli di vita” di G.Gentile, Edizioni Stravagario;

– prefazione al saggio “Rilievi d’organo – 54 Studi del M° Graziano Fronzuto” – Ass. Culturale

Romana LIBER EXIT;

– 1997/2002, collaborazione saltuaria e gratuita con “L’Ortica”, periodico del litorale laziale e con la rivista del M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) “Strade Aperte”, rubrica “Vita del Movimento”.

– 2011, prima edizione di “Nuovi Autori nel Cuore di Roma”, iniziativa a sostegno della lettura e degli autori esordienti e/o emergenti del panorama letterario nazionale;

– Settembre 2011/agosto 2012, collaborazione gratuita con il periodico online “Roma Capitale Magazine”;

– 2012, Componente per la sezione Narrativa della Giuria del Concorso Letterario Nazionale ”Memorial Miriam Sermoneta”, 1^ edizione;

– 2013, Componente per la sezione Narrativa della Giuria del Concorso Letterario Nazionale ”Memorial Miriam Sermoneta”, 2^ edizione;

– 2012-2014, Collaborazione saltuaria e a titolo gratuito con la rivista “Il Gusto Italiano” e con il periodico online “GoodmorningUmbria”, sezione città di Roma;

– 2014, Articolista per “eGO MAGazine” della David and Matthaus Edizioni, sempre a titolo gratuito;

– 2015-2016, Articoli saltuari per “Il Titolo”, quotidiano on line, collaborazione gratuita;

– 2015-2018, Articoli saltuari per “DMLive”, rivista online della David and Matthaus Edizioni, collaborazione gratuita.

Fiore – Perché non ami essere definita “scrittrice” nonostante il tuo tanto scrivere?

Funari – Non amo essere definita “scrittrice”; perché, nella mia visione personale, scrittore è chiunque sia in grado di scrivere anche semplicemente una lista della spesa. Essere AUTORI vuol dire, a mio parere, qualcosa di più; vuol dire passare giornate intere a mordere la penna perché i pensieri si affollano e poi sembrano stagnare nel cervello. Vuol dire svegliarsi nel cuore della notte perché il suddetto cervello, che mai riposa, ti fa venire in mente un’idea o una correzione o un errore madornale. Vuol dire sentire quel libro che stai scrivendo come un figlio, perché è parte di te; per me è fatto del tempo tolto a mio marito, del cuore e dell’anima che vivono le stesse emozioni dei personaggi che si muovono tra le pagine, tra le vicende… Essere AUTORE significa farsi in quattro per trovare un editore, dopo che tanti ti hanno chiuso la porta in faccia, nonostante le speranze che hanno dato. L’AUTORE è chi si impegna a rendere perfetta la propria opera, al di là del risultato che avrà.

Fiore – Da quando ha iniziato il suo cammino di autrice quanta umiltà o quanta superbia ha incontrato lungo la strada?

Funari – Personalmente non ho mai dato molto peso al comportamento degli altri; non fino al momento in cui curai “Nuovi Autori nel cuore di Roma”. Fu allora che mi scontrai per la prima volta con atteggiamenti di autoreferenzialismo e con persone piene di sé che pensavano di essere gli unici autori degni di partecipare; per contro, invece, spesso ho letto libri di autori che, nel loro modo di essere e di presentarsi, quasi si sottovalutavano. Per quanto mi riguarda, ho sempre preferito volare basso senza perdere di vista le nuvole sopra di me, cercando di alzare sempre l’asticella ad ogni passo.

Fiore – E ora veniamo al saggio scritto con Gianfranco Santoro, appositamente non citato in precedenza, e pubblicato con LuoghInteriori nel 2021 “Rodolfo Graziani – Il Soldato e l’Uomo”, definito da qualcuno “la pietra dello scandalo”, da altri “opera apologetica del fascismo”. Mi può dire il perché di questa pubblicazione?

Funari – La Storia non si può e SOPRATTUTTO non si deve negare. E proprio in questo spirito, nasce questo libro. NON NEGAZIONE di ciò che fu, NON APOLOGIA di fatti di guerra, ma semplicemente un diario da cui, per mano stessa di Graziani, emerge un uomo che, alla fine della sua esistenza, fa un bilancio impietoso della sua stessa vita, mettendo sui piatti della bilancia gli obiettivi militari raggiunti e il prezzo pagato per realizzarli. Un intimo documento che, PUR NON ALLEGGERENDO la posizione del Generale nei confronti della storia, ce ne dà un’immagine umana, fragile e determinata allo stesso tempo. Non considero “Rodolfo Graziani, il Soldato e l’Uomo” un libro “da pietra dello scandalo” né tantomeno un libro che fa apologia, ma semplicemente un testo che narra la storia, così come fu; senza filtri e senza ideologia regalandoci in modo oserei  dire discreto e  delicato anche l’immensa e sempre celata fragilità di un uomo che perfino di fronte al Nemico Finale, la morte,  non abbassa la testa e lo affronta con dignità.

Fiore – Grazie alla tua gentilezza ho avuto la possibilità di leggere il saggio… riconosco che non è assolutamente un trattato storico, come giustamente affermato nell’introduzione quando dite che “l’intento di questa pubblicazione non è quello di giustificare l’operato del Militare Graziani, né riabilitare la figura e neanche occultarne la responsabilità di soldato ma di mostrare il lato sconosciuto dell’Uomo Graziani. Farlo conoscere nei suoi ruoli di marito, padre o di capofamiglia vecchio stampo che vive la famiglia nel tormento e nell’apprensione per una figlia problematica. Una famiglia allietata da quell’unica nascita e angosciata dalla preoccupazione per il suo futuro”.

Funari – Hai visto giusto… non è un saggio storico in senso stretto. Ovviamente la sua vita e le sue imprese sono state doverosamente riportate, affinché il lettore possa approcciarsi   in maniera corretta alla figura di Graziani attraverso un minimo di conoscenza del suo passato militare. Tuttavia quel che volevamo era far emergere l’uomo, attraverso le parole e i pensieri annotati di suo pugno nel diario del 1954. Diario che è di esclusivo possesso del signor Santoro, il quale lo ha messo a disposizione creando la giusta condizione per poter raccontare un Graziani sconosciuto ai più.

Fiore – Come siete venuti in possesso “esclusivo” del diario?

Funari – Come dicevo sopra, il signor Santoro, mio conoscente, mi ha parlato di questo diario. Lui lo ha avuto indirettamente dalla famiglia Gualandi; ricordiamo che il conte Sergio aveva sposato la figlia di Graziani la quale in seguito, come unica erede, ha avuto tutti i documenti e i cimeli del Generale. Il signor Santoro sapeva che io avevo già un buon curriculum come autrice e mi ha proposto di far diventare quel diario un libro, una sorta di memoriale attraverso cui trasmettere qualcosa che nessuno conosceva: le emozioni, i pensieri, i ricordi e le stesse riflessioni che Graziani racchiudeva in quelle pagine e in frasi a volte molto criptiche. Sinceramente all’inizio sono stata molto titubante di fronte a questa possibilità di Mettermi alla prova con qualcosa di diverso rispetto a un lavoro totalmente di fantasia, poi ho accettato la sfida e sinceramente sono contenta di averlo fatto. Ho alzato l’asticella di cui parlavamo prima.

Fiore – Quanto tempo e quanto lavoro avete dedicato alla stesura del libro?

Funari – Il  lavoro che c’è stato dietro   a   questo saggio   è   stato   davvero   tanto, soprattutto per le ricerche storiche. Non è stato facile trovare documenti che non raccontassero le vicende tranciando poi giudizi finali che, a mio parere, ben poco avevano di  neutralità. Tuttavia, riordinando ogni singola carta,  ogni singolo documento, ho cercato di dare un taglio assolutamente neutrale alla prima parte del libro; non volevo cadere assolutamente nel facile tranello di esprimere idee personali o altro. Per contro, il signor Santoro si occupava della trascrizione del diario, in quanto la calligrafia di Graziani, per i primi 5-6 mesi, era molto compatta e relativamente piccola. Pertanto ho ritenuto opportuno dividere il lavoro in questo modo, per poi lavorare sulle trascrizioni ed estrarre l’essenza di un’anima. In   termini   di   tempo…  sono   serviti   quasi   tre   anni   dall’inizio   del   lavoro   alla pubblicazione, ma il risultato lo ritengo soddisfacente.

Fiore – Vi si deve dare atto che con il vostro saggio siete andati al di là della storia, al di là del racconto scritto dai vincitori…

Funari – Personalmente ho sempre avuto una visione piuttosto ampia della Storia, in sé e per sé. E questo lo devo al mio professore di italiano e storia delle superiori.

Forse aveva intuito la mia capacità espressiva e di analisi dei fatti, spingendomi sempre verso la riflessione, verso il libero pensiero, direi verso una fondamentale onestà intellettuale che, negli anni, mi ha sempre gratificato. Mi ha portato anche a grandi discussioni e a chiusure repentine di rapporti, ma credo che là dove non c’è pacifico confronto non può esserci nessun rapporto umano. Non ho mai imposto le mie idee ed ho sempre preteso altrettanto rispetto per le mie.

Fiore – Onore a voi autori per non aver negato nulla delle azioni del Graziani, per il taglio “super partes” dato al saggio con il non nascondere nulla dei terribili episodi che hanno caratterizzato la sua vita militare e per aver esaminato con dovizia di particolari il contesto storico – culturale di guerra e di rappresaglia del momento.

Funari – Credo sarebbe stato stupido avere un atteggiamento negazionista di fronte a episodi davvero esecrabili. L’unica cosa che potevo fare era analizzare, appunto, il periodo  e il contesto  di guerra,  cercando  di far riflettere che,  seppur  non  fosse “normale” una rappresaglia come quella di Addis Abeba, era tuttavia logico, per un soldato, per un ufficiale come lui, rispondere con le armi. Ogni azione ha una sua causa e un suo effetto.

La guerra, tutt’ora, non è un evento giustificabile; ma se ci pensiamo bene, la lotta tra gli uomini è iniziata nella notte dei tempi, da Caino e Abele. Le armi sono, purtroppo,   da   sempre   il   solo   argomento   con   cui   gli   uomini   sono   in   grado   di ragionare. A volte credo che sia nel DNA umano cercare di soverchiare l’altro per dominarlo. E non servono le guerre, per dimostrare che la mia teoria, forse, non è sbagliata.

Fiore – Onore a voi autori per aver messo al bando e con quanto scritto nel libro e con quanto detto nelle varie presentazioni del saggio qualsiasi strumentalizzazione tendente ad affermare che il saggio fosse l’inizio di una “quasi beatificazione” del Graziani…

Funari –  Si… purtroppo per questo testo ci sono stati attacchi davvero beceri da chi teme una recrudescenza di un periodo storico che ovviamente non tornerà mai. Anche l’ANPI ha criticato la presentazione fatta a Civitavecchia e a Ladispoli perché, a loro parere, era un libro apologetico. Sui social ho subìto diverse accuse; ma non fa nulla, li ho semplicemente invitati a leggere il libro, rendendomi disponibile a un civilissimo contraddittorio.

Fiore – Mentre leggevo il saggio mi sono documentato per lungo e per largo sul  Generale Graziani… ho trovato di tutto nel bene e nel male del Graziani soldato, della sua rapida ascesa militare, delle sue “sconcezze” ma nemmeno una parola sull’uomo! Il vostro saggio colma questa lacuna storica e regala all’opinione pubblica un’immagine ben lontana da quella del Generale scipionico, l’immagine di un uomo prigioniero delle sue debolezze, dei suoi dubbi che lo tormentano sempre più man mano che s’avvicinava alla fine, della tenerezza che trapela dalle sue parole per la moglie.

Funari – Concordo pienamente con quel che dici. E l’unicità del testo su cui lavorare è stata la sola ragione che mi ha spinto ad accettare questa sfida. Entrare nell’intimità del diario, leggere frasi al momento senza significato che però lo assumono pienamente quanto, mesi dopo, Graziani affida a quelle pagine i suoi timori, per ritrovarlo poi energico come un leone quando parla dei suoi nipoti, o ripercorre tappe di vita, pensieri coraggiosi di dannunziana origine… si, tutto questo è stato altamente arricchente.

Io per prima non conoscevo così approfonditamente la figura del Generale Graziani; le  ricerche  e l’analisi  del diario  hanno colmato  questa   lacuna,  regalandomi una immagine di lui che, in pochi, conoscevano e che spero ora possano conoscere ancora in tanti.

Fiore – Perché il libro sul Generale Graziani ha iniziato la sua strada partendo dalle terre di Affile-Filettino?

Funari – Volutamente la prima tappa è stata Affile perché terra natìa del Graziani. All’epoca Affile e Filettino erano unico Comune; Affile ora custodisce un sacrario al Generale, mentre a Filettino c’è  la   casa   natale   che   è   stata   trasformata   in   un interessantissimo Museo della Civiltà Contadina. Affile è stata un’ottima apertura, ma il COVID, le chiusure e le riaperture anche a zone non ha permesso di presentare il libro come avrebbe meritato. Abbiamo presentato  a Ladispoli, Cerveteri, Civitavecchia.  A Filettino si andrà forse a settembre. Resta il fatto  poi  che  non  ci  sono  problemi  a  presentare  il  testo  da ovunque arrivi un invito.

Fiore – Conscio che questa intervista aprirà un fiume di polemiche cosa dovrebbe fare il lettore per sfatare l’idea e l’opinione che il vostro saggio sia un segmento apologetico?

Funari – Beh… come ho detto prima… comprarlo, leggerlo e poi aprire un dibattito. Civile, educato… come lo stile che mi contraddistingue e contraddistingue il saggio.

Fiore – Comunque, ed ha assolutamente ragione l’ammiraglio Erasmo Fronzuto autore della prefazione, avete avuto un grande coraggio “nel cimentarvi nel XXI secolo nello scrivere un libro su Rodolfo Graziani”. E bene avete fatto, considerato che “quando si ha da dire o da aggiungere qualcosa di valido, di inedito o di completamento, si può osare”. Anzi si deve!

Funari – Io credo che questa frase dovrebbero leggerla soprattutto gli Storici, quelli che scelgono i testi scolastici. Per come la penso io… la Storia prima o poi presenta il conto e chi ha nascosto, omesso, manipolato i fatti deve rispondere di ciò. L’esempio più eclatante, a mio parere, è l’esistenza delle foibe, negata fino a circa 10 anni fa. Erano uomini, donne, bambini uccisi in modo atroce e la loro morte non è di serie B rispetto a tutti quegli innocenti morti in campi di sterminio piuttosto che sulle rive della Loira o nelle grandi pianure americane o, attualissimo, nei boschi del Donbass. E’ un discorso che richiederebbe molto tempo; dovremmo imparare la fine arte del dialogo, dell’ascolto e del rispetto.

Fiore – Ultima riflessione… con il vostro saggio avete sollevato un problema essenziale dal punto di vista storico. Mai dimenticare, mai tralasciare l’aspetto della figura come uomo di un leader, mai dimenticare il suo essere uomo e la sua voglia di respirare la libertà, gli odori e i profumi del quotidiano.

Funari – Io credo che troppo facilmente gli uomini dimentichino leader, condottieri e grandi imperatori che, in modo giusto o sbagliato, resero onore al loro Paese. La Francia ad esempio decapitò un Re, per poi ricercare la Monarchia; come la Francia ci sono mille altri luoghi dove l’uomo inneggiò a chi era alla loro guida, per poi abbatterli e, in seguito, cercare di nuovo quella stessa condizione. L’impero romano, a mio parere, ne fu un magnifico esempio. Ma cosa ci insegnano, a scuola, dei grandi condottieri, dei grandi Re? Poche righe su un testo di storia non bastano a far entrare gli studenti nell’essenza di un Cesare, di un Napoleone o di un Churchill. Credo quindi che testi come quello su Graziani, che regalano non solo pagine di storia ma anche pagine di vita personale, dovrebbero essere sempre i benvenuti.

Fiore – Leggo che la tua citazione preferita  è:“Quel che facciamo in vita, riecheggia nell’eternità” (da “Il Gladiatore” di R. Scott). Perché?

Funari – Adoro quella citazione perché è un invito a non accontentarsi, ad accettare sempre nuove sfide, a crescere affrontando sempre nuovi ostacoli. Con un po’ di presunzione, non accontentarsi passivamente della mediocrità. Io non so se quel che faccio riecheggerà ma certamente potrò dire di averci provato senza risparmiarmi.

Fiore – Ultima domanda…mi parleresti del tuo ultimo libro, il romanzo “Il segreto del pellegrino”, da poco nelle librerie?

Funari – Il mio ultimo “figliolo”… beh, era già in scrittura prima che accettassi di scrivere il testo su Graziani. Ero a un punto di “fermo creativo”, per cui decisi di lasciarlo decantare per un po’, tanto sapevo che se avessi forzato la mano non sarei stata contenta del risultato. Quando l’ho ripreso, circa  un anno e mezzo fa, ho cominciato con il rileggerlo e… sono arrivata alla conclusione creativa in qualche mese. Amo definirlo un archeo-thriller perché si svolge su due piani temporali ma questi non sono scissi uno dall’altro anzi… ciò che il passato cela deve essere svelato nel presente. I due piani si intersecano uno nell’altro, in un alternarsi di immagini che portano al Rinascimento per poi ripiombare nel presente di un cantiere dove si consuma un delitto. Ogni personaggio è costruito con cura, ognuno ha un preciso ruolo e spero che, tra enigmi, sospetti e capovolgimenti di situazioni, chi lo leggerà resterà ammaliato dalla trama.

 

Fiore – Grazie per il tempo dedicatomi e per aver detto sì a questa intervista…

Funari – Sono io che ringrazio te per l’opportunità che mi hai dato per parlare ancora del saggio sul Generale Graziani; mi auguro di aver raggiunto l’obiettivo di far capire che la Storia non deve essere dimenticata e, rivolgendomi soprattutto ai giovani, li invito a non limitarsi a “studiare”, ma anche a “cercare” le verità che nei libri di scuola non sono riportate.

Inoltre, consentimi di ringraziare davvero di cuore il mio Editore con cui, dopo il saggio su Graziani, ora stiamo vivendo l’avventura del nuovo romanzo; lo ringrazio per credere in quel che scrivo e per l’infinita pazienza con cui mi segue e… sopporta soprattutto nei momenti in cui i miei “criceti del cervello”corrono in modo scoordinato, combinando qualche “guaio”.

 Vincenzo Fiore
“a tu per tu con…” Anna Maria Funari

Clicca il link qui aotto per leggere il mio articolo precedente:

“a tu per tu con…” Maria Angela Iozzino e il suo viaggio nella scrittura

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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