Umberto Boccioni (parte sesta)

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Umberto Boccioni (parte sesta)

“La città che sale”

olio su tela 200 × 309 cm

Museum of Modern Art, New York

La città che sale è un importante dipinto realizzato nel 1910.

Boccioni, per dipingere la sua prima opera futurista, prende spunto dalla vista di un quartiere di Milano che notava dal balcone.

Questo capolavoro si discosta molto dai quadri precedenti: le sue “periferie urbane” ora lasciano il posto ad una visione ancora più movimentata e dinamica.

“LA CITTÀ CHE SALE”

Se guardiamo attentamente il quadro, l’elemento centrale del dipinto è un cavallo di colore rosso fiammeggiante, ben visibile in primo piano sulla destra.

Il cavallo, di grandi dimensioni, sta trainando, con la sua massima forza, la fatica degli operai che lo spronano e incitano.

La sua immagine viene ripetuta molte volte, in alto a sinistra e a destra, per esaltarne la frenetica velocità del movimento e la dirompente vitalità che si sprigiona nell’energia dell’animale.

In alto a sinistra è visibile un tram giallo e sullo sfondo i cantieri e le impalcature dei palazzi in costruzione.

In tal modo Boccioni mette in risalto alcuni tra gli elementi più tipici del futurismo: l’esaltazione del lavoro dell’uomo e l’importanza della città proiettata nel futuro.

CONCLUDENDO:

Ciò che mette il quadro perfettamente in linea con lo spirito futurista è l’esaltazione visiva della forza e del movimento, della quale sono protagonisti uomini e cavalli e non macchine.

Il soggetto dunque, da un normale momento di lavoro in un qualunque cantiere, si trasforma nella celebrazione dell’idea del progresso industriale con la sua inarrestabile avanzata.

In parole povere, l’intento dell’artista è di dipingere il frutto del nostro tempo industriale.

Bruno Vergani

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