Beati i puri di cuore perché vedranno Dio (Mt 5, 8)
La purezza di cuore, specialmente ai nostri giorni, è poco conosciuta, di frequente trascurata e, talvolta, persino derisa.
Spesso si sente parlare di chi vede le cose senza malizia, con tono di scherno come se si trattasse di una persona ingenua, se non addirittura di un “minus habens“.
Nei discorsi di Gesù, la purezza di cuore non sta a indicare una virtù particolare ma una qualità che deve abitare nel cuore, il centro più profondo dell’essere umano nella sua unità di corpo e anima, nella sua capacità di amare e di essere amato.
I sentimenti, i desideri e le intenzioni che nel cuore hanno dimora, decretano la qualità buona o cattiva di ogni nostra parola e azione.
Dio non vede le apparenze, ma il cuore (cfr 1 Sam 16,7), e noi a partire dal nostro cuore possiamo vedere Lui.
La purezza di cuore non è un ideale di vita astratto ma una disposizione d’animo cui possiamo e dobbiamo aspirare, benché ci sembri difficile da raggiungere.
Ed è la strada da seguire per raggiungere la vera felicità.
In questo preciso momento storico in cui si cerca di disinfettare, sanificare, detergere ogni cosa, mi vengono in mente le parole di Gesù sul modo di concepire la purezza ai suoi tempi, quando era in uso un rituale tutto legato all’esteriorità.
Ogni contatto con cose e persone (tra cui i lebbrosi e gli stranieri) considerate impure, era vietato. Ai farisei che, come tanti giudei di allora, non toccavano cibo senza aver fatto prima le abluzioni e osservavano scrupolose regole legate al lavaggio degli oggetti, Gesù dice in modo perentorio: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7,15.21-22).
E ancora, sempre allo stesso proposito mi piace ricordare un altro messaggio di Gesù che rappresenta un monito per tutti noi : “se non diventerete come questi bambini non entrerete nel Regno dei Cieli“.
È da loro che dobbiamo prendere esempio, dunque.
Il regno di Dio oltre che una meta trascendente è una condizione dell’anima anche su questa Terra.
I bambini hanno un cuore puro che chiede solo di amare e di essere amato.
I bambini si avvicinano sempre e ti salutano, senza malizia, senza doppi fini né ipocrisia.
Dicono le cose così come le percepiscono schiettamente e senza filtri.
Sono trasparenti, non portano maschera, sono uguali dentro e fuori.
Il loro parlare è semplice e sincero.
Ti guardano negli occhi e ti leggono all’interno, scendendo nel tuo profondo dove sentono quel che senti tu.
In questa società pazza e frenetica in cui conta chi produce e guadagna di più o chi raggiunge posizioni sociali elevate, alcuni potranno forse dire di aver vissuto accanto ad un capo di stato, a un medico che ha salvato molte vite o a un avvocato di grande fama ma quanti potranno dire di aver conosciuto un vero puro di cuore?
Chi lascerà un segno più profondo lungo la strada verso il regno dei cieli?
Ebbene io posso dire di aver incontrato un grande esempio di purezza di cuore. Mi riferisco a mio zio Paolo, il cui secondo anniversario di morte ricorre proprio oggi.
Posso dire, senza timore di sbagliare, che lui ha mantenuto questa purezza di bambino anche da adulto. Nel suo nome, “Paolo”, si nasconde un destino: l’ultimo di sette figli, semplice, umile e disinteressato, piccolo ma non per questo debole, alla fine trionferà su quelli apparentemente forti.
Lo voglio ricordare con questa mia poesia per rendergli tutto l’onore che merita!