“90 minuti di necessaria passione”

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Le passioni sono assolutamente indiscutibili: non si sentenzia mai al cospetto di un coinvolgimento soggettivo.

Sarebbe quasi come interrogarsi sul perché si preferiscano le fragole alle pesche e pretendere che arrivi una risposta esaustiva a carico del palato.

Il trasporto emotivo, nei confronti dei dati astratti o concreti, è decisamente insindacabile e non soggetto a disquisizioni di sorta.

E pensare che lo si asseriva con forza persino in tempi non sospetti: “de gustibus non disputandum est“.

Ma quante sfaccettature presenta una personale disposizione?

Non ho mai simpatizzato particolarmente per il gioco del calcio e non mi avventuro in manifestazioni che rimandino alla tifoseria sfegatata.

Eppure, in determinate circostanze, subisco una vera e propria metamorfosi comportamentale.

Mi reincarno in un ultras che predilige la goliardica baldoria da stadio e che tutte le sacrosante domeniche non riesce ad esimersi dalla sua “fedele missione”.

Tutto questo avviene per brevi e sporadici lassi temporali, in circostanze sparute che vedono come gran protagonista la nostra nazionale di calcio.

Accosto inevitabilmente il termine calcio a quello di nazionale anche se, sulla base dell’emozione percepita, ho la sensazione di esprimermi con fare riduttivo.

Se è vero, infatti, che le tante squadre demarchino un “territorio di appartenenza” che infonde uno spiccato senso di fratellanza sportiva, la nazionale italiana moltiplica con evidenza lampante l’intensità dei sentimenti, nonché gli effetti adrenalinici che scaturiscono dall’esultanza.

Credo che la maggior parte di voi comprenda pienamente in cosa consista la potenza del coinvolgimento del quale scrivo.

Trovo che non sia affatto desueto che un ideale di attaccamento nei confronti della patria passi con facilità (anche e non solo), attraverso le acrobazie compiute da un pallone in campo.

In quel momento la palla è il viatico verso la potenziale vittoria, verso una gloria agognata e ricercata dappertutto, persino nelle rocambolesche performance esibite da 11 giocatori.

E allora non siamo semplici tifosi, siamo italiani innamorati.

Dunque, se pensate di avvertire ciò che io avverto, non vi ostinate a chiamarlo calcio.

Definitelo con l’espressione “90 minuti di necessaria passione“.

Lasciatevi rapire.

E intanto, proprio questa sera, si disputerà la competizione “Italia – Austria”.

O dentro o fuori.

Ma cos’è che sarà veramente dentro o fuori?

Lo saranno la speranza, il desiderio di rivalsa, le giovani emozioni , la voglia di cantare ancora e a squarciagola il meraviglioso Inno di Mameli.

Lo sarà il cuore.

Quello che riporto di seguito è il testo di una mia canzone che non è ancora stata musicata.

Che ciascuno la canti come gli va, come immagina, come sente di fare, come gli pare.

Così, un po’ con leggerezza e un po’ con la mano sul petto.

Proprio così…tanto per non smettere giammai di sognare…

Danza nel vento
la grande bandiera,
balla ed accoglie
ciascuna preghiera,
viva esultanza
negli occhi ridenti,
notti di sogni
e di stelle cadenti.

Sventola allegro
il mio tricolore,
fiero intercetta
i sussulti del cuore,
undici uomini
in cerca di gloria,
alla conquista
di un’altra vittoria!

Rit: Vieni a cantare,
oh popolo in festa,
che finalmente “l’Italia s’è desta”,
agita il verde, il rosso ed il bianco
e di gioire non esser mai stanco.
Popolo azzurro, gran sognatore,
oggi l’Italia è di un solo colore,
credi si tratti di una partita?
È appartenenza, passione, è vita!

Danza nel vento
il nostro stendardo,
balla a dispetto
del tempo beffardo,
credici ancora
fratello italiano,
perseverare non è un atto vano.

Sventola allegro
il mio tricolore,
quel che ci salva
è la sete d’amore,
aver segnato
il tuo goal decisivo
ti renderà felicissimo e vivo!

Rit:Vieni a cantare,
oh popolo in festa,
che finalmente “l’Italia s’è desta”,
agita il verde, il rosso ed il bianco
e di gioire non esser mai stanco.
Popolo azzurro, gran sognatore,
oggi l’Italia è di un solo colore,
credi si tratti di una partita?
È appartenenza, passione, è vita!

Maria Cristina Adragna

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Maria Cristina Adragna
Siciliana, nasco a Palermo e risiedo ad Alcamo. Nel 2002 conseguo la Maturità Classica e nel 2007 mi laureo in Psicologia presso l'Università di Palermo. Lavoro per diverso tempo presso centri per minori a rischio in qualità di componente dell'equipe psicopedagogica e sperimento l'insegnamento presso istituti di formazione per operatori di comunità. Da sempre mi dedico alla scrittura, imprescindibile esigenza di tutta una vita. Nel 2018 pubblico la mia prima raccolta di liriche dal titolo "Aliti inversi" e nel 2019 offro un contributo all'interno del volume "Donna sacra di Sicilia", con una poesia dal titolo "La Baronessa di Carini" e un articolo, scritti interamente in lingua siciliana. Amo anche la recitazione. Mi piace definire la poesia come "summa imprescindibile ed inscindibile di vissuti significativi e di emozioni graffianti, scaturente da un processo di attenta ricerca e di introspezione". Sono Socia di Accademia Edizioni ed Eventi e Blogger di SCREPmagazine.

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