“Oh, mia diletta, questo lungo bacio, lungo come l’esilio, un bacio dolce come la mia vendetta!“
William Shakespeare (Coriolano)
Oggi amici miei, vi racconto la storia di un bacio, conosciuto in tutto il mondo.
Ci troviamo a Parigi, è il 9 marzo del 1950.
Una giovane coppia passeggia per strada e all’improvviso, tra la folla si ferma e si scambia un romantico bacio.
No, non è uno dei baci cinematografici, infatti non stanno girando nessun film lì, ma è un bacio che viene immortalato in una foto: “Le Baiser De L’Hotel De Ville” di Robert Doisneau.
Un gesto semplice, reso eterno dal celebre fotografo francese.
È un’immagine in bianco e nero che ci emoziona ancora oggi, perché riesce a descrivere, la potenza dell’amore.
Ci siamo chiesti un po’ tutti, chi fossero quei giovani tanto innamorati e qual è la loro storia.
Ci sono voluti più di 40 anni, per avere la risposta alla nostra curiosità.
Nel 1992, Denise e Jean Louis Laverne, si rivolsero al tribunale di Parigi affermando di essere i protagonisti dello scatto.
I due coniugi, rivendicavano il proprio diritto all’immagine e, soprattutto, chiedevano di essere risarciti.
Ma la verità è venuta a galla, perché i due giovani non potevano essere loro.
Quella foto non era stata scattata all’improvviso, ma era stata studiata a tavolino da Doisneau, che aveva organizzato tutto per rendere eterno quel momento.
Il fotografo, stava realizzando un servizio fotografico per la rivista “Life” e, mentre girava per le strade di Parigi alla ricerca d’ispirazione, rimase colpito dal gesto di tenerezza tra due giovani, incontrati per caso in un bar.
Il fotografo chiese ai due di replicare quel gesto e di posare per lui.
I due, innamorati lo erano per davvero e, sebbene la loro storia durò solo qualche mese, quello scatto è diventato il simbolo dell’amore giovane, quello puro e spontaneo.
E di un bacio si parla in una scultura famosa.
Chi non ha mai visto la splendida scultura di Rodin” Il bacio”?
L’opera è ispirata alla vicenda di Paolo e Francesca, così come raccontata da Dante nella sua Divina Commedia.
Paolo e Francesca, sono citati nel canto V dell’Inferno.
Il “libro galeotto” sulla storia d’amore di Lancillotto e Ginevra fece scoppiare la scintilla tra i due, che divennero amanti, ma furono scoperti e uccisi dal marito di lei.
“Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante
Le loro anime furono condannate a volare affiancate, nella bufera che trascina i corpi dei lussuriosi in eterno.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona”.
Il bacio fu, in un primo tempo, concepito da Rodin per la sua Porta dell’Inferno, capolavoro maestoso rimasto incompiuto, proprio ispirato alla Commedia dantesca e concepito come una riflessione sui temi dell’amore e della dannazione.
L’artista, successivamente, decise di fare di questa scena d’amore un soggetto autonomo.
E ancora di bacio si narra in questa bella canzone, sigla finale del film L’ultimo bacio.
La “cantantessa” Carmen Consoli ne ha fatto un capolavoro con la sola chitarra e la sua voce.
Cerchi riparo fraterno conforto
tendi le braccia allo specchio
ti muovi a stento e con sguardo severo
biascichi un malinconico Modugno
Di quei violini suonati dal vento
l’ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l’eroico coraggio di un feroce addio
ma sono lacrime, mentre piove
(piovono lacrime)
mentre piove
(piovono lacrime)
mentre piove…
Magica quiete, velata indulgenza
dopo l’ingrata tempesta
riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio…
Mille violini suonati dal vento
l’ultimo abbraccio, mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d’argento
il senso spietato di un non ritorno
Di quei violini suonati dal vento
l’ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l’eroico coraggio di un feroce addio
Ma sono lacrime
mentre piove
(piovono lacrime)
mentre piove
(piovono lacrime)
mentre piove, piove…
Nessuno conosce quando sia nata la pratica del bacio, ma si crede che abbia avuto inizio negli antichi riti religiosi, come segno di rispetto.
Questo segno di affetto si esprime in vari modi ed ha diversi significati: rispetto con il cosiddetto baciamano, romanticismo come un “Ti amo” e di amicizia i classici due bacetti sulle guance quando si arriva o si va via.
E c’è persino il bacio del tradimento.
All’epoca di Cristo, i romani avevano tre tipi di bacio: il basium, tra conoscenti, l’osculum, tra amici, il suavium, o bacio degli amori.
L’osculum di Giuda è stato un falso segno di affetto che nascondeva i motivi reali della persona che lo stava offrendo.
Il gesto di Giuda può anche essere interpretato come una manifestazione d’affetto, ma così non è stato.
E per chi è lontano, esistono le opzioni dei baci virtuali, ma non è la stessa cosa, come quella di guardare l’altro negli occhi.
Dare “baci all’aria“, non tocca il cuore di nessuno.
Angela Amendola
Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
[…] Un bacio a Parigi […]