Una sigaretta e l’eutanasia di un amore

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Adoro i testi delle canzoni di Claudio Baglioni.

Amo perdermi tra le parole che magistralmente usa nelle sue canzoni .

Non potrei dire quale preferisco tra le canzoni di quest’autore perché io le amo tutte, dalle primissime alle ultime, ancora sconosciute ai più.

Nel 1981 nell’album Strada facendo, c’era la canzone Voglio andar via.

Una canzone d’amore, struggente, con versi che si susseguono come in un fiume, per meglio rendere l’agonia di un amore, versi che si dipanano su martellanti tamburi come fanno i battiti del cuore quando siamo agitati, in ansia.

La fine di un amore naufragato, visto come una condanna a morte, in cui i due protagonisti sono solo colpevoli di non riuscire più a stare insieme nonostante l’amore ancora li leghi.

E allora ecco un desiderio di taglio netto, quasi l’ eutanasia dei sentimenti solo per attutire la sofferenza, e allo stesso tempo la consapevolezza che nonostante tutto, una parte dell’uno continuerà ad appartenere all’altra e viceversa.

E allora, per i due innamorati non resta altro che potersi continuare ad amare nella loro immaginazione, nel ricordo del passato, negli attimi perduti che non hanno avuto un futuro, nei momenti della gelosia, in cui tutto l’amore tornerà di nuovo a galla.

Un testo che descrive le emozioni della vita, di esperienze che arricchiscono il nostro cuore, anche se in questo caso di emozioni sofferenti, dolorose come la fine di un amore.

Ma ogni emozione piccola o grande farà parte di noi per sempre.

Perfino una lacrima che inaspettata riga il nostro viso è un’emozione che in quel momento sta provando il nostro cuore, poi morirà nella memoria dei tempi, dove ogni cosa viene riposta, per rispolverarla poi nei momenti in cui ce lo ricorda il cuore.

Le stesse emozioni, sensazioni di delusione rabbia e tenerezza che ritroviamo nella splendida poesia di Tagore in cui si rivolge ad un amico.

Leggere un verso di Tagore significa dimenticare tutti i tormenti del mondo, sensazione che si avverte approcciandosi a questo grande poeta indiano.

Non nascondere
il segreto del tuo cuore,
amico mio!
Dillo a me, solo a me,
in confidenza.
Tu che sorridi così gentilmente,
dimmelo piano,
il mio cuore lo ascolterà,
non le mie orecchie.
La notte è profonda,
la casa silenziosa,
i nidi degli uccelli
tacciono nel sonno.
Rivelami tra le lacrime esitanti,
tra sorrisi tremanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore.

Rabrindranath Tagore

Poeta, prosatore, drammaturgo, musicista e filosofo indiano, nacque a Calcutta nel 1861 e morì nel 1941.
Profondo conoscitore della lingua inglese, tradusse in seguito le opere che prima aveva scritto in Bengali.

Fu il poeta della nuova India, moderna e indipendente, per la quale lottò non solo con le sue opere e con le sue iniziative di carattere sociale, ma anche con il suo comportamento politico.

Scrittore di brani musicali, si occupò della danza indiana e di pittura riscuotendo notevole successo sia a New York che in Europa.

Fu grande come poeta lirico, il cui pensiero, ispirato ad alti concetti filosofici e religiosi, lo pone tra i più grandi poeti mistici del mondo.

Le più famose liriche gli valsero l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura nel 1913.

Angela Amendola

https://www.youtube.com/watch?v=T57NxxBayG0

La mia sigaretta brilla rossa
Insieme a luci di periferia
Zampate della vita sulle mie ossa
Sei più sincera quando dici una bugia
Sull’asfalto acquoso una luna affilata
Tagliare i fili che legano le stelle
Stringo al cuore una lattina vuota
E scopro che hai lasciato le unghie sulla mia pelle
Finestrini aperti a dissetarmi di vento
La mia ruota incollata sulla striscia bianca
Della mezzeria
Gli occhi come due pezzi di vetro
Tu non sei come ti credevo io
Un autotreno mi ruggisce dietro
Ma perché hai fatto il mondo così triste, Dio?
Alberi si drizzano ai lati della strada
Mi corrono accanto e il buio se l’inghiotte
Alla radio un rock arrabbiato come un pugno allo stomaco
Che mi stringe nella notte
Un dolore e un lampo di fuoco rosso
Dentro a questo amore che io non posso
Io non posso più
Voglio andar via
I piedi chiedono dove ma via
Tanto non ti perderò
Perché tu non sei stata mai mia
Voglio andar via
Da quei tuoi occhi che tirano sassi
E come in un duello far dieci passi e poi
Guardarci un’ultima volta e via
Dimmi che cos’è che c’hanno fatto
Dimmi cosa c’è che io non so
Perché tutto è finito come cenere in un piatto
E quei ragazzi che eravamo no, non ci sono più
E scambiare due parole brevi
Con la notte blu dei benzinai
Io ti baciavo mentre tu piangevi
E adesso che io piango, tu chi bacerai?
Un caffè che drizza i capelli
Un pacchetto di fumo
E il vento rilegge il mio giornale
E domani uscire di nuovo, farmi una faccia allegra
Per il prossimo Carnevale
Un dolore freddo come un rasoio
Per un altro giorno che nasce
Muoio, muoio, muoio
Voglio andar via
I sogni cercano dove ma via
Anche all’inferno ci sarà qualcuno a farmi compagnia
Voglio andar via
Da te, che goccia a goccia
Hai spremuto il mio cuore
E dagli straccivendoli ricomprare quel che resta del mio amore e andare via…

Se vuoi leggere il mio articolo precedente clicca sul link:

Musica leggera anzi leggerissima

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