Una bugia per non essere più invisibili

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Una bugia per non essere più invisibili: il tema accomuna “Bugiarda” e “Tutta la vita dietro a un dito“, due splendidi romanzi che pongono interessanti spunti di riflessione sul mondo contemporaneo e sulla solitudine profonda e non percepita che porta con sé una profonda sofferenza. Nell’era dei social, dei reality, degli influencer, apparire, essere popolari, affacciarsi al mondo dentro una cornice ben delineata è diventato, un obiettivo fondamentale, in particolare per i giovani e se non può essere raggiunto provoca sofferenza, scarsa considerazione di sé, senso di sconfitta. Protagonisti di entrambi i romanzi, uno ambientato a Telaviv e l’altro a Torino, sono giovani “invisibili”, che sentono di non avere il loro posto nel mondo né all’interno della società, né all’interno della propria famiglia. Solo una bugia potrà aiutarli a ”non stare dietro a un dito”, ad essere “guardati”. Le bugie prima o poi vengono scoperte ma i protagonisti “cresceranno” e ritroveranno se stessi e l’amore.

Magnanima menzogna,o quando il ver è così bello che si possa a te preporre?

(Torquato Tasso)

Ayelet Gundar-Goshen – “Bugiarda” – La Giuntina

Nufar ha 17 anni, i brufoli, è un po’ rotondetta e nessuno si accorge di lei. La sua migliore amica non è più sua amica (potrebbe trascinarla nell’impopolarità), non ha né ha mai avuto un ragazzo: persino i suoi compagni di Liceo, le danno appena retta mentre si fanno servire il gelato nella gelateria  dove  lei lavora durante le vacanze estive. Aveva sognato per giorni che Yotam, il ragazzo per il quale aveva una cotta, entrasse in gelateria e poi le chiedesse di uscire con lui alla fine del turno; invece lui, entrato al fianco della sua ex migliore amica a malapena la riconosce e se ne va appena dopo essere stato servito. Forse per questo, quando Avishai Milner, un attore ormai in disgrazia, la insulta pesantemente quasi senza motivo, scappa nel cortile nel retro della gelateria tra le lacrime. Inseguita dall’arrabbiatissimo Avishai, che pretende solo di essere servito, comincia ad urlare selvaggiamente e tutti credono che lui abbia tentato di usarle violenza.

Telaviv

Accorrono varie persone e tutti sono gentili, premurosi, la tengono in considerazione, si preoccupano per lei: Nufar, che era stata spodestata in famiglia solo dopo un anno dalla nascita dalla sorella (nascendo la sorella ha fatto tornare dal fronte il padre, che per  assistere alla sua nascita non è morto insieme ai suoi commilitoni e si è guadagnata per sempre il posto d’onore in famiglia)  si trova finalmente al centro dell’attenzione.  Lascia così credere a tutti che Avishai Milner l’abbia veramente aggredita. Da quel momento Nufar non è più invisibile: in famiglia ritrova la considerazione che non aveva, offuscata dalla bellezza e dal carattere socievole e gioioso della sorella, la invitano negli studi televisivi dove un’abile truccatrice fa emergere i suoi pregi e nasconde i difetti, le migliori boutique le regalano i vestiti firmati per farsi pubblicità, a scuola la cercano tutti…la sua vita cambia totalmente e se pur presa da qualche scrupolo non riesce più a tornare indietro e dire la verità…

Ayelet Gundar-Goschen

L’autrice è una giovane scrittrice israeliana, al suo secondo romanzo. Il primo, ”Svegliare i leoni” è certamente un ottimo romanzo ma questo a mio parere raggiunge vette più alte, soprattutto per il tema di fondo e per come riesce a ritrarre l’interiorità dei personaggi . Con un linguaggio delicato ma penetrante riesce ad entrare e a farci entrare nella mente dei personaggi, ad amarli e a comprendere il loro stato d’animo, le paure e le loro ragioni in un intreccio di fili, storie e stati d’animo resi mirabilmente da una scrittura che fa emozionare e riflettere, colpisce profondamente il lettore e questo naturalmente lo scoprirete soltanto leggendolo.

Siamo tutti isole che gridano bugie in un mare di incomprensione

Rudyard Kipling
L’Allegoria della Menzogna” – immagine da Wikipedia

Verde e Oriani – “Tutta la vita dietro a un dito” – Salani

Tutta la vita dietro a un dito” ha come protagonista un altro personaggio “invisibile”, poco considerato che attraverso una “messa in scena” cercherà di cambiare la sua condizione di “sfigato”.

Sebastiano vive una vita anonima ed in piena solitudine. Lavora in una copisteria e parla alle fotocopiatrici, le chiama per nome e le considera dotate di vita propria. Non ha amici ma solo conoscenti che lo considerano a malapena e soltanto quando serve loro qualcosa. Finge con tutti, finge di avere molti amici, cerca di consigliare  la ragazza disperata perché sta perdendo i followers sui social mostrando molta competenza in materia. Sebastiano legge i necrologi sui giornali e sceglie a quali funerali partecipare, stringe le mani ai parenti del defunto e così si sente meno solo. Si reca in una casa di riposo dove non conosce nessuno e parla con un anziano ormai affetto da demenza senile…

Un giorno ha un’idea: fa stampare una serie di manifesti con la sua foto e con scritto “SCOMPARSO- TELEFONARE AL NUMERO (il suo numero di telefono)”. Lui, figlio unico, si finge suo fratello e risponde a quelli che lo chiamano, organizza incontri con numerose persone che vogliono aiutarlo a ritrovare il fratello, viene invitato in televisione: insomma diventa finalmente visibile. Naturalmente la verità verrà a galla ma nel frattempo lui avrà trovato l’amore e nuovi amici .

Gli autori, una coppia di brillanti sceneggiatori, scrivono con un ritmo incalzante, con moltissimi dialoghi con un ritmo che permette letteralmente di divorare il libro tutto di un fiato. L’ironia e la leggerezza stemperano un racconto che fa riflettere sulle relazioni umane nella società contemporanea. La storia “punta il dito” sulla condizione di solitudine che accomuna le persone, in particolare i giovani e gli anziani .

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Maria Fiorenza Virgallito
Sono Maria Fiorenza Virgallito, professoressa di italiano e storia in un istituto tecnico. Sono nata a Matera, cresciuta a Torino, vivo da più di trent'anni a Roma: insomma, radici meridionali, rigida impostazione piemontese stemperata da un pizzico di allegra romanità. Convinta di fare il lavoro più bello del mondo, “sempre in trincea” per cercare di far appassionare i ragazzi alla lettura, al cinema e al teatro. Sono una lettrice onnivora e scrittrice sporadica. In realtà sognavo davvero di fare la scrittrice ma poi, come la mia eroina Jo March di "Piccole Donne", ho lasciato il mio sogno nel cassetto e sono diventata per scelta e non per ripiego un'insegnante. Con ScrepMagazine posso far sì che il mio sogno esca finalmente dal cassetto per volare tra le pagine di un giornale di qualità che fa cultura sul web. In fondo il mio motto è "La cultura è il mondo".

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