Una vita esagerata…ovvero la storia di Mimma

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Questa che state per leggere, cari lettori di ScrepMagazine, è la cronaca, ormai storia, della vita di Mimma, una mia carissima amica incontrata sul percorso della virtualità di Facebook, una cronaca scritta da lei dopo le mie sollecitazioni.

Sì, perché leggendo alcuni suoi stati mi ero accorto che, dietro il suo tono canzonatorio e gioioso, c’era tutta un’altra storia…

A voi, Mimma…  

Forse il buon Dio avvertì l’esigenza di esaudire il desiderio di due genitori che pregavano per avere una quarta creatura da sfamare… ma che, dopo tre maschi, fosse femmina e nascesse a maggio, il mese delle rose… il mese della Madonna!

Ed ecco che il 16 maggio 1968 vengo al mondo… e mi si iscrive all’anagrafe con il nome di Domenica Maria anche se in realtà tutti mi hanno chiamata Mimma.

Per il mio adorato papà ero Micia, per la mia meravigliosa mamma  Maredda.

Ed eccomi…

Ancora in culla, il medico di famiglia mi visita in continuazione fino al nono mese quando prende il coraggio tra le mani e comunica ai miei genitori che la “fimmina” ha un problema al cuore e deve sottoporsi a controlli immediati!

Incomincia la mia avventura!

Cresco bene, sono una bimba riccia e bionda con le guance rosse… Guardandomi ora, mi rivedo come un pulcino con il casco biondo.

Non amavo mangiare ma mi piacevano tanto le patatine con la sorpresa, la focaccina e il gelato al caffè con tanta panna!

Purtroppo ero magra e la disperazione di mia madre!

Già… mia madre che, nonostante le nostre continue divergenze di carattere, era l’unica che riusciva a confortarmi ed a capirmi sempre!

Mi guardava negli occhi e mi diceva: “Maredda chi hai a mammicedda!?” La mia mamma, una donna che ha sempre combattuto…

Ha cresciuto  quattro figli, io unica femmina tenuta nella bambagia, lontana dalle cose brutte della vita, protetta come se mi dovessi rompere da un momento all’altro, mentre lei si logorava nel suo silenzio giorno dopo giorno portandosi dentro un’infanzia dolorosa fatta di botte e dure punizioni…

Ritrova la serenità con mio padre, il suo vero ed unico amore, un uomo che l’adorava e la proteggeva con tutto se stesso!

Dopo la mia nascita si ammala gravemente alle gambe e le dicono che ormai la sua vita sarebbe stata solo sedia a rotelle!

Mio padre non si arrende e la porta a Bologna… e qui la speranza: femori artificiali per entrambe le gambe!

I miei ricordi sono immagini sfocate… tra la nebbia dei miei pensieri appaiono i singhiozzi mentre saluto i miei genitori che si allontanano su un treno e mi vedo all’asilo con il mio dolore dentro e una suora che mi dà un ceffone perché tenevo la testa bassa tra le braccia e appoggiata tra sul tavolo!

Ed ecco il mio arrivo a casa in lacrime senza spiegare il motivo… lo avrei detto solo alla mia mamma, con il mio assoluto rifiuto di rimettere piede in quell’istituto!

Ed ecco la mia prima febbre, il termometro segna 41!

Sto male e voglio mia madre!!!

Una mattina suonano alla porta: è la mia mamma… la vedo in piedi e sostenuta da due stampelle, le vado incontro singhiozzando… e lei mi dice:” Tranquilla Maredda… ora ci sono io!

E tra i singhiozzi le dico di non lasciarmi mai più!

Purtroppo sapevo che mi avrebbe lasciato tante e tante altre volte…

Il mio primo giorno di scuola, in quel cortile pieno di bambini col grembiule mani nelle mani con le proprie mamme ed io senza la mia… c’era mio fratello, io 6 anni, lui 16: piangevo perché  volevo la mia mamma!

E poi?

Decido di rinchiudere il dolore nel mio cuore e incomincio a creare un mondo tutto nuovo nella mia testa, come se il reale non mi appartenesse e non mi accadesse.

Praticamente mi sdoppiavo, io non c’ero più io, c’era una fredda ragazzina piena di incertezze ed imperfezioni, bullizzata perché non ero come le altre ragazzine…

Sì, una ragazzina impropriamente bullizzata che se ne restava impassibile e fredda, salvo chiudersi in bagno e piangere… per poi uscire con un sorriso smagliante!

Gli adulti mi vedevano come una ragazzina vivace e piena di vita… ma non sapevano e non conoscevano il mio logorio interno!

Ero molto brava a nascondere i sentimenti.

Il tempo passa… ma, un giorno, uno di quei dottori, dov’ero ormai abituata ad andare, senza capire il perché, dopo avermi messo tanti fili sul cuore, improvvisamente fa una faccia scura ed accigliata… mamma mi dice di aspettarla fuori.

Questa volta era davvero arrabbiato ed urlava alla mia mamma dicendole che insieme al mio papà erano due incoscienti ed irresponsabili perché mi stavano perdendo… e che da un giorno all’altro sarei morta senza che se ne sarebbero accorti!!!

Ero terrorizzata… mia madre in lacrime, io non capivo!

Cosa stava succedendo!?

Chi doveva morire!?

Io!?

Ma perché?!

Cosa avevo di grave!?

Non capivo più nulla… ero praticamente marmorizzata, mia madre mi trascinava stancamente per mano mentre continuava a piangere.

Arriviamo a casa e comincia a litigare con il mio papà.

Non lo facevano mai… era la prima volta che li vedevo così!!!

Scappo e vado nella mia stanzetta… ma le urla le sento egualmente!

Mio padre urlava a mia madre:” Se mia figlia dovesse morire sotto i ferri, non risponderò più delle mie azioni!!!

Mia madre urlava più forte:” Mia figlia morirà perché tu non vuoi accettare l’intervento chirurgico. Quando accadrà… io chiuderò per sempre con te!!!

Ma cosa avevano mamma e papà!?

Perché dovevo morire?

Avevo solo la tosse… non si muore per la tosse!

Mamma, papà perché devo morire!?

Io non voglio morire!

Perché litigate?

Mi chiudo nel mio silenzio e ritorno a pensare che “non stava accadendo a me!

Mia madre mi prende da parte e cerca di spiegare la mia malattia:” Vita mia, senti quanto batte forte il tuo cuoricino? Di notte, col silenzio si sente! Vedi come fa su e giù la tua maglietta? Ecco tutto questo non è normale… il tuo cuoricino è rotto e lo si deve aggiustare! Per rimetterlo a posto devi affrontare un intervento chirurgico… altrimenti ti perderò a mammicedda… ed io non voglio!

Rispondo singhiozzando: “Mammina, neanche io voglio morire ma ho tanta paura! Lo sai, io ho il terrore degli aghi, del sangue, degli ospedali! Come farò?

Lei mi guarda con il viso bagnato di lacrime e mi abbraccia forte sussurrando:” Vedrai che passerà tutto in fretta e tu ritornerai ad essere la bimba bella e gioiosa di sempre!

Ed ecco che accade la solita magia… mi estraneo dall’angoscia e penso alla parte più interessante, il viaggio in treno, come aveva fatto la mia mamma per andare ad operarsi a Bologna.

Io invece con la mia mamma ed il mio papà prendevamo il treno per Torino e raggiungere “Villa Pia”…

Il primo dei tanti viaggi!

Già, il mio intervento?

Eccomi con il cardiologo che mi opera… il prof. Actis Dato, che mi chiamava “botallina“, in riferimento al mio problema:  il dotto di Botallo pervio.

Si definisce il dotto di Botallo pervio la mancata chiusura del normale canale tra arteria polmonare e aorta che di solito avviene poco dopo la nascita.

Praticamente il vaso sanguigno che collega l’arteria polmonare e l’aorta alla mia nascita non si era chiuso e da lì fuoriusciva del sangue che ingrossava il mio cuore e riempiva di sangue i polmoni… se non avessi fatto l’intervento non sarei qui a raccontarmi.

Di quella esperienza ricordo molto poco: una stanza bianca con due letti, tutto intorno pulito a specchio, accanto al mio letto una poltrona, di fronte un tavolo bianco con due sedie.

Ho degli stralci di ricordi… come il pianto di mio padre nel salutarmi prima di entrare in sala operatoria e poi il buio!

Qualcosa di gommoso in bocca, i miei ricordi di quei momenti sono molto sfocati, sono in un letto piena di tubi e buste appese di un liquido rosso e bottiglie contenenti altro liquido… credo che chiamassi il mio papà e la mia mamma, piangevo, mi dissero, ma non ricordo.

Ancora oggi riesco a provare quel dolore lancinante dietro la schiena che non capivo cosa fosse.

Eccomi, me ne rendo conto piano piano… sono in una stanza dietro un vetro da cui intravedo la mia mamma ed il mio papà, poi improvvisamente in altra stanza tutta bianca e tutta indolenzita nel letto…

Non c’era più la busta rossa appesa ma c’erano sempre tanti tubi attaccati a delle bottiglie che finivano dentro la mia pelle, anzi ancora più a fondo.

Ne avevo uno sotto una costola sinistra conficcato dentro la carne da cui fuoriusciva un liquido strano, un liquido marrone rossastro…

Pensandoci, ancora oggi ho i brividi e ne porto il segno!

Sembra un racconto del terrore ma viverlo realmente all’età di 12 anni vuol dire portarne per sempre il ricordo, un ricordo che mi ha cambiata per sempre ed ha rovinato la mia adolescenza… anche se mi ha salvato la vita!
Ancora oggi ringrazio il cielo perché in quel tempo morivano delle ragazzine senza alcun motivo, poi si scopriva che avevano lo stesso mio problema!

Oggi il mio intervento avviene praticando dei buchi… io ho il corpo tagliato in due con una ferita di cui mi sono vergognata tantissimo!

In costume da bagno mi coprivo con il telo da mare che praticamente lasciavo sulla battigia… e quando uscivo dall’acqua mi avvolgevo per non far vedere la ferita!

Non solo la ferita mi ha cambiato la vita… ma in me è cambiato tutto! Non riuscivo più a parlare bene… perdevo la concentrazione e la memoria!

Ero in seconda media… e dalla più brava della classe ero passata ad una semplice ragazzina insicura di tutto!

Ho ricominciato a sentirmi inadeguata in tutto e per tutto… come fossi invisibile!

Non c’era situazione in cui io mi sentivo sicura!

Ed ecco che incomincio a non mangiare più… e giorno dopo giorno diventare l’ombra di me stessa… odiare il mangiare… pensare che la bocca servisse solo per parlare,  respirare e bere e che far passare per essa il cibo era schifoso!

Mi dava fastidio  pure la vista e l’odore del cibo… vomitavo solo per questo!

Ero convinta che anche l’odore facesse ingrassare!

Ed ecco che, nell’estate del 1983, perdo 20 chili in soli due mesi…

Torno a scuola, secondo anno delle superiori, e nessuno mi riconosce!

Da quel momento incomincia una ulteriore discesa di peso importante…

Per fortuna quella stessa estate conosco il mio migliore amico di sempre. Lo è ancora!

Nasce un accordo tra me ed il cibo… non avrei mangiato come gli altri ma solo assaggiato!

In compenso, inizio ad allenarmi in palestra, e duramente, tutti i giorni senza mai smettere!

Risultato?

Un fisico tonico con curve giuste al posto giusto!

Comincio ad essere notata da tutti, finalmente comincio ad acquistare sicurezza anche se in realtà era solo timidezza che non sono  mai riuscita a superare!

Di quel periodo ricordo di aver avuto tanti corteggiatori che puntualmente mandavo a quel paese… i miei “no” hanno sempre superato i miei “” tanto da affibbiarmi l’etichetta di : “L’INARRIVABILE!

In realtà ero solo perdutamente innamorata di Fabrizio… il ragazzo a cui ho dato il mio primo bacio… il mio primo amore!

Ed è stato così per lunghi 5 anni della mia vita!

Dentro questi 5 anni succede di tutto… mia madre ha dei gravi problemi agli occhi e parte per Roma con mio fratello per recarsi in un centro oculistico!

Nell’assenza di mia madre e mio fratello, mio padre sta male… ed io, sola con lui senza sapere cosa fare se non chiamare il 118…

Viene portato in ospedale con un infarto in corso!

Per fortuna il mio papà ne viene fuori e incomincia a stare meglio di prima!

Passano quattro anni!

Ma alla fine di quei cinque anni vivo il dolore più devastante della mia vita!
È il Natale del 1987… io mi ero diplomata e sto frequentando l’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria, corso di scenografia.

Mio padre comincia ad avere strani atteggiamenti, si scorda dei frammenti di vita appena vissuti…

Siamo tutti preoccupati, tanto che, dopo le feste, il suo modo di fare era peggiorato, lo ricoveriamo in ospedale!

Ma la mala sanità di quell’epoca colpisce mio padre!

Non comprendono che aveva delle continue ischemie che erano le avvisaglie di un ictus mortale!

Ed infatti un martedì mattina veniamo raggiunti da una telefonata che ci dice che mio padre durante la notte si era sentito male e un maledetto ictus cerebrale lo aveva ridotto in coma e in fin di vita!

Volli vedere mio padre, la sera prima avevo avuto una piccola discussione con lui e non volevo essere lasciata così!

Avevo bisogno di parlare con lui, avevo bisogno di coccolarlo, avevo ancora bisogno di lui.

Ed invece ero lì, dietro un freddo vetro a vederlo con un tubo in bocca e milioni di tubi che passavano su di lui…

La sua espressione è la cosa che mi è rimasta dentro… era corrucciato, con l’espressione triste che di solito faceva quando piangeva!

Il venerdì mattina arriva la telefonata più brutta della mia vita… mio padre era morto da solo, dentro una fredda stanza!

Stava bene  mio padre, era entrato in ospedale con le sue gambe…

Com’è possibile?

No! Non ci credo! Non è possibile!

Devo fare ancora tante cose con papà!

Eccomi tornata a chiudermi dentro un altro mondo!

Io esistevo per gli altri ma non per me stessa!

Ho buttato tutto, i mie sogni, la mia probabile carriera ed ho pensato di stare con mia madre…

Aveva troppo bisogno di noi figli…

Io ero lì con i miei 19 anni e non sapevo più cosa farne del mio futuro! Non avevo un ragazzo… non avevo nessuno a cui appoggiarmi.

Incominciai a voler vivere una vita strana… avevo deciso di stare col primo che capitava ma per fortuna il primo che capitò è ancora oggi il mio uomo.

Da quel momento inizia un’altra fase della mia vita che mi porta ad un matrimonio meraviglioso e speciale…

Noi due, per quel periodo, eravamo  una coppia di sposi fuori dalla norma… io con un abito disegnato da me,  molto particolare ed estroso, il mio sposo con un abito per niente classico, di colore indaco con una cravatta a fantasia e colori che andavano sul viola.

Pure l’addobbo floreale era particolare: fiori viola e gialli, fiori viola come l’agapantus ed un fiore giallo molto particolare di cui non ricordo il nome. È stato uno dei periodi più belli della mia vita… tutto perfetto!

Nove mesi dopo arriva il primo figlio, Emanuele!

Dopo 4 anni, decidiamo di allargare la famiglia…ed ecco Floriana, bella come sole.

Col suo arrivo la famiglia era al completo… ma 7 anni dopo, con prepotenza, arriva Samuele Salvatore!

Ed eccoli qui i miei tre figli meravigliosi, la mia fonte di vita!

Essere mamma è bellissimo ma devi essere pronta a fare sacrifici enormi. Io ho sacrificato me stessa!

È arrivato per me un periodo molto particolare e difficile.

Lascio per sempre quella bella ragazza che si amava e si curava, lascio me stessa e mi dono completamente ai miei figli!

Il fato ha deciso tutto sin dall’inizio per me: ero convinta di diventare un personaggio famoso, una cantante, una stilista di moda…ed invece sono diventata una mamma lottatrice!

La mia migliore creazione?

I miei tre figli… tre, il numero perfetto come loro!

Tre persone diverse, uniti indissolubilmente dall’amore reciproco!

Sono cresciuta tra pene e dolori… ho ingoiato amarezze ed ingiustizie…ho visto cadere e sono caduta anch’io… ma mi sono rialzata sempre ed ho cercato di fare del mio meglio per aiutare gli altri a rialzarsi!
E questa è solo la prima parte di ciò che la vita aveva in serbo per me!

Ma quella di oggi è un’altra vita, sì un’altra vita!

Come avete intuito, la mia vita nasce nella gioia ma subito si trasforma in dolore e continua sullo stesso binario.

Infatti si dice che i figli sono la gioia ed i nostri dolori più grandi!

I miei tre figli sono la mia linfa vitale, sono cresciuti in un contesto familiare di gioia e dolore…

Abitavamo con la mia mamma che li ha cresciuti e ritenuti figli suoi, specialmente Emanuele il primogenito…

Emanuele adorava mia mamma e lei lo ricambiava.

Purtroppo mia madre era destinata ad una vecchiaia non bella…

Era una donna meravigliosa, una forte lottatrice.

Era caricata dall’amore di mio padre, erano una coppia inossidabile!

La classica coppia di anime gemelle!

Purtroppo il destino li ha separati troppo presto.

Quando nelle nostre vite è mancato la colonna portante della famiglia, mio padre, abbiamo dovuto ricominciare con  una seconda vita. Tralasciare tutti i programmi e i progetti ed accettare una nuova realtà!

Negli anni i miei figli hanno riempito quella voragine creata dalla perdita di mio padre e per me e per la mia mamma, che finalmente aveva trovato in loro un nuovo stimolo per andare avanti e una bellissima distrazione dal dolore!

Attenzione era solo una distrazione… perché quel dolore ci ha devastate talmente tanto che non era assolutamente possibile dimenticare.

Lo porto ancora oggi dentro come il più grande dei miei dolori!

Mia madre ha vissuto una vecchiaia circondata dai suoi nipoti, ben 11… ma l’amore che c’era tra lei e i miei figli andava oltre l’amore tra nonna e nipoti, era un amore forte come quello tra madre e figli, un amore raddoppiato!

Sì, perché lei era una madre diventata nonna a cui io ho donato i miei figli per farla sentire ancora viva dopo la morte di mio padre.

Ne aveva bisogno: tra lei e i miei figli si era creata una connessione meravigliosa tanto che prima di spirare ha voluto accanto a sé mio figlio maggiore che amava alla follia… in lui rivedeva mio padre!

È stato devastante perderla a quel modo… ma lei era troppo stanca delle batoste ricevute dalla vita!

Dopo la sua morte è accaduto di tutto nella mia famiglia…

La cosa più brutta è stata la malattia di mio figlio Emanuele, il linfoma di Hocking, un maledetto mostro che si insinua nelle vite delle persone e le distrugge!

Per fortuna mio figlio ne è venuto fuori con chemio e radioterapia ma quel bruttissimo anno, il 2019, ha lasciato per sempre il segno dentro lui e dentro e fuori me!

Subito dopo speravamo che il destino ci avrebbe lasciato un po’ di sollievo… ed invece no!

Ecco il maledetto covid che arriva a casa mia… lo prendiamo tutti e 5 con me molto preoccupata per mio figlio che aveva appena superato chemio e tutto quello che concerne.

Grazie a Dio, il Covid lo attanaglia solo con un po’ di febbre, mentre io respiro male, svengo e con zero forze!

Purtroppo mi ha lasciato il segno…

Nemmeno un anno e la mia amata cagnolina muore dopo un intervento complicato, lo stesso giorno in cui è morta mia mamma!

ll mio sconforto, la mia sconfitta, non ne esco più, le lacrime scendono sul mio viso e non riesco a fermarle.

Mi nascondo in bagno per non farmi notare, indosso una maschera e vado avanti!

Ed è questo che si nasconde da anni dietro il mio sorriso!

Chi mi incontra dice che io ho un viso sereno e sorridente… ma chi mi osserva attentamente e scava nel mio sguardo vede immense sofferenze che ancora oggi proseguono.

Per fortuna ci sono anche le gioie che mi bastano per prendere di petto tutto ciò che non di buono accade in me ed intorno a me!

In ogni caso mi ritengo fortunata: ho ricevuto e dato tanto amore e ho qualcosa di molto ma molto prezioso… i miei tre figli!

Emanuele, Floriana, Samuele Salvatore… vi amo!

A te, Vincenzo, un caro grazie per avermi ospitata sul blog con cui collabori, un grazie che vorrai far pervenire a tutta la redazione e al tuo Direttore».

Vincenzo Fiore

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articvolo precedente:

“a tu per tu con…” Jole de Pinto

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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